Rounder Records
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Madeleine Peyroux
Bare Bones
1. Instead 5:13
2. Bare Bones 3:26
3. Damn The Circumstances 4:37
4. River Of Tears 5:21
5. You Can't Do Me 5:04
6. Love And Treachery 4:20
7. Our Lady Of Pigalle 5:28
8. Homeless Happiness 3:59
9. To Love You All Over Again 3:59
10. I Must Be Saved 4:45
11. Somethin' Grand 2:44
Madeleine Peyroux - Acoustic Guitar,
Vocals
Larry Goldings - Organ, Hammond Organ, Pump Organ
Rebecca Pidgeon - Background Vocals
Vinnie Colaiuta - Percussion, Drums
Larry Klein - Bass, Percussion, Pump Organ
Dean Parks - Acoustic Guitar, Clarinet, Mandolin, Pedal Steel
Guitar, Electric Guitar, Hi String
Carla Kihlstedt - Trumpet, Violin, Nyckelharpa, Soloist
Luciana Souza - Background Vocals
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Sta girando l'Europa la 36enne cantautrice americana per promuovere il suo
quarto disco. Ovviamente, tranne Jim Beard alle tastiere, i musicisti che
le si affiancano sono diversi da quelli coinvolti per l'incisione in studio. Comunque,
per il tipo di composizioni, a parte il bassista, un "carneade" allo strumento elettrico
che risponde al nome di Johannes Weidenmuller, il quartetto ascoltato al
teatro la Fenice di Venezia, non fa troppo rimpiangere i musicisti di maggiore notorietà.
Ciò che stupisce è l'imponente campagna stampa
per un'artista, dignitosa certo, che propone canzoni originali sì, ma che riecheggiano
a volte temi più noti e che ad un ascolto di fila fanno insorgere una certa noia
per la poca varietà ritmica, di arrangiamento e di approccio vocale.
Un plauso, comunque, ad una cantante che si accompagna, non sempre, alla
chitarra acustica e che sembra essersi fatta le ossa – bones del titolo – suonando
"on the road".
11 i brani del lavoro per un tempo totale di circa 50 minuti, una durata più
che sufficiente per esprimere esperienze spesso autobiografiche. Il disco inizia
con la gradevole ‘Instead', un 4/4 in cui risaltano le spazzole di Vinnie Colaiuta,
il contrabbasso, semplice eppur pulsante, di Larry Klein, produttore dell'opera
e l'assolo di chitarra usando il bottleneck di Dean Parks. Un verso del testo
recita "invece di sentirti triste sii felice di non essere solo". La title-track
è una canzoncina che passa senza lasciar traccia e si prosegue con le stesse atmosfere
musicali, canzoni malinconiche che si alternano ad altre più ottimiste. C'è un ritorno
al jazz anni '30, pulito e ordinato nel suo swing impeccabile. Buono l'impatto d'assieme
dei musicisti, solitamente un quintetto che diventa sestetto con l'inserimento di
Carla Kihlstedt al violino in "River of tears",
"You can't do me", "Our
lady of Pigalle", omaggio ad una passeggiatrice di Parigi, e la conclusiva
"Somethin'grand" (unico bis ascoltato alla Fenice).
Sorprende l'accompagnamento soft, in prevalenza con le spazzole, di
Colaiuta, abituati come siamo – vedi lo scorso tour estivo con
Herbie
Hancock – ad assistere ad un drumming denso, pieno di scomposizioni e dominato
da un piacere per il funk. Così come stupisce, infine, la presenza di Luciana
Souza, apprezzata solista brasiliana, al backing vocal in "You
can't do me". Per il nostro modo di pensare ci sembra "sprecato"
coinvolgerla in un unico brano, in cui nemmeno la si riconosce, accettando per vero
ciò che è scritto nei crediti.
Insomma un disco che si apre con allettanti promesse, ma che purtroppo
non cresce di intensità, al punto che ci scappa di guardare il display del lettore
CD per vedere quanti brani mancano ancora alla fine...
Giovanni Greto per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 10/04/2009
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