Schiacciante la ridda di musicisti che si muovono
intorno alle doti vocali di Amana Melomè. Voce vellutata ed elegante che
ammanta il suo Indigo Red, album apparentemente "piacione" che riserva delle ottime
sorprese ed intuizioni.
La cantante afro-tedesca-americana, con geni acquisiti anche Italia (ha studiato
presso il liceo americano di Firenze), ha sempre respirato musica, a pieni polmoni.
Il nonno, Jimmy Woode, contrabbassista di Duke Ellington e la zia,
la cantante Shawn Monteiro, gli esempi più lampanti ma, per sua stessa ammissione,
l'intera famiglia ha un germoglio artistico caratterizzante.
Il suo status di "globetrotter" è ben evidente in ogni traccia della sua opera prima:
una merge di suoni, stili, colori e tensioni ritmiche differenti, accomunate dal
sentire soulful. Quattordici composizioni griffate dalla Melomè in solitudine, fatta
eccezione per Space Age Mama Jama, scritta con
il vulcanico polistrumentista e produttore Saverio "Sage" Principini e
Platonic, che vede oltre ai suddetti anche la firma
del chitarrista Robbie Angelucci.
Cambiano i tempi e, giusto per tenersi al passo, si coniano nuove definizioni,
neologismi e new music categories (è un esercizio che piace tanto). Il sound
di Amana Melomè apparterrebbe a quello del neo-soul. Tale ibridazione, francamente,
sta stretta alla vocalist tedesca, perché le sue composizioni tagliano – trasversalmente
– l'evoluzione della musica afroamericana. Dal blues arricchito di
Black Sheep, al R&B leggermente venato di chill
di Searching for Myself, al soul – nudo e puro
– di So Glad I Found You e
Caterpillar (in doppia versione). Nulla tralascia
la Nostra: echi di afro bossa (Nao Falo), jazz
ballad di vaglia (Jack & Jill); evoca – rileggendolo
– il middle passage con note intrise di gospel (Encantada).
C'è tutto il suono moderno, più attuale ben immerso nella tradizione.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 20/06/2009
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