Jazzitalia - Lezioni - Voce: Ondina Sannino - Lezione I: una ricetta 'infallibile' per diventare buoni cantanti di jazz
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INDICE LEZIONI

Lezione I:
Una ricetta "infallibile" per diventare buoni cantanti di jazz

di Ondina Sannino

Introduzione
Per carità, il titolo va interpretato ironicamente, ma serve per introdurre l'argomento. Se volessimo sintetizzare al massimo quali "ingredienti" possano essere utili per la formazione di un cantante di jazz, secondo la mia modesta opinione sicuramente ne dovremmo citare cinque (non in ordine di importanza):

1) La preparazione tecnico-vocale
2) La competenza linguistica
3) Saper suonare uno strumento (pianoforte)
4) Preparazione teorico-musicale
5) L'ascolto estensivo ed intensivo del jazz (ma non solo!)

A questo punto qualcuno avrà già sgranato gli occhi e pensato: "Troppe cose da imparare: non fa per me!" Eppure nessuno si spaventa se vuole studiare medicina e poi prepara più di 30 esami, approfondendo un numero infinito di discipline complesse…ci vogliono un bel po' di anni, ma ce la si fa. In tanti si laureano in medicina! Perché non "laurearsi" cantanti preparati?

Parte 1: IL TALENTO E LO STUDIO
In effetti, prima di andare avanti con le argomentazioni di cui sopra, ritengo opportuno spendere due parole su una questione che non riguarda solo la musica, ma la PERSONALITA' dell'individuo che vorrebbe avvicinarsi alla musica.



Ci sono in giro troppe opinioni secondo me fuorvianti e va fatta chiarezza, innanzitutto sul rapporto tra TALENTO ARTISTICO e REALIZZAZIONE ARTISTICA. Per essere chiari: tante persone si avvicinano alla musica, e tra queste in genere ci sono quelle che mostrano in maggiore o minore misura del talento naturale. A volte si tratta di talenti "importanti", altre volte meno, in ogni caso, lo studio può essere utile a tutti indistintamente, perché se fatto bene non può avere altro effetto che POTENZIARE quelle che sono le capacità di base e quindi massimizzare (si spera) il rendimento artistico del soggetto.

Ma occorre considerare che un cantante (uomo o donna) talentuoso non "arriverà" mai a raggiungere importanti traguardi artistici se non è capace di gestire sé stesso come individuo e come musicista nel corso della sua vita.

Non mi riferisco agli eccessi di chi si è distrutto con le droghe o l'alcool, ma essenzialmente al fatto che un individuo che oltre al talento possiede COSTANZA NELLO STUDIO, PAZIENZA, IDEE CHIARE SUI PROPRI OBIETTIVI NELLA VITA, DETERMINAZIONE, AUTODISCIPLINA, questo individuo per me ha più possibilità di raggiungere traguardi importanti artisticamente rispetto a colui che sembra particolarmente dotato, ma che non fa niente per "coltivare" detto talento. Insomma, il talento artistico conta, ma il carattere (che ti serve per studiare!) per me è ugualmente importante.

E volendomi riagganciare alle considerazioni di prima riguardo allo "scoramento" che un potenziale interessato potrebbe provare di fronte alla mole delle varie competenze da sviluppare per diventare un buon cantante di jazz, ecco che se ci si scoraggia di fronte alla "vastità" della materia, il talento non serve ad un gran che: serve invece la determinazione a raggiungere gli obbiettivi che ci si pone.

L'apprendimento di tutte le cose riguardanti la musica possiede una caratteristica comune, e cioè che esserne padroni è essenzialmente un fatto di PRATICA, di ESERCIZIO, di ALLENAMENTO. Voglio dire che con l'intelletto (e/o un buon insegnante) arriviamo tutti facilmente a capire i concetti, ma poi dobbiamo metterli in pratica eseguendoli ognuno sul proprio strumento fino a quando non ne siamo perfettamente padroni, e questo richiede TEMPO.

Se consideriamo che per imparare una cosa ognuno di noi potrebbe metterci una quantità maggiore o minore di tempo, e per alcuni magari risulterà molto più difficile che per altri, ne consegue che se lo studente di musica non ha la pazienza e la costanza di perseverare quando non riesce a fare qualcosa, magari si scoraggerà e penserà erroneamente di non essere capace.
Questo è un problema CARATTERIALE, non MUSICALE! Molti giovani influenzati negativamente dalla tv spazzatura e dal consumismo sfrenato sono ossessionati dall'idea del tempo che passa, pensano che bisogna avere tutto e subito, ecc. ecc. ma così non si arriva da nessuna parte. AVERE FRETTA E' CONTROPRODUCENTE!!!

Dovremmo tutti entrare nella mentalità che per ottenere risultati eccellenti NON CI SI DEVE ASSOLUTAMENTE PREOCCUPARE DEL TEMPO CHE SI IMPIEGA!

Chi ha detto che per essere "bravi" musicisti dobbiamo apprendere tutti con grande rapidità?

Chi l'ha scritto che se si migliora con lentezza non si può col tempo diventare bravi, molto più bravi di chi parte col vantaggio del "talento"?

Quello che voglio trasmettere a chi avrà la pazienza di arrivare in fondo a queste mie considerazioni è che NON E' VERO CHE LA MUSICA E' PER POCHI ELETTI, e che molte più persone di quante ne vediamo in giro hanno la possibilità di raggiungere elevati traguardi artistici, così come in giro vediamo tanti musicisti di tutti i livelli che potrebbero senz'altro dare di più se avessero voglia di continuare a studiare (o iniziare a farlo!).

A questo proposito, consiglio a tutti la lettura del bellissimo libro di Kenny Werner "Effortless Mastery" (c'è anche in italiano), che ha ispirato alcune delle considerazioni qui riportate.

Parte 2 A: GLI "INGREDIENTI" DELLA RICETTA:

1) LA PREPARAZIONE TECNICO-VOCALE
Questo è un terreno abbastanza spinoso. Mi capita spesso che persone interessate alle mie lezioni di canto jazz mi facciano domande dalle quali si evince che non sempre si riesce a comprendere la differenza tra la tecnica vocale, che prescinde dal genere musicale che si sceglie di cantare, e lo stile che è proprio di ogni genere.
Nel caso dello stile del jazz ci riferiamo al modo caratteristico in cui i cantanti di jazz interpretano il repertorio, con modalità stilistico-espressive peculiari molto diverse da quelle che caratterizzano ad esempio un cantante di genere napoletano o rock.

La tecnica vocale invece agisce sulla voce come strumento, ma dobbiamo mettere in conto che si tratta di uno strumento molto particolare perché si tratta del nostro corpo, con tutte le implicazioni fisiche e psichiche che derivano dalle complesse interazioni che si hanno nell'individuo tra psiche e soma.
Una prima distinzione va fatta tra una tecnica vocale "classica", quella cioè che imposta la voce ai cantanti d'opera, ed una tecnica per così dire "moderna" (mi scuso per il termine improprio), quella che cioè può essere utilizzata indifferentemente da cantanti jazz, pop, rock, folk, ecc. Anche senza essere degli esperti, chiunque coglie la differenza tra un cantante di formazione operistica ed uno "moderno" semplicemente ascoltandoli.

Dunque consiglierei nel momento di scegliere un insegnante di canto di stare molto attenti, perché troverete sempre in giro qualcuno che cercherà di prendervi "per la gola" pur di guadagnare.
Non sono molti i cantanti d'opera in grado di formare correttamente cantanti "moderni", quindi fate attenzione, ed informatevi presso fonti diverse e possibilmente competenti sulla persona che avete preso in considerazione a tal scopo.
E' necessario studiare canto, ed in particolare lo è se vogliamo cantare il jazz? Certezze non ne ho, però ho le mie convinzioni, e la mia risposta è sì, bisogna studiare tecnica, qualunque sia il genere musicale che si vuole cantare.

Nella storia del jazz troverete sicuramente esempi illustri di cantanti che non hanno mai studiato né tecnica né musica (ad esempio Billie Holiday), eppure questo non ha impedito loro di diventare degli artisti insuperabili.

Un talento musicale "importante" può sicuramente dare molto anche senza studio, ma nella stragrande maggioranza dei casi a noi "comuni mortali" lo studio "serve", eccome!
Qualcuno si trincera dietro il "o ce l'hai o non ce l'hai" affermazione che suscita in me un immediato moto di ribellione, per cui studiare sarebbe inutile!
Penso che questa sia una grande sciocchezza ed un comodo alibi per taluni poco propensi alla "fatica" dello studio!
I benefici della tecnica sono tanti, innanzitutto si impara ad utilizzare la voce in modo "sano" per l'integrità dell'apparato fonatorio, e questo vuol dire eliminare le problematiche relative agli "sforzi" e agli abbassamenti della voce, inconveniente tipico di chi lavora intensamente.
Questo tipo di lavoro implica nel tempo un miglioramento che vi assicuro in taluni cantanti appare quasi "miracoloso" della qualità del suono della voce, che si trasforma diventando più "ricco" di sonorità, più fluido, scorrevole e morbido.

Ed infine la padronanza di una tecnica corretta ci permette di far fare alla nostra voce esattamente QUELLO CHE VOGLIAMO, di usare tutta la gamma possibile dei colori (nei limiti ovviamente di ciascun individuo), delle dinamiche, dell'energia, SCEGLIENDO VOLONTARIAMENTE quello che vogliamo farle fare, senza che essa sfugga al nostro controllo.

Possiamo sfruttare la nostra voce in tutta la sua estensione ottenendo sempre suoni gradevoli da ascoltare, sia nel registro più basso che in quello più acuto.

Qualcuno potrebbe a questo punto obbiettare che questa padronanza non ci garantisce di riuscire a TRASMETTERE EMOZIONI a chi ci ascolta, tant'è vero che la storia della musica ci ha posto spesso di fronte a meravigliosi talenti "incolti", ma io rispondo che la TECNICA E' SOLO UN MEZZO che ci facilita la gestione dello strumento.

Lo studio POTENZIA tutto quello che la natura ci ha donato. Per esperienza personale mi sento di affermare che la complessità dei "blocchi" di natura psico-fisica che vengono affrontati in sede di educazione vocale possono anche essere una volta risolti la vera "chiave" per il corretto fluire delle emozioni nel canto. In pratica, dentro di me potrebbe esserci tutta la potenzialità per esprimere emozioni, ma se la voce non "risponde" perché in essa sono confluite troppe "tensioni" di varia natura, queste emozioni potrebbero risultare "bloccate" e non trovare la giusta via per "arrivare" al pubblico. Viceversa sciogliendo queste tensioni con una strada "tecnica" si possono ottenere risultati insperati a livello emotivo-comunicazionale.

Sono del parere che senza musicalità lo studio di cui sopra non riesca comunque a dare risultati veramente eccellenti. Una volta che abbiamo dato al nostro strumento tutta la "facilità" possibile per muoversi nella musica, poi sta a noi dare espressività, slancio, brio, ecc. ecc alle nostre interpretazioni, aiutati anche oltre che dall'istinto, dallo studio della parte musicale vera e propria, cioè la teoria, la lettura, l'armonia, ecc.ecc.
………….
(CONTINUA NELLE PROSSIME LEZIONI)






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COMMENTI
Inserito il 9/10/2013 alle 13.46.56 da "gigiokingo"
Commento:
scusa,potresti dare più informazioni sulla versione italiana di Effortless Mastery di kenny werner?
ti ringrazio
Alessandro
 

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Data pubblicazione: 24/09/2011

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