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INDICE LEZIONI

Dipingere con la voce
Propedeutica: strumenti e tecniche per dipingere
(Ia PARTE: il colore)
di Sandra Evangelisti
evasama@tin.it

PREMESSA
Nel dicembre 2002, poco dopo l'inizio del mio corso "dipingere con la voce", corso che continuo a tenere presso l'associazione culturale e libreria delle donne "evaluna" (www.evaluna.it), mi contattò una giornalista, Nanà Corsicato, che, dopo una lunga chiacchierata, decise di inserire parte di questa "chiacchierata" in un suo articolo sulla voce (1).

S uccessivamente, incuriosita sempre più da questo mio corso, Nanà decise di partecipare ad alcune delle mie lezioni. Da questa esperienza è nato un secondo articolo (2).

In conseguenza di questi due articoli mi sono arrivate e mi continuano ad arrivare numerose telefonate da parte di persone interessate a questo tipo di lavoro ma che, non vivendo nella mia città, non possono frequentare i miei corsi.

N on è facile spiegare come si svolgono le mie lezioni in una semplice telefonata per cui ho pensato di "raccontare", o meglio di trascrivere, quanto accade "praticamente" durante i miei corsi.

Jazzitalia ha accettato di collaborare a questo mio progetto, pubblicando la "sbobinatura" delle lezioni che ho tenuto e che continuo a svolgere da evaluna.

NOTE:
(1) Nanà Corsicato, "La tua voce ti racconta", Vita & salute, Impruneta, Firenze: Edizione A.D.V., Marzo (2003), pp. 38-41.

(2) Nanà Corsicato, "Libera l'energia della tua voce e vivi meglio", Natural Style, Milano: Cairo Editore, Novembre (2003), pp. 142-144.

LEZIONE1: PARTE TEORICA

Introduzione
Voglio aprire questo ciclo di lezioni rivolgendovi una domanda:
quali aspettative ha fatto nascere in voi questo titolo, in altre parole, cosa vi aspettate da questo corso?

Se vi fa piacere, potete poi comunicarmi le vostre aspettative in modo che, nel caso non erano incluse nelle mie prospettive, io possa inserirle come materiale su cui lavorare.

Ma torniamo a quelli che sono i miei obiettivi di lavoro.

Questa prima parte del corso la vorrei dedicare al colore.

I nostri colori sono i suoni: attraverso i suoni noi costruiamo armonie e melodie come un pittore per mezzo dei colori costruisce tratti e forme

Inizieremo il nostro lavoro, dunque, esplorando il mondo della materia:

  • Che cos'è il suono.
  • Come si muove nello spazio che lo circonda.
  • Come giunge al nostro orecchio.
  • E come da semplice evento meccanico si trasforma in quelle meravigliose sensazioni che la musica, di solito, suscita in noi.

Passeremo, dunque, ad esplorare in che modo il suono viene generato all'interno del nostro corpo e in che modo esso viene amplificato e plasmato per dare vita a parole o linee melodiche.

Questo tipo di approccio mi ha permesso di entrare nel mondo dei suoni con uno spirito diverso da quello che generalmente ci spinge ad avvicinarci allo studio del "canto" o della musica più in generale! Spero sarà lo stesso anche per voi.

In ogni lezione, alla parte teorica, farà seguito una parte pratica durante la quale proveremo ad applicare quanto studiato nelle lezioni di teoria.

In questa lezione introduttiva vorrei provare a spiegarvi che cosa intendo con l'espressione "dipingere con la voce".

Dipingere con la voce, a mio avviso, significa essenzialmente usare la voce privilegiando l'aspetto creativo a quello tecnico.

"Creare", in base a quanto l'esperienza mi ha insegnato, significa disporre secondo un nuovo ordine elementi che si presume siano stati già introiettati (I principio della termodinamica: nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma).

L'artista è un organismo "eterotrofo" egli deve cioè prelevare dall'esterno il materiale di cui nutrirsi. Egli deve dunque lasciare che il proprio inconscio catabolizzi e successivamente ricostruisca, secondo il proprio gusto, il materiale assimilato.

La creatività, come tutte le facoltà intellettive, è una dote che può essere "coltivata"!

Ho detto precedentemente che dipingere con la voce significa usare la voce privilegiando l'aspetto creativo a quello tecnico.

Questo non significa, però, non studiare la tecnica, anzi per poter andare oltre la tecnica è necessario che questa sia stata prima ben assimilata.

Mi spiego, se mentre canto il mio desiderio è quello di condividere emozioni con chi mi ascolta è necessario che il mio corpo abbia memorizzato a tal punto la tecnica vocale da poter permettere alla mia mente di vivere le emozioni e quindi alla mia voce di comunicarle.

Analogamente se voglio, improvvisando, far uscire frasi che abbiano un senso musicale devo, prima di tutto, memorizzare quante più espressioni musicali possibili al fine di poter permettere quel processo metabolico di cui parlavo prima.

Da quanto detto, ne consegue che, per dipingere con la voce, oltre allo studio della tecnica vocale, è di fondamentale importanza conoscere la musica: almeno nelle sue forme più elementari.

Tuttavia, l'obiettivo principale che mi propongo di realizzare attraverso questo corso, non è tanto quello di "potenziare le capacità vocali dei singoli allievi" quanto lo sviluppo di una sensibilità creativa volta all'espressione di sé e alla valorizzazione di quelle risorse vocali che già ci appartengono!

Così come ho già accennato in una intervista fattami dalla giornalista Nanà Corsicato e pubblicata sulla rivista "vita e salute" (1), lo studio del canto, a mio avviso, non dovrebbe essere finalizzato alla semplice interpretazione di un brano quanto invece dovrebbe fornirci quegli strumenti che ci permettano di dare "vita" al nostro brano allo stesso modo in cui un pittore darebbe vita a un proprio quadro.

Inoltre non ci sono regole che ci dicono che quel determinato tratto messo li sia sbagliato se a noi piace. Se trovo interessante il quadro da me realizzato devo avere il coraggio di esporlo perché esso rappresenta ciò che io sono…nonostante tutti i rischi, ma anche le intense emozioni, che il "coraggio di esporsi" inevitabilmente regala!

In ultimo, ci tengo a precisare, che il jazz è un fenomeno musicale nato in un'epoca e in una cultura molto lontani dalla nostra. Pretendere di riprodurre il jazz secondo i suoi canoni originali significherebbe, a mio avviso, riprodurre in modo meccanico uno stile che non ci appartiene.

Personalizzare il jazz significa, dunque, estrapolare gli elementi caratteristici di questo stile per riprodurli non "meccanicamente" ma lasciando che passino attraverso il filtro della nostra cultura e personalità.

Partendo dallo studio dell'improvvisazione, che è uno degli aspetti più caratteristici di questo stile, e concentrandoci sulle sue possibilità espressive più che sul "virtuosismo", con il corso "dipingere con la voce" mi propongo, inoltre, di affinare le capacità creative e comunicative dell'allievo.

Attraverso il cantare liberamente su un singolo accordo si abituerà l'allievo a familiarizzare con il concetto di improvvisazione.

Nel frattempo verranno introdotte una serie di lezioni durante le quali verranno date informazioni teorico-pratiche sul funzionamento dell'apparato fonatorio (muscoli della respirazione, laringe e corde vocali, muscoli della maschera, organi coinvolti nell'amplificazione del suono e nell'articolazione delle parole, etc.) non tanto con l'intenzione di sviluppare le potenzialità vocali dell'allievo quanto con l'obiettivo di esplorare le varie possibilità sonore dello strumento voce allo stesso modo in cui un pittore studia le varie sfumature cromatiche che potrebbe eventualmente utilizzare per dipingere i suoi quadri.

Nel frattempo da un singolo accordo si passerà a lavorare, gradualmente, su moduli armonici sempre più complessi e quindi su veri e propri brani presi dalla tradizione jazzistica che non ci limiteremo semplicemente ad interpretare ma che "arrangeremo" utilizzando creativamente tutte le conoscenze apprese durante il corso.

…ma passiamo alla parte pratica!

LEZIONE 1: PARTE PRATICA

Esercizio 1:
adesso io suonerò al pianoforte una triade e voi proverete ad improvvisarci sopra liberamente.

Per il momento non abbiamo alcuna nozione di teoria o armonia della musica, per cui sono pienamente consapevole che la parola triade non significa per voi assolutamente nulla… ma non preoccupatevi, per il momento affidatevi alla vostra musicalità e al vostro orecchio.

Un tipo di memoria, infatti, che è molto importante esercitare nella musica è quella uditiva (o auditiva): a tale proposito faremo una serie di esercizi chiamati di ear training espressione inglese che tradotta in italiano significa: "allenamento dell'orecchio"*.

Ma torniamo al nostro esercizio, dunque, adesso, io suonerò una triade al pianoforte e voi ci dipingerete sopra con la voce, cioè, proverete a costruire con tutta la fantasia musicale che avete a disposizione, delle frasi che saranno brevi o lunghe a seconda di quanto la vostra creatività vi consente.

Quello che vi chiedo, è di lavorare molto con l'immaginazione.

Mi spiego: provate a visualizzare delle immagini e a riprodurle con la voce.

Non dovete fare nient'altro che vedere e lasciare che le note vengano fuori da sole:

  • una cascata;
  • o una sorgente di acqua "zampillante";
  • lampi abbaglianti in una notte di tempesta;
  • o fili d'erba che si muovono leggeri nel vento;
  • fuochi d'artificio;
  • luci, colori, tutto ciò che vedete…

...anche se non vedete niente, limitatevi a cantare il buio, il vuoto, il silenzio…TUTTO FA NOTE!

Il motivo per cui utilizzo metafore prese dall'esperienza visiva nasce dal fatto che per me "il cantare" segue le stesse regole del dipingere; assimilando l'uno noi automaticamente assimiliamo l'altro.

Tutto ciò che appartiene al mondo del colore viene trasdotto dalla nostra mente per diventare parte del mondo dei suoni.

Nel caso specifico del nostro esercizio, il vedere ad esempio fili d'erba che si muovono nel vento o lampi abbaglianti in una notte di tempesta, può aiutare a dirigere l'improvvisazione sia da un punto di vista spazio-temporale che da un punto di vista timbrico.

Lo stesso vale per le dinamiche, il vedere, ad esempio, una cascata o una sorgente di acqua zampillante può influenzare notevolmente la dinamica dei nostri suoni.

INOLTRE… seguite il vostro gusto!

Non siete qui per imparare a cantare, ma per ascoltare la vostra voce, per creare il vostro stile, per comunicare le vostre emozioni attraverso quei suoni che voi stessi scegliete di usare!

Giocate con i suoni, con le dinamiche, con il tempo e costruite delle frasi incuranti di quelli che sono i canoni "estetici" vigenti.

Fatevi guidare dal vostro gusto. Create da subito un vostro stile e soprattutto abbiate il coraggio di "comunicarlo".

ATTENZIONE:
U no dei maggiori ostacoli per lo sviluppo della creatività nel canto è "la paura di stonare"... e noi decidiamo di aggirare questo ostacolo concedendoci il privilegio di "creare" stonando.

Vi farò subito un "pessimo" esempio per darvi un'idea di come vi dovete muovere tra le vostre imperfezioni per cercare emozioni ...e nuovi colori.

Userò come base una triade minore. Iniziamo con il cantarne l'arpeggio e poi lasciamo che la nostra voce proceda da sola nella sua ricerca.

MI RACCOMANDO: non giudicatevi, cantate e basta...

File Audio (MP3)

NB: rifare, dunque, l'esercizio senza il supporto del pianoforte.

Per quanto, infatti, una triade possa non essere particolarmente limitante, essa, comunque, per una persona che non ha mai cantato con un accompagnamento musicale, può costituire un vincolo sia per quanto riguarda il ritmo che l'intonazione.

Esercizio 2:
adesso uno di voi diventa il "capo" e si esprime non più con una frase ma con un intero discorso;

l'altro o gli altri entrano nel discorso riempiendo gli spazi lasciati dal "capo" (un po' come fanno, o comunque dovrebbero fare, ad esempio, un sassofono e un pianoforte quando interagiscono tra di loro).

Nel caso di più di due persone, colui che svolge la parte di terza voce, pur considerando sempre come punto di riferimento il "capo", deve ascoltare contemporaneamente anche la seconda voce altrimenti è il CAOS.

Questo discorso è valido per tutte le voci che si inseriscono successivamente.

Più è elevato il numero delle voci e più è difficile fare ARTE anziché CAOS.

L'esercizio richiede un notevole sforzo a livello di "ascolto".

E' necessario, infatti, essere in grado di ascoltare contemporaneamente:

  • quello che è successo;
  • ciò che sta accadendo nel presente;
  • e ciò che sta per accadere!

ATTENZIONE:
così come accade nella comunicazione quotidiana, quando si parla, è necessario essere molto chiari nell'esposizione e quando si ascolta bisogna lasciare all'altro lo spazio per esprimersi senza sovrapporsi con commenti personali a quanto dice l'altro o, peggio ancora, anticipare i suoi pensieri.

Ascoltate quello che dice l'altro e lasciatevi ispirare da quanto vi sta comunicando, cercate, tuttavia, di non perdere il "filo" del vostro discorso.

Non perdetevi, cioè, nell'altro: comunicare non significa necessariamente perdere i propri confini!

Trasponendo questo concetto al "discorso musicale": non siate invadenti con l'accompagnamento.

Quando il vostro compagno canta il proprio chorus cercate di "suonare" poco e a basso volume intensificando le note solo durante le sue pause. Nel caso di cali di volume o di intensità della voce solista, dovete intervenire cercando di sostenere la voce del vostro compagno ma, allo stesso tempo, facendo molta attenzione a non coprirla.

Il vostro compagno, a sua volta, deve lasciarvi lo spazio necessario per esprimervi, permettendovi così di interagire e quindi di suonare insieme.

Talvolta, tuttavia, invadere il campo dell'altro può creare degli effetti interessanti, quando per esempio, non ci si ritrae bruscamente alla fine del proprio chorus, ma si sfumano le proprie note in quelle suonate dal musicista o vocalista che inizia il chorus successivo!

… e per oggi ci fermiamo qui!

L'obiettivo di questa prima lezione è quello di attestare:

  • il livello vocale: come, cioè, l'allievo imposta, immaschera, cala, cresce con la voce, oppure come usa il ritmo etc.;
  • la musicalità: dove per musicalità intendo la capacità istintiva di giocare con le note (2);
  • l'inibizione o la scioltezza: mentre alcuni si esprimono liberamente, altri si bloccano o si innervosiscono con conseguente auto-inibizione;
  • l'ascolto o la capacità comunicativa: quanto, cioè, ognuno sia in grado di prendere dalla "frase" precedente oppure quanto sia in grado di "dare" alla frase successiva, quanto, cioè, si è capaci di prendere e di dare all'interno di una relazione "musicale".

Arrivederci alla prossima lezione!

NOTE:
(1) Nanà Corsicato, "La tua voce ti racconta", Vita & salute, Impruneta, Firenze: Edizione A.D.V., Marzo (2003), pp. 38-41.

(2) Il termine "giocare" è una traduzione della parola inglese "to play", termine utilizzato dalle popolazioni anglosassoni per riferirsi all'atto del "suonare" (es: "play the piano" significa: "suonare il pianoforte"). Con l'espressione "giocare con le note" intendo, dunque, "cantare le note" enfatizzando sia l'aspetto giocoso del termine che quello più strettamente legato alla sua derivazione anglosassone ("play", cioè, "suonare").






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Data pubblicazione: 07/02/2004

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