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INDICE LEZIONI

Autobiografia di una voce
Leggere...o ascoltare...con tutto il corpo: tra neuroscienze e psicologia cognitiva
di Sandra Evangelisti
evasama@tin.it

"Non smettere di cercare ciò che ami o finiresti per amare ciò che trovi"
Marcel Proust

Nella lezione scorsa dicevamo che le informazioni di cui disponiamo nel momento in cui leggiamo una storia sono di gran lunga più numerose rispetto a quelle narrate nella storia stessa.

Per esempio, riprendendo ancora il brano "Yesterday I Heard The Rain", nel momento in cui leggiamo una frase del tipo: "Faceless people, as they passed, were looking through me, no one knew me" tutti, indipendentemente dalla nostra esperienza, tendiamo a visualizzare persone ‘senza volto' (faceless people) che quando passano (as they passed) guardano oltre la nostra persona (were looking through me) senza riconoscerci (no one knew me). Ma l'ambiente in cui immaginiamo la scena, il modo in cui queste persone si muovono nello spazio, i loro abiti, gli oggetti che portano con sé ma anche il momento in cui la scena si verifica, solo per citarne alcuni, sono tutti aspetti che ognuno di noi aggiungerà e penserà in modo diverso a seconda della propria esperienza personale.

C'è, tuttavia, un altro aspetto molto interessante che va considerato. Ritornando al brano Yesterday I Heard The Rain, prendiamo adesso quest'altra frase: "Yesterday I shut my eyes, face up to the skies, drinking in the rain" ("Ho chiuso gli occhi e con il viso rivolto verso il cielo bevevo nella pioggia"). Da un'analisi più approfondita del testo del brano in questione, si presuppone che ‘il protagonista' della storia stia bevendo qualcosa che lo aiuti a stordirsi, a dimenticare. Molto probabilmente qualcosa di alcolico. Ma l'alcol ha un odore e un sapore. E anche la pioggia ha un odore e un sapore. Tutto questo non è specificato nella storia se non a livello simbolico. Sarà la nostra esperienza a colmare questi vuoti, il non esplicitamente espresso.



Nel momento in cui leggiamo una storia sembra, quindi, che noi istintivamente tendiamo ad integrare le informazioni ricavate dalla storia con elementi presi dalla nostra esperienza personale sia che questi elementi siano già presenti, in forma simbolica, nella storia o che siano letteralmente da noi aggiunti come risultato di una nostra libera e personale interpretazione.

Alcuni autori, tuttavia, si spingono ancora oltre sostenendo che quando, ad esempio, leggiamo una storia il nostro cervello, addirittura, simuli gli eventi che stiamo leggendo attivando le stesse regioni cerebrali che vengono solitamente elicitate durante l'esecuzione delle medesime azioni nella vita reale. Tutto questo sia quando osserviamo altre persone svolgere quelle medesime azioni sia quando siamo noi stessi ad eseguirle.

Secondo questi autori alla base della comprensione di un testo esisterebbe pertanto proprio questa abilità del cervello umano di simulare mentalmente gli eventi narrati.

Parti diverse del cervello verrebbero, quindi, elicitate in risposta ai diversi aspetti della storia come ad esempio la posizione spazio-temporale degli oggetti e/o le intenzioni dei diversi personaggi o altro ancora.

Riprendiamo la frase, "Yesterday I shut my eyes, face up to the skies, drinking in the rain". Indipendentemente dal fatto di aver vissuto o meno un'esperienza del genere sembra che, leggendo questa frase, nel nostro cervello, a livello dalla corteccia motoria e di quella somatosensoriale, si elicitino effettivamente quelle stesse zone che vengono attivate quando chiudiamo i nostri occhi, rivolgiamo il volto verso l'alto oppure quando beviamo o ancora quando la pioggia o altro bagna la nostra pelle.

Cercare di comprendere i meccanismi che si trovano alla base dell'elaborazione del linguaggio rappresenta, in realtà, una delle sfide più interessanti sia per le neuroscienze che per le scienze cognitive.

Dal punto di vista di queste discipline l'elaborazione di un discorso o di una parola non sarebbe, infatti, così come ritenuto in passato, limitata a quelle aree corticali solitamente considerate i centri di elaborazione del linguaggio ma verrebbe topograficamente estesa anche a quelle aree deputate all'elaborazione dei referenti (1) ed essi relativi.

Le parole, infatti, vengono usate, il più delle volte, insieme ad un loro referente, generalmente un oggetto o un'azione. Questi referenti rimandano ad esperienze di tipo visivo, uditivo, tattile, motorio ma anche olfattivo e/o legate al gusto.

Pertanto nel momento in cui elaboriamo la forma e il significato di una parola, nel nostro cervello, si attivano, come dicevamo prima, non soltanto quelle aree solitamente considerate deputate all'elaborazione del linguaggio ma anche quelle parti del cervello generalmente coinvolte nell'elaborazione di esperienze di tipo sensoriale o di tipo motorio.

Molte ricerche svolte nell'ambito delle neuroscienze hanno infatti dimostrato lo stretto legame che esiste tra il linguaggio e l'esperienza di tipo sensoriale o di tipo motorio di un individuo.

Si veda, ad esempio, tutta la mole di lavori dedicata allo studio di quelle parole che rimandano a specifiche risposte motorie o che si riferiscono a parti distinte del corpo umano, come ad esempio braccio oppure gamba o altro.

I risultati di queste ricerche hanno dimostrato che, nel momento in cui leggiamo parole che rimandano ad azioni che coinvolgono parti specifiche del corpo come, ad esempio, il verbo raccogliere oppure il verbo baciare oltre ad attivarsi le aree proprie del linguaggio si attivano anche quelle parti della corteccia motoria e di quella premotoria solitamente coinvolte nei movimenti delle mani o della bocca.

Lo stesso dicasi per quelle parole che rimandano ad esperienze di tipo sensoriale, come ad esempio la parola pianoforte oppure carillon. Parole di questo tipo sono in grado di attivare parti della corteccia uditiva anche quando presentate unicamente in forma scritta. La stessa cosa accade con parole che rimandano ad altre forme di esperienza sensoriale come ad esempio quella visiva o quella tattile ma non solo.

Secondo Julio González et al., ad esempio, alcune parole ci rimandano automaticamente ad odori, profumi, fragranze. Queste parole elicitano, a livello della corteccia cerebrale, quelle zone solitamente coinvolte nella elaborazione degli stimoli olfattivi. Tra queste l'amigdala generalmente associata alle emozioni.

Durante i suoi esperimenti Julio Gonzáles ha osservato che parole che rimandavano a stimoli di tipo olfattivo come, ad esempio, aglio, cannella, gelsomino e simili, attivavano gruppi di cellule nervose ampiamente distribuite lungo tutta la corteccia cerebrale. Queste non si limitavano, scusate se mi ripeto, soltanto a quelle aree solitamente deputate all'elaborazione del linguaggio ma si estendevano anche a parti del cervello situate all'interno della corteccia olfattiva. I sistemi neuronali elicitati nell'elaborazione di questo particolare tipo di parole sarebbero, quindi, sia quelli solitamente coinvolti nell'elaborazione degli elementi propri del linguaggio, in particolare, delle informazioni di tipo concettuale e semantico sia quelli, invece, più strettamente associati ad informazioni di tipo sensoriale.

Lo stesso dicasi per quanto riguarda le ricerche fatte da Alfonso Barrós-Loscertales et al. a proposito della lettura di parole che rimandano al senso del gusto, sale ad esempio.

Anche in questo caso è stato preso atto di come l'elaborazione di una tale categoria di parole attivi non soltanto quelle aree solitamente considerate proprie dell'elaborazione del linguaggio ma anche parti del cervello coinvolte nell'elaborazione di esperienze legate al senso del gusto.

Quindi, secondo questi autori, le parole non si limitano a veicolare informazioni di tipo concettuale ma rimandano anche ad esperienze di tipo sensoriale e di tipo motorio.

Queste diverse aree del cervello, per quanto topograficamente distribuite su una superficie talvolta anche piuttosto estesa, si attivano (fire) insieme e si trasmettono (wire) insieme lungo tutto il percorso neuronale.

Questo comportamento può essere spiegato con il principio di Donald Hebb sull'apprendimento correlato (correlation learning).

Secondo Donald Hebb (1949), due cellule o due agglomerati di cellule che si attivano, ripetutamente e allo stesso tempo tenderanno ad associarsi cosicché l'attività dell'una facilita l'attivazione dell'altra.

Pertanto, se l'elaborazione di una parola produce, ogni volta, la co-attivazione di aree deputate all'elaborazione di stimoli di natura non necessariamente linguistica, come ad esempio la percezione visiva dell'oggetto, ma anche l'immagine mentale di suoni, odori o movimenti del corpo, secondo il principio dell'apprendimento correlato di Hebb, la sua attivazione comporterà, come conseguenza, la co-attivazione di quelle specifiche aree cerebrali implicate nell'elaborazione dei referenti ad essa correlati.

Queste zone del nostro cervello, inoltre, come abbiamo più volte detto, si attiverebbero non soltanto quando siamo noi stessi ad eseguire o a percepire una determinata azione ma anche quando osserviamo altri farlo, sia nella vita reale che a livello immaginativo come ad esempio durante la lettura o anche il racconto di una storia.

Esisterebbe dunque una strettissima relazione tra l'eseguire e l'immaginare una determinata azione ma anche tra il percepire uno stimolo nella vita reale oppure il ricordare quella stessa sensazione a livello immaginativo.

Tutto questo va a confermare quanto sostenuto da alcuni autori riguardo alla teoria del linguaggio incarnato o incorporato in base alla quale le rappresentazioni mentali che ci formiamo durante la lettura o durante l'ascolto sono solidamente radicate nella nostra esperienza sensoriale e motoria.

Ma andiamo un po' più a fondo.

Per esempio che cosa accade, precisamente, nel nostro cervello quando ascoltiamo una frase del tipo "Yesterday I shut my eyes".

Secondo il cognitivismo di tipo classico si formerebbero, a livello della memoria a lungo termine, una serie di rappresentazioni astratte che verrebbero successivamente integrate a formare il significato della frase.

L'aspetto prettamente fisico di questa azione, cioè l'atto motorio del chiudere gli occhi, non svolgerebbe alcun ruolo significativo nella realizzazione di questo processo.

Secondo teorie più recenti, in contrasto con il punto di vista del cognitivismo classico, si attiverebbero, invece, in colui che ascolta o legge la frase, anche quelle aree della corteccia motoria coinvolte nell'azione del chiudere gli occhi.

Alla base di questa teoria ci sarebbe il fenomeno della risonanza motoria (motor resonance), secondo la quale quando una persona osserva qualcun altro compiere una determinata azione verrebbero elicitate le stesse aree cerebrali attivate durante l'esecuzione dell'azione stessa.

Molti studi su questo argomento sono stati stimolati dalla scoperta dei cosiddetti neuroni specchio (mirror neurons).

In base a questa teoria esisterebbero nel nostro cervello alcune cellule che si attivano quando osserviamo qualcun altro compiere un'azione che è, condizione necessaria, parte della nostra esperienza (come ad esempio il chiudere gli occhi).

La cosa interessante è che questi neuroni specchio si attivano anche quando ascoltiamo un suono associato ad una specifica azione premesso sempre che sia parte della nostra esperienza.

Un altro aspetto molto interessante di questi neuroni specchio è che essi si attivano anche quando intuiamo il non detto.

Questi studi traggono la loro origine da esperimenti finalizzati a monitorare l'attività cerebrale nelle scimmie durante l'esecuzione di determinate azioni, come ad esempio l'afferrare degli oggetti. Il caso volle che, in una di queste sedute sperimentali, senza pensarci, uno dei ricercatori afferrò un chicco d'uva per mangiarlo. Nel cervello della scimmia, che a sua volta lo stava osservando, si attivarono alcuni neuroni di specifiche aree cerebrali coinvolte nell'esecuzione di quella medesima azione, cioè coinvolte nell'atto dell'afferrare. Si è osservato, poi, in seguito, che tali neuroni si attivavano anche quando le scimmie sentivano semplicemente il suono di una determinata azione, come ad esempio il rompere una noce, oppure ancora quando, semplicemente intuivano che il ricercatore stesse per compiere una specifica azione. Ad esempio andare ad afferrare un oggetto nascosto alla vista da uno schermo.

La stessa cosa vale anche per gli esseri umani. Durante l'osservazione di azioni di tipo motorio si è osservato che, oltre all'attivazione della corteccia visiva conseguente all'atto dell'osservare, si aveva anche l'attivazione della corteccia premotoria.

Sembra addirittura che questo fenomeno della simulazione mentale di un'azione osservata sia fondamentale ai fini della comprensione dell'azione stessa.

Allo stesso tempo, la capacità di simulare le azioni altrui dipende largamente anche dalla capacità di una persona di osservare, prevedere o monitorare le proprie stesse azioni.

Queste teorie legate all'atto dell'osservare sarebbero state poi allargate a coinvolgere anche il linguaggio.

In altre parole l'atto del simulare mentalmente una determinata azione al fine di comprenderla non si verificherebbe soltanto quando osserviamo in prima persona altri compiere quella determinata azione ma anche quando, ad esempio, ascoltiamo qualcuno descriverla.

In base a questa teoria, nell'ascoltare una frase del tipo "Yesterday I heard the rain, whispering your name, asking where you've gone" oltre ad attivarsi, ad esempio, le aree della corteccia uditiva e visiva coinvolte sia nell'ascolto della frase che nella ricostruzione mentale della scena, si attiverebbero anche quelle parti della corteccia che verrebbero normalmente elicitate nel momento in cui fossimo noi stessi, in prima persona, ad eseguire le azioni descritte, e cioè l'atto dell'ascoltare, del sussurrare e del chiedere.

La presenza di questo tipo di risonanza motoria è stata infatti riscontrata anche quando siamo guidati, nel compiere un'azione, da indicazioni verbali. Sembra quindi che il riuscire ad eseguire le istruzioni ricevute sia dovuto proprio alla nostra capacità di simulare mentalmente quanto ci viene richiesto.

A tutto questo dobbiamo, tuttavia, aggiungere che, nel momento in cui sentiamo articolare un fonema si elicitano nella nostra corteccia cerebrale, in particolare a livello della corteccia motoria, anche tutte quelle parti coinvolte nell'articolazione del fonema stesso.

"L'ascolto passivo di parole e pseudo-parole induce l'attuazione dei centri corticali specificamente coinvolti nella produzione dei gesti per l'emissione degli stessi suoni".

"La percezione e la comprensione di un enunciato sarebbero sostanzialmente influenzate dalla simulazione interna dei gesti che veicolano il linguaggio e che coinvolgono labbra, lingua e altri effettori vocali".

Inoltre, secondo alcuni autori, il sistema motorio e, più nello specifico, il sistema di risonanza motoria, si attiverebbe anche quando oltre ad ascoltare un fonema abbiamo anche la possibilità di osservare le labbra e/o il volto di chi lo articola.

Quindi quando ascoltiamo una determinata parola non soltanto ne comprendiamo il significato simulandone i referenti a livello corticale ma questa comprensione viene rinforzata anche dalla simulazione della modalità con cui quella determinata parola viene articolata.

È stato dimostrato, inoltre, che il fenomeno della simulazione mentale si verifica anche quando ci troviamo a dover comprendere concetti di tipo più astratto.

Esso, ancora, sembra sia necessario anche per comprendere le intenzioni, le motivazioni o le emozioni di altre persone.

Le cose da dire riguardo a questo argomento sarebbero ancora molte tuttavia credo sia preferibile, per il momento, fermarmi qui. Avremo modo, comunque, di riprendere parti di questa lezione e di svilupparle nel corso di lezioni successive.

Per chi, invece, fosse interessato ad un approfondimento personale dell'argomento rimando alle bibliografie dei diversi articoli che potete trovare nella bibliografia di questa stessa lezione. Bibliografia che non ha, è inutile puntualizzare, pretese di completezza, ma che è stata pensata unicamente al fine di offrire alcuni suggerimenti utili da cui far partire una propria ricerca individuale.

***

Ma a proposito di parole …

I primi due esempi che seguono, sono l'interpretazione di un brano composto, nel 1934, dal musicista americano Gordon Jenkins. Il testo è stato scritto, invece, da Johnny Mercer.

Si tratta, in realtà, di una lettera dal contenuto apparentemente superficiale ma che, a mio avviso, rappresenta un modo per sentirsi vicino alla persona che si ama, in quel momento assente, semplicemente elencando fatti anche molto banali che rimandano, però, alla loro vita in comune. Un modo quindi per rimanere vicini, anche nella lontananza, attraverso il racconto della loro quotidianità. Una lettera semplice ma carica di tenerezza interrotta ogni tanto, en passant, da un semplice P.S. in cui chi racconta lascia comprendere a chi lo legge che l'unica cosa che in quel momento vuole realmente fargli sapere è che lo ama.

La prima delle due interpretazioni risale ad un workshop a cui ho preso parte nel settembre 2011. Il primo di una lunga serie di workshop, a cui ho partecipato, tenuti dal musicista e maestro Barry Harris.

Esso è anche il primo brano in assoluto cantato in questa serie di workshop.

Anche in questo caso si trattava di un brano a me sconosciuto che ho dovuto imparare in un lasso di tempo relativamente breve!

Come sempre mi limito a pubblicare il brano senza particolari commenti che rimando, come per tutti gli altri brani fino ad ora pubblicati, ad un momento successivo.

Esempio 1:
P.S. I Love You (F) (Roma, 19 settembre 2011)

La seconda interpretazione di questo brano è stata fatta qualche anno dopo. Siamo a Basilea nel giugno del '17. Questa volta il brano lo conoscevo … quindi non ho scusanti per eventuali difetti di natura tecnica!

Esempio 2:
P.S. I Love You (F) (Basilea, 1 giugno 2017)

Quello che segue, invece, è l'ultimo brano cantato nell'ultimo workshop fatto con il musicista e maestro Barry Harris … prima che il covid ci dividesse tutti!

Il modo di stare sul tempo è notevolmente migliorato … l'impostazione vocale e … l'intonazione sono invece da mettere ancora decisamente a posto …

Va, però, detto che ero piuttosto stanca … le classi iniziavano alle 11.00 con la lezioni di armonia … il tempo di mangiare… alle 15.00 c'era la classe dei cantanti … subito dopo alle 17.00 la classe di improvvisazione!
Mangiare qualcosa … ripetersi il brano da cantare alla jam che iniziava tutte le sere alle 22.00 e che, a volte, si protraeva fino alle 4.00 di mattina … quindi di nuovo in piedi per studiare qualcosa prima di ricominciare con la lezione delle 11.00.

Ogni volta, nell'ultimo giorno del workshop era, per me, una seria sfida essere fisicamente all'altezza della situazione … ma la creatività non si stanca mai … anzi si prende più spazio quando il corpo e la mente sono stanchi!

Il brano in questione è East of the Sun and West of the Moon scritto, anche questo, nel 1934, da un certo Brooks Bowman (2).

Esempio 3:
East of The Sun and West of The Moon (Db) (Roma, 6 settembre 2019)

Anche in questo caso, chi racconta, è felicemente innamorato. E questo sentimento di gioia trabocca da tutto il brano!


NOTE:
(1) Referente: Realtà alla quale fa riferimento e rinvia un segno linguistico, dizionari.repubblica.it
(2) Brooks Bowman, https://en.wikipedia.org/wiki/Brooks_Bowman

Bibliografia:
1. Lisa Aziz-Zadeh, et al., "Congruent Embodied Representations for Visually Presented Actions and Linguistic Phrases Describing Actions", Current Biology, 16, September 19, 2006, pp. 1818-1823;
2. Alfonso Barrós-Loscertales et al., "Reading Salt Activates Gustatory Brain Regions: fMRI Evidence for Semantic Grounding in a Novel Sensory Modality", Cerebral Cortex, 22, November 2012, pp. 2554-2563;
3. Véronique Boulenger, et al., "Feeling better: Tactile verbs speed up tactile detection", Brain and Cognition, 142, 2020, pp. 1-10;
4. Alessandro D'Ausilio, et al., "The Motor Somatotopy of Speech Perception", Current Biology, 19, 2009, pp. 381-385;
5. Luciano Fadiga, et al., "Speech listening specifically modulates the excitability of tongue muscles: a TMS study", European Journal of Neuroscience, Vol. 15, 2002, pp. 399-402;
6. Olaf Hauk, et al., "Somatotopic Representation of Action Words in Human Motor and Premotor Cortex", Neuron, Vol. 41, January 22, 2004, pp. 301-307;
7. Julio Gonzáles, et al., "Reading cinnamon activates olfactory brain regions", NeuroImage, 32, 2006, pp. 906-912;
8. Ho Ming Chow, et al., "Embodied Comprehension of Stories: Interactions between Language Regions and modality-specific Neural Systems", Journal of Cognitive Neuroscience, 26 (2) 2014, pp. 279-295;
9. C. Keysers, et al., "Audiovisual mirror neurons and action recognition", Experimental Brain Research (Exp Brain Res), 153, 2003, pp. 628-636;
10. Markus Kiefer, et al., "The sound of concepts: Four Markers for a Link between Auditory and Conceptual brain systems", The Journal of Neuroscience, 28 (47), November 19, 2008, pp. 12224-12230;
11. Evelyne Kohler, et al., "Hearing Sounds, Understanding Actions: Action Representation in Mirror Neurons", Science, Vol. 297, 2 August 2002, pp. 846-848;
12. Amir Lahav, et al., "Action Representation of Sound: Audiomotor Recognition Network While Listening to Newly Acquired Actions", The Journal of Neuroscience, 27 (2), January 10 2007, pp. 308-314;
13. Ingo G. Meister, et al., "The Essential Role of Premotor Cortex in Speech Perception", Current Biology, 17, October 9, 2007, pp. 1692-1696;
14. Riikka Möttönen, et al., "Motor Representations of Articulators Contribute to Categorical Perception of Speech Sounds", The Journal of Neuroscience, 29 (31), August 5 2009, pp. 9819-9825;
15. Friedemann Pulvermüller, "How neurons make meaning: brain mechanisms for embodied and abstract-symbolic semantics", Trends in Cognitive Sciences, Vol. 17, No. 9, September 2013, pp. 458-470;
16. Friedemann Pulvermüller, et al., "Motor cortex maps articulatory features of speed sounds", PNAS, vol. 103, no. 20, May 16 2006, pp. 7865-7870;
17. Nicole K. Speer, et al., "Reading Stories Activates Neural Representations of Visual and Motor Experiences", Psychological Science, 20 (8), 2009, pp. 889-999;
18. K.E. Watkins, "Seeing and hearing speech excites the motor system involved in speech production", Neuropsychologia, 41, 2003, pp. 989-994;
19. Margaret Wilson, et al., "Listening to speech activates motor areas involved in speech production", Nature Neuroscience, 7, 2004, pp. 701-702;
20. Silvano Zipoli Caiani, "Cognizione Incorporata", Giornale di filosofia, 8 giugno 2013, pp. 20-79;
21. Rolf A. Zwaan, "The Immersed Experiencer: Toward an Embodied Theory of Language Comprehension", In B. H. Ross (Ed.), The Psychology of Learning and Motivation, Vol. 44, New York: Academic Press, 12th January 2004, pp. 1-50;
22. Rolf A. Zwaan, et al., "Seeing, Acting, Understanding: Motor Resonance in Language Comprehension", Journal of Experimental Psychology: General, Vol. 135, No. 1, 2006, pp. 1-11;






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Data pubblicazione: 11/09/2021

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