Francesco Bearzatti Tinissima Quartet Monk'n' Roll Roma Jazz Festival 2012 - Auditorium Parco della Musica, 3 Novembre 2012 di Valeria Loprieno
foto di Giacomo Citro
Francesco Bearzatti
- sassofoni, clarinetto, xaphoon, electronics
Giovanni Falzone - tromba, human effects
Danilo Gallo - contrabbasso, basso elettrico
Zeno De Rossi - batteria, percussioni
Sono passati 30 anni dalla morte di Thelonious Monk, che
può essere considerato a pieno titolo il più moderno e avanguardistico compositore
del XX secolo, così precursore nelle idee che viene omaggiato nei modi più estrosi
senza che la sua musica perda di forza e intensità. E' per questo che il sassofonista
Francesco Bearzatti
ha voluto, nel suo ultimo progetto presentato all'Auditorium Parco della Musica
lo scorso 3 Novembre, celebrare Monk accostando, addirittura, alle composizioni
del pianista americano i pezzi rock che hanno segnato la sua vita da quarantenne.
Un'ardua e quantomeno azzardata impresa che poteva tentare solo un musicista così
anticonformista e geniale come Bearzatti. Insignito, lo scorso anno, del premio
come migliore musicista europeo dall'Académie Du Jazz francese e da numerosi altri
riconoscimenti italiani, il sassofonista friulano, da anni residente a Parigi, non
ha mai nascosto la sua passione per la musica rock, un amore che ha sempre viaggiato
insieme a quello per il jazz. Un musicista tra i più aperti alle contaminazioni
e alle sperimentazioni, non poteva che rendere omaggio al pianista Monk, con una
formazione pianoless, il suo rodatissimo e affiatatissimo Tinissima Quartet, che
annovera tra le sue fila i migliori talenti del jazz nostrano: alla tromba Giovanni Falzone, al basso elettrico Danilo Gallo e alla
batteria Zeno De Rossi.
Dopo l'intro "Misterioso", i
quattro hanno incominciato a creare gli insoliti melange musicali, partendo dall'intreccio
dello standard "Bemsha Swing" con "Another One Bites the Dust" dei
Queen. Un intreccio dinamico che alternava le funzioni tra i fiati e la ritmica.
Quando il basso e la batteria seguivano il tema rock i due fiati improvvisavano
sul tema monkiano, e viceversa. Una sferzata di energia iniziale, supportata dalla
bravura degli interpreti e dall'affiatamento reciproco. I fiati nell'unisono sono
perfetti, nei soli si rincorrono, si stuzzicano e si divertono a riallacciarsi alle
frasi l'uno dell'altro. La batteria di De Rossi è una macchina perfetta e senza
sbavature, il batterista che tutti i bassisti vorrebbero al loro fianco, un concentrato
di groove, dinamicità e soprattutto precisione. E poi "Bye – Ya" intrecciata
al tema di "Pretty Woman" che vede Bearzatti al clarinetto. Alle loro spalle
le immagini create per l'occasione da Francesco Chiacchio, Valentino Griscioli
e Antonio Vanni, immagini metropolitane in cui giganteggia il volto del
nume tutelare Monk, un viaggio in quella New York nella cui scena musicale si è
destreggiato il grande compositore. "Green Chimneys" viene accostata invece
a "Money" dei Pink Floyd. Gli interventi al sax di Bearzatti sono intensi,
aspri, sinceri e spietati. Ogni suo solo è unico, mai uguale a se stesso, sempre
teso a ribaltare la linearità, a trasgredire e ad arrivare come un pugno in mezzo
allo stomaco. Verso la fine il pezzo si trasforma, il ritmo è quasi rock'n roll,
ballabile. Nella successiva "Trinkle Tinkle" esplode tutta l'energia rock del quartetto.
Bearzatti, collegato il suo sax alla pedaliera, ha trasformato il suono in quello
di una chitarra elettrica per proporre "Back In Black" degli AC/DC. Il basso di
Gallo è potente e supporta il delirio musicale dei due fiati. Falzone con il suo
stile così frastagliato e dinamico, si aiuta con la voce e con effetti elettronici:
il groove è rock, l'intensità è al massimo; iIntensità che si trasforma nel brano
successivo, in lirismo e suggestione. Con l'immagine di una gigante luna bianca
sul fondo viene introdotto il binomio "Round Midnight/ Walkin'On the Moon" di Sting.
L'incastro tra basso e batteria fa vivere quella sensazione di assenza di gravità,
mentre sax e tromba compongono le loro frasi penetranti. Non poteva mancare un omaggio
a Micheal Jackson con "Billie Jean/In Walked Bud" e agli adorati Led Zeppelin
con "Immigrant Song" unita ad "I mean You" e ancora i Queen di "Under
Pressure" e "Brilliant Corners". Il finale è coinvolgente e spettacolare.
Il quartetto, lasciati gli strumenti, si ritrova sul proscenio a cantare e a far
cantare il ritornello di "Walk on the Wild Side" generando empatia e allegria. Un
tripudio di applausi li richiama per un bis targato "My Sharona/Blue Monk" e "Straight
no chaser/Walk This Way".
Che cosa avrebbe detto Monk di questo progetto? Se lo chiede
Francesco Bearzatti
dal microfono della sala Petrassi, e al tempo stesso si dà una risposta, dicendo
che sarebbe stato contento, perché Monk era avanti. In quella sala penso che tutti
abbiano pensato la stessa cosa, nessuno ha storto il naso e gridato al sacrilegio,
perché è un progetto volutamente dissacrante, suonato in modo splendido, sinceramente
divertente. Un'altra ottima prova di Bearzatti e compagni.