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Gallarate Jazz Festival 2005
7/8/9 Ottobre 2005
Testo e foto di Patrizio Gianquintieri

E siamo così arrivati alla terza edizione di un Festival Jazz che anche quest'anno si è distinto per l'impronta personale che il suo Direttore Artistico, il Maestro ed Amico Max De Aloe, gli ha conferito. Anche quest'anno la presenza delle Istituzioni e precisamente dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Gallarate, che ha patrocinato e sponsorizzato l'iniziativa, ha permesso la buona riuscita dell'evento. Che bello vedere i politici che si danno da fare per il puro gusto di dare cultura!

"Per me il Jazz è ricerca continua, non posso pensare ad un progetto che non sia impostato sulla ricerca di nuovi percorsi e nuovi limiti. Di sinergie tra espressioni artistiche che si trovano e si confrontano per superare ciò che fino ad un attimo prima era inesistente. I Grandi del passato lo sono oggi perché hanno mostrato quali erano le nuove vie da seguire. Il più delle volte, alla loro epoca, facevano fatica agli inizi a farsi ascoltare salvo poi esplodere in tutta la loro grandezza. Ecco è questo il principale insegnamento che dobbiamo tener presente quando parliamo di Jazz".

Questo è De Aloe e con questo spirito è stata progettata e realizzata la terza edizione del Gallarate Festival Jazz 2005 svoltosi al Teatro delle Arti. Tre serate intense che hanno visto sempre il tutto esaurito.

Di grande impatto scenico, artistico ed emotivo è stata l'apertura con il Gruppo Danno Compound – un ensemble ritmico composto da dieci percussionisti della Scuola di Musica (Centro Espressione Musicale) di De Aloe. Sotto la guida di un superbo condottiero quale lo è stato Massimiliano Varotto, il Gruppo ha decisamente svolto bene il proprio tema di pura matrice africana. Ritmo e coinvolgimento quasi tribale, sonorità primitive, il pubblico è rimasto sotto 'choc' per l'incisività e la determinazione mostrata da questi giovani musicisti. Augusto Gentili (basso elettrico) e Tarcisio Olgiati (sax), musicisti che hanno voluto partecipare a questo progetto, hanno accompagnato con molta attenzione e convinzione i ragazzi alla realizzazione di una decisamente valida esecuzione. Un occhio particolare all'unica rappresentante del gentil sesso se "gentil" si può dire…visto l'impeto e l'energia profusi nell'esecuzione; concentrata, totalmente assorta dai ritmi…. e chissà quali sogni volavano in quegli occhi socchiusi…o forse erano gli stessi interrogativi che traspaiono dagli occhi del bambino?

Chissà un domani se e dove li rincontrerò ? Bello!!!

La seconda parte dello spettacolo è stata affidata ad un trombettista di fama internazionale con l'ultimo riconoscimento ottenuto nel 2004 al "Django d'Or 2004" in Francia (terra notoriamente difficile per i musicisti nostrani) come miglior Giovane Musicista e miglior nuovo talento al Top Jazz 2004.

Giovanni Falzone. Accompagnato al pianoforte da Rosario di Rosa, al contrabbasso da un superbo Yuri Goloubev, tecnica virtuosa e sensibilità sopraffina, e alla batteria da un inspirato Massimo Pintori con cui ha duettato in maniera fantastica, Il progetto presentato per la prima volta in assoluto ha confermatola grande vena creativa di Falzone che risente di una forte preparazione classica ciò che rende ancor più affascinanti le sue composizioni.

La sua esecuzione è personalissima, di grande intensità e vigoria, costellata di sonorità altissime quasi urla di rabbia. Un caleidoscopio di fraseggi, di accenti, di improvvise impennate che hanno contagiato prima i suoi compagni di palco e con trasporto e naturalezza anche il pubblico – sin dall'inizio con il brano Rotation per continuare con Three for one.


Grande il coraggio di De Aloe nella programmazione della seconda serata ma sempre con coerenza e determinazione nello sviluppare il suo progetto/spettacolo.

Con un sempre poliedrico Umberto Petrin (ultimo lavoro registrato per la prestigiosa ECM con Gianluigi Trovesi), ha sviluppato - De Aloe all'armonica cromatica ovviamente - un elaborato e delicato costrutto musicale attorno alle composizioni pittoriche di Marco Cardini – pittore cibernetico – che grazie ad un software messo a punto con il CNR di Pisa è in grado, con la semplice gestualità delle mani, di creare in tempo reale segni grafici elettronici che si traducono in meravigliose visioni di luci e di colori quasi sospese nello spazio e nel tempo.

Un progetto ambizioso, presentato sino ad ora solo all'apertura della stagione sinfonico 2004/2005 di Trento ed eseguita successivamente per RAI TRE all'Auditorium Melotti di Rovereto.

Il Teatro, gremito in ogni ordine di posti, ha tributato un lungo applauso alle magie, quasi ipnotiche, scaturite dal questo connubio artistico.

Silvia Donati and StandHard Trio, hanno presentato l'ultimo lavoro Singin in the brain.

Anche qui, benché il lavoro comprenda brani provenienti dalla tradizione (l'assonanza del titolo con un famoso brano del passato ne da conferma), l'esecuzione istintiva della Donati, dotata di una timbrica vocale di per se intrigante e coinvolgente, e la continua ricerca di dialoghi tra Alfonso Santimone al piano, Alessandro Fedrigo al basso elettrico e efx, Gianni Bertoncini alla batteria, hanno creato forti tensioni musicali, hanno tenuto la platea in una quasi continua aspettativa dell'attimo successivo. Disorientante mal nel contempo pieno di fascino. L'estrema naturalezza e istrionicità della Donati hanno chiuso una serata davvero 'nuova'.

'Dulcis in fundo' domenica sera Danilo Rea, Enzo Pietropaoli e Maria Pia De Vito. Inutile sciupare inchiostro per i tre artisti che da anni sono ai vertici internazionali.

Maria Pia De Vito ha pienamente confermato i più ampi consensi tributati dalla stampa di settore USA. Magnifica presenza scenica, grandi capacità di 'legare' ora con Rea ora con Pietropaoli in duetti così delicati e 'intimi' da far trattenere il fiato quasi per non rompere quell'incantesimo.

Un Rea che ha sempre assecondato con grande sensibilità e coinvolgimento i sussurri e gli sguardi della De Vito, con un Pietropaoli che in certi momenti pareva avesse per le mani un arpa mentre duettava come giocando con la voce di Maria Pia.

Una performance di altissimo valore artistico ed il bis è fortemente voluto dal pubblico con scroscianti applausi.

Alla 4^ edizione allora e speriamo sempre su questa strada. Ma per quel poco che conosco De Aloe credo che anche il prossimo anno ci porterà su nuovi percorsi e nuove emozioni.

Grazie Max.







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Data pubblicazione: 26/02/2006

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