Testo e foto di Patrizio
Gianquintieri
E siamo così arrivati alla terza edizione di un Festival Jazz che anche
quest'anno si è distinto per l'impronta personale che il suo Direttore Artistico,
il Maestro ed Amico
Max De Aloe, gli ha conferito. Anche quest'anno la presenza delle
Istituzioni e precisamente dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Gallarate,
che ha patrocinato e sponsorizzato l'iniziativa, ha permesso la buona riuscita dell'evento.
Che bello vedere i politici che si danno da fare per il puro gusto di dare cultura!
"Per
me il Jazz è ricerca continua, non posso pensare ad un progetto che non sia impostato
sulla ricerca di nuovi percorsi e nuovi limiti. Di sinergie tra espressioni artistiche
che si trovano e si confrontano per superare ciò che fino ad un attimo prima era
inesistente. I Grandi del passato lo sono oggi perché hanno mostrato quali erano
le nuove vie da seguire. Il più delle volte, alla loro epoca, facevano fatica agli
inizi a farsi ascoltare salvo poi esplodere in tutta la loro grandezza. Ecco è questo
il principale insegnamento che dobbiamo tener presente quando parliamo di Jazz".
Questo
è De Aloe
e con questo spirito è stata progettata e realizzata la terza edizione del Gallarate
Festival Jazz 2005 svoltosi al Teatro delle
Arti. Tre serate intense che hanno visto sempre il tutto esaurito.
Di grande impatto scenico, artistico ed emotivo è stata l'apertura con
il Gruppo Danno Compound – un ensemble ritmico composto da dieci percussionisti
della Scuola di Musica (Centro Espressione Musicale) di
De Aloe.
Sotto la guida di un superbo condottiero quale lo è stato Massimiliano Varotto,
il Gruppo ha decisamente svolto bene il proprio tema di pura matrice africana. Ritmo
e coinvolgimento quasi tribale, sonorità primitive, il pubblico è rimasto sotto
'choc' per l'incisività e la determinazione mostrata da questi giovani musicisti.
Augusto Gentili (basso elettrico) e
Tarcisio Olgiati
(sax), musicisti che hanno voluto partecipare a questo progetto, hanno accompagnato
con molta attenzione e convinzione i ragazzi alla realizzazione di una decisamente
valida esecuzione. Un occhio particolare all'unica rappresentante del gentil sesso
se "gentil" si può dire…visto l'impeto e l'energia profusi nell'esecuzione; concentrata,
totalmente assorta dai ritmi…. e chissà quali sogni volavano in quegli occhi socchiusi…o
forse erano gli stessi interrogativi che traspaiono dagli occhi del bambino?
Chissà un domani se e dove li rincontrerò ? Bello!!!
La
seconda parte dello spettacolo è stata affidata ad un trombettista di fama internazionale
con l'ultimo riconoscimento ottenuto nel 2004
al "Django d'Or 2004" in Francia (terra notoriamente difficile per i musicisti
nostrani) come miglior Giovane Musicista e miglior nuovo talento al Top Jazz
2004.
Giovanni Falzone. Accompagnato al pianoforte da Rosario di Rosa,
al contrabbasso da un superbo Yuri Goloubev, tecnica virtuosa e sensibilità
sopraffina, e alla batteria da un inspirato Massimo Pintori con cui ha duettato
in maniera fantastica, Il progetto presentato per la prima volta in assoluto ha
confermatola grande vena creativa di Falzone che risente di una forte preparazione
classica ciò che rende ancor più affascinanti le sue composizioni.
La sua esecuzione è personalissima, di grande intensità e vigoria, costellata
di sonorità altissime quasi urla di rabbia. Un caleidoscopio di fraseggi, di accenti,
di improvvise impennate che hanno contagiato prima i suoi compagni di palco e con
trasporto e naturalezza anche il pubblico – sin dall'inizio con il brano
Rotation per continuare
con Three for one.
Grande il coraggio di
De Aloe
nella programmazione della seconda serata ma sempre con coerenza e determinazione
nello sviluppare il suo progetto/spettacolo.
Con un sempre poliedrico Umberto Petrin (ultimo lavoro registrato
per la prestigiosa ECM con
Gianluigi
Trovesi), ha sviluppato -
De Aloe
all'armonica cromatica ovviamente - un elaborato e delicato costrutto musicale attorno
alle composizioni pittoriche di
Marco
Cardini – pittore cibernetico – che grazie ad un software messo a punto con
il CNR di Pisa è in grado, con la semplice gestualità delle mani, di creare in tempo
reale segni grafici elettronici che si traducono in meravigliose visioni di luci
e di colori quasi sospese nello spazio e nel tempo.
Un progetto ambizioso, presentato sino ad ora solo all'apertura della
stagione sinfonico 2004/2005
di Trento ed eseguita successivamente per RAI TRE all'Auditorium Melotti di Rovereto.
Il
Teatro, gremito in ogni ordine di posti, ha tributato un lungo applauso alle magie,
quasi ipnotiche, scaturite dal questo connubio artistico.
Silvia Donati and StandHard Trio, hanno presentato l'ultimo lavoro
Singin in
the brain.
Anche qui, benché il lavoro comprenda brani provenienti dalla tradizione
(l'assonanza del titolo con un famoso brano del passato ne da conferma), l'esecuzione
istintiva della Donati, dotata di una timbrica vocale di per se intrigante
e coinvolgente, e la continua ricerca di dialoghi tra Alfonso Santimone al
piano, Alessandro Fedrigo al basso elettrico e efx, Gianni Bertoncini
alla batteria, hanno creato forti tensioni musicali, hanno tenuto la platea in una
quasi continua aspettativa dell'attimo successivo. Disorientante mal nel contempo
pieno di fascino. L'estrema naturalezza e istrionicità della Donati hanno
chiuso una serata davvero 'nuova'.
'Dulcis in fundo' domenica sera
Danilo
Rea,
Enzo
Pietropaoli e
Maria Pia De
Vito. Inutile sciupare inchiostro per i tre artisti che da anni sono
ai vertici internazionali.
Maria Pia
De Vito ha pienamente confermato i più ampi consensi tributati dalla
stampa di settore USA. Magnifica presenza scenica, grandi capacità di 'legare' ora
con
Rea ora con
Pietropaoli
in duetti così delicati e 'intimi' da far trattenere il fiato quasi per non rompere
quell'incantesimo.
Un
Rea
che ha sempre assecondato con grande sensibilità e coinvolgimento i sussurri e gli
sguardi della
De Vito, con un
Pietropaoli
che in certi momenti pareva avesse per le mani un arpa mentre duettava come giocando
con la voce di
Maria Pia.
Una performance di altissimo valore artistico ed il bis è fortemente voluto
dal pubblico con scroscianti applausi.
Alla 4^ edizione allora e speriamo sempre su questa strada. Ma per quel
poco che conosco
De Aloe credo che anche il prossimo anno ci porterà su nuovi percorsi
e nuove emozioni.
Grazie Max.