Musiche Corsare A Pier Paolo Pasolini nel centenario della nascita Bari, 20-29 maggio 2022 Direttore artistico Roberto Ottaviano
di Vincenzo Fugaldi
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L'Associazione Culturale Musicale "Nel Gioco del Jazz" si è ispirata al pensiero
di Pasolini, parafrasando nel titolo i suoi Scritti corsari, per proporre
una iniziativa – articolata su due fine settimana consecutivi - che uscisse dalle
logiche imperanti di omologazione e consumo, lasciando spazio alle musiche che ancora
oggi tentano di preservare la bellezza, superando la devastante e appiattente logica
dell'intrattenimento a tutti costi mascherato da finta leggerezza. Una scelta che
si è allargata coraggiosamente al jazz europeo, senza trascurare alcune interessanti
proposte italiane.
Proprio un quartetto italiano, quello del batterista Enrico Morello, con
Francesco Lento alla tromba,
Daniele Tittarelli al sax alto e Matteo Bortone
al contrabbasso, nella cornice del Teatro Forma, spazio adeguato e dall'acustica
perfetta, ha dato il via ai concerti. L'incisione di «Cyclic Signs», pubblicato
nel 2021 dall'etichetta Auand, ha segnato l'esordio di Morello come leader,
dopo una serie di esperienze formative di grande livello. Questo quartetto pianoless
poggia il suo accadere musicale sulla avanzata concezione del timing di Morello,
creativo e mai invadente, pronto a lasciare spazio agli altri componenti, al pulsare
del contrabbasso, agli intrecci tra i fiati che enunciano mirabilmente i temi, articolati
e complessi.
La seconda serata ha visto il ritorno a Bari di John Surman in duo con il
pianista norvegese Vigleik Storaas. La loro collaborazione risale al disco
«Nordic Quartet» pubblicato dall'Ecm nel 1994, sul quale suonavano anche
Karin Krog e Terje Rypdal. Alternandosi fra sax soprano, clarinetto
basso e flauto dolce, il musicista britannico ha come sempre convinto per la sua
cristallina classe poetica, che ha tratto vantaggio dall'apporto del pianista, presente
anche come autore di alcune delle composizioni. La ben nota concezione melodica
di Surman, così tipica, si sposava alla perfezione con il partner, che ne sosteneva
i voli solistici con gusto e tecnica, ritagliandosi anche spazi per ottimi assolo.
La terza serata della prima parte si è conclusa con il quartetto di
Enzo Favata,
denominato "The Crossing", nel quale oltre al leader al sax soprano, clarinetto
e tastiere suonano Rosa Brunello al basso, Pasquale Mirra al vibrafono
e Marco Frattini alla batteria. Una formazione che ha inciso un album omonimo
pubblicato nel 2021, e che propone un incrocio di esperienze musicali diverse, con
riferimenti ai suoni degli anni Settanta del secolo scorso, una fusion d'antan caratterizzata
dal suono del moog, passando da brani d'atmosfera a solide basi garantite dalla
agguerrita ritmica Brunello-Frattini, che sostiene le mirabili volate di Mirra e
gli assolo del leader, con le varietà di ritmi e di metriche tipiche di certo jazz-rock.
Il primo concerto della serata era invece affidato al
genio e al talento di Ernst Reijseger. Il violoncellista olandese appartiene alla generazione
che ha sempre coniugato competenza strumentale, creatività e una teatralità che
impreziosisce i suoi concerti. Anche questa volta al Teatro Forma Reijseger ha pienamente
convinto, eseguendo delle sue composizioni (alcune note per far da colonna sonora
al più recente cinema di Werner Herzog), con il suo caratteristico uso dell'archetto,
degli armonici, della voce, e il supporto di due harmonium indiani che aziona con
dei pedali e fanno da bordone al suono del violoncello. Una cosa che incanta delle
performance di Reijseger, oltre alla insuperabile competenza tecnica, è la folgorante
bellezza dei suoi brani, che presentano un afflato melodico personalissimo, segno
di una concezione altamente poetica.
La seconda parte di Musiche corsare si è inaugurata con un concerto di solo pianoforte
di Stefano Battaglia. Un flusso di coscienza mediato da una tecnica adamantina,
la celebrazione dell'improvvisazione totale come rito, lo scaturire della melodia
che emerge dall'incessante monologare per tornare nell'ombra e poi riaffiorare.
Un approccio meditato e meditativo, che rimanda agli interessi del pianista milanese
per la spiritualità e fa affiorare la sua formazione classica. Trascorsi ormai cinque
anni dalla pubblicazione del suo ultimo cd per l'etichetta Ecm («Pelagos»),
sarebbe il momento di ascoltare nuove testimonianze discografiche di questo artista,
che rimane una delle risorse più preziose della scena musicale italiana.
Ancora su un magistrale concetto di improvvisazione, il quartetto Sound Glance,
composto da Fabrizio Puglisi (pianoforte), Günter "Baby" Sommer (batteria),
Silvia Bolognesi (contrabbasso) e Marco Colonna (clarinetto, clarinetto
basso e sax tenore), ha dato una lezione di complicità improvvisativa, basata sulla
solida storica intesa tra Sommer e Puglisi, ai quali gli altri due componenti si
sono festosamente uniti in una performance ricca di swing, di rimandi a Monk e all'Africa,
di ritmi, di figure armoniche che scaturivano senza preordinazione, con un coinvolgente
gusto teatrale.
Significativa anche la presenza al festival dell'ucraino, ma residente in Serbia,
Max Kochetov. Il sassofonista (alto e soprano) era accompagnato da un trio
serbo, composto da Andreja Hristic al pianoforte, Miloš Colovic al
contrabbasso e Milos Grbatinic alla batteria. Kochetov ha una bella sonorità
specialmente al soprano, strumento sul quale omaggia Coltrane, mentre sull'alto
si mostra più vicino alle dinamiche dell'hardbop, nel segno di una classicità mainstream
gradevole e ben supportata dal trio, per un jazz di matrice tipicamente statunitense,
tutto di composizioni originali del leader.
Finale esaltante quello offerto dal quintetto di Michel Portal, con Nils
Wogram al trombone, Bojan Z al pianoforte, piano elettrico e tastiere,
Bruno Chevillon al contrabbasso e Lander Gyselinck alla batteria.
Il gruppo, che su etichetta Label Bleu ha pubblicato poco più di un anno
addietro l'ottimo «MP 85», ha presentato a Bari alcune delle composizioni
presenti sul disco, avvincenti, articolate, che catturano al primo ascolto, tra
le quali citerei almeno Armenia, in trio senza ritmica. Ottantasei primavere
non pesano affatto sul leader, che ha sfoggiato il fraseggio e il suono di sempre,
soffermandosi maggiormente sul clarinetto basso, ma utilizzando anche il clarinetto
e il sax soprano. E del gruppo non si potrebbe dire di meglio, sia per la perfetta
accoppiata con il trombonista, sia per l'essenziale apporto creativo del pianista
che riempie di colore i brani con le sue fantasiose tastiere, sia della ritmica,
decisamente azzeccata, con una bella intesa tra il contrabbassista e il più giovane
batterista. Una bella sintesi del jazz europeo, da parte di un quintetto franco-tedesco-serbo-italiano
(Chevillon lo è per parte di madre)-belga, che ne testimonia l'ottimo stato di salute.
Il festival ha voluto anche rendere omaggio alla fotografia di soggetto jazzistico,
ospitando, tra l'altro, la mostra di uno dei più noti e capaci fotografi italiani,
Luciano Rossetti, con una ricca selezione di immagini che hanno colto alcuni
protagonisti del jazz all'insegna di un guizzo creativo e spesso insolito, e il
critico e autore Flavio Massarutto, che ha presentato, intervistato da Ottaviano,
il suo recentissimo volume a fumetti dedicato a
Charles
Mingus, con i disegni di Squaz, per un incontro denso di riferimenti
al grande contrabbassista ma anche di utilissime nozioni sulla storia e l'estetica
di questo genere letterario.