Jazzitalia - Maurizio Brunod: Svartisen - Band Epoque
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Mimmo Langella pubblica "EAR TRAINING PER CHITARRA e non solo!", il primo manuale di Ear Training dedicato specificamente ai chitarristi.

Master della durata di 12 mesi in Music Industry Management. Direzione: Alceste Ayroldi. .

Prima edizione del Little Jazz Festival: il nuovo progetto degli studenti dell'indirizzo musicale della Scuola Secondaria di Primo Grado dell'Istituto Comprensivo di Fiesso Umbertiano..

Pubblicato dalla Sher Music Co. un nuovo volume della collana Jazz Songbook dedicato alla musica di Steve Khan.

Blue Note Records e Universal Music Group Africa annunciano la creazione del nuovo marchio Blue Note Africa con la pubblicazione dell'album di Nduduzo Makhathini, "The Spirit Of NTU".

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Stage di Chitarra Flamenco di Manuel Montero nell'ambito del festival Arte in Vivo a San Lucido (Cosenza).

Esce anche in e-book il libro di Alceste Ayroldi sulla legislazione dello spettacolo e il diritto d'autore delle opere musicali.

Monopoli, sabato 12 marzo - Presentazione libro Alceste Ayroldi.

Nasce Pantuk, sinergia tra Pannonica e Tuk Music.

Alceste Ayroldi pubblica un libro sulla legislazione dello spettacolo e il diritto d'autore in musica .

Si è spento all'età di 95 anni la grande icona della chitarra jazz Franco Cerri..

Annunciato il San Severo Winter Jazz Festival 2021, 7 concerti internazionali dal 29 ottobre al 1 aprile 2022..

Ciao Paolo, musica e Jazzitalia in lutto per la scomparsa del sassofonista Pietro Paolo Mannelli. Aveva 84 anni..

Disponibile dal 2 dicembre per Adda Editore il libro "Paolo Lepore e la Jazz Studio Orchestra" curato da Alceste Ayroldi.

Pubblicato "Bass Way", il nuovo Metodo Didattico per contrabbasso classico e jazz di Marcello Sebastiani..

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Maurizio Brunod Feat. John Surman
Svartisen
Svartisen-Splasc(H) 2010

1. Svartisen
2. Frydor
3. Lara's dance
4. Isen
5. Gaucho
6. Rosa
7. Defiance
8. Didime
9. Waltz for Joe
10. Lara's dance


Maurizio Brunod - chitarra elettrica, chitarra classica, live sampling
Bjørn Alterhaug - contrabbasso
Ivar Antonsen - pianoforte
Paolo Vinaccia - batteria
John Surman - sax soprano, sax baritono


Maurizio Brunod
Bad epoque
Monk records 2011

1. Mamuth
2. Blue In Green
3. Sequences
4. Milonga Del Nord
5. Neve
6. Message from a Sad Dolphin
7. Bad Epoque


Maurizio Brunod - chitarra elettrica, loops e live electronics

Maurizio Brunod è un musicista sicuramente disponibile, pronto a partecipare a progetti differenti, aggiungendo la sua voce in contesti diversi, in sintonia con le esigenze espressive di altri leader. Quando è lui a dover condurre il gioco, però, si aprono orizzonti diversi e si scopre un artista che non va affannosamente in cerca di un timbro particolare, di una cifra stilistica personale o unica. Il chitarrista suona semplicemente quello che gli piace, quello che fa parte del suo gusto e della sua storia, senza preoccuparsi di collocarsi in un determinato genere o in un particolare personaggio costruito in cui non può riconoscersi.



Così, in questi suoi ultimi due cd, raggiunge gli obiettivi delineati, utilizzando metodi e mezzi alquanto dissimili. "Svartisen" è la realizzazione di un sogno, non si può definire altrimenti l'incisione di un disco al mitico "Rainbow Studio" di Oslo, teatro di tante sedute di registrazione della ECM con i migliori artisti dell'etichetta tedesca. In più in questo Cd è ospite, in alcuni brani, il sassofonista John Surman, uno dei fuoriclasse di Manfred Eicher e non solo. Il gruppo base è costituito da competenti strumentisti scandinavi, oltre al batterista italiano Paolo Vinaccia, emigrato in quelle zone. Tutto scaturisce dalla partecipazione di Brunod a un festival di una località dal nome impronunciabile "Smeitedighelen". Da questa esperienza nascono la proposta e i contatti necessari per arrivare a Oslo nel tempio della musica jazz europea.

Una volta varcata la soglia dello studio con un notevole coraggio, ma conscio anche delle sue potenzialità, il chitarrista valdostano schiera una serie di sue composizioni in cui crede molto, lasciando spazio anche a brani dei suoi compagni di avventura. Ne viene fuori un disco fresco, gradevole, con una cantabilità inequivocabilmente italiana, unita ad un ambiente sonoro nordico, caldo e accogliente come una casa di legno fra i fiordi. La registrazione è di prima scelta e mette nel giusto risalto il lavoro di ogni componente del quintetto. Ivar Antonsen è un pianista che sa il fatto suo e non segue i grandi modelli del jazz scandinavo, conservando una sua peculiarità nel porgere e nel girare attorno ai motivi di base. Bjorn Alterhaug ha il timbro scuro che ci si aspetta da un bassista norvegese, ma fa vibrare il suo strumento con calore, quando gli è richiesto. Paolo Vinaccia suona sempre quello che non ci si attende da lui, con un uso delle percussioni così irregolare e sorprendente nella ricerca dei suoni, ma altrettanto sostanzioso, essenziale nell'economia del discorso. Quando si unisce al quartetto John Surman la musica non decolla necessariamente, non cambia aspetto, perché il sassofonista si limita, con molta umiltà, a mettere al servizio dei partners il suo contributo: non gigioneggia, non fa la prima donna. Si inserisce al momento giusto con assoli pieni di misura e calibrati; fa il quinto del gruppo, non la star ospitata. Fra i brani migliori si raccomanda "Svartisen" - dedicata ad un ghiacciaio norvegese - per la varietà di situazioni che annovera, con gli "svolazzi" iniziali del soprano di John Surman, la chitarra acustica molto ritmica e l'accompagnamento anomalo, ma vivo e pulsante delle percussioni. Da ricordare pure l'elettronica "Isen" in trio con effetti iniziali e uno sviluppo lento che fa presagire un accelerando nella dinamica e nell'intensità e, invece, prosegue nella stessa suggestiva direzione per tutta la lunghezza del pezzo.

Più recente è "Bad epoque" inciso in solitudine con la chitarra elettrica. Rispetto al precedente disco in solo, "Northern lights", c'è un'uniformità di fondo assolutamente voluta. Mentre nel precedente cd si alternavano scenari diversi e Brunod andava a rovistare nelle sue passioni per ricavare un disco con parecchie sfaccettature, qui prevale una tinta unica su tonalità scure, si direbbe, ma luminose. I brani iniziano tutti lentamente. Si evidenzia uno spunto melodico su cui il chitarrista opera dal punto di vista timbrico e armonico. Attraverso la loop station copia alcune frasi e le ripresenta, mentre il filo del discorso va avanti accidentato da altri effetti elettronici e vivificato da nuove intuizioni, in grado di far evolvere la traccia con una progressione minima, ma significativa. Come rivela lo stesso autore nelle note di copertina "ho voluto lasciare libero sfogo alle mie influenze psichedeliche, jazz e visionarie..." In effetti Brunod epitomizza gli impulsi che gli arrivano dai grandi musicisti targati ECM, o dai mostri sacri del rock più avanzato degli anni settanta per scrivere composizioni comunque originali, con una preferenza per l'aspetto melodico dei brani decisamente italiano. Si distinguono in particolare "Neve" con un suono lungo di richiamo iniziale, quasi una dolce sirena, raddoppiato e triplicato più volte. Il motivo viene fuori piano piano. Poi una chitarra ricama arpeggi e ruota attorno ad una frase ben definita, facendo diventare il tempo leggermente più mosso. Successivamente sembra entrare una synth, ma è un'illusione. Questo strumento non fa parte della dotazione scelta per l'incisione. Ancora il suono iniziale e la ripresa di una variazione già sentita ancora ripetuta con micro-modifiche, finché il brano va a morire.

Echeggia Bach, invece, "Message from a sad dolphin" di Bjorn Alterhaug (il bassista di "Svartisen", per intenderci). Brunod lo esegue come fosse un'aria classica, con un suono della chitarra che sa di organo di chiesa, magari elettrificato e un andamento solenne, austero, perfettamente in linea con il brano. "Bad epoque" in chiusura riassume alcuni elementi incontrati in precedenza. L'inizio è visionario, fantasioso, effettistico. Si impone, subito dopo, un tema bello e malinconico, che viene "rimasticato", "rivoltato" in svariate fogge tutte affascinanti e a loro modo misteriose. E' un finale adeguato per un disco che ci consegna l'immagine attuale di un musicista curioso e sempre desideroso di cambiamenti, ma con i piedi ben saldi nella "sua" tradizione, formata da tante musiche, la più importante delle quali è certamente il jazz.

Gianni Montano per Jazzitalia









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inserito il 10/05/2013  da Maurizio Brunod - visualizzazioni: 4791


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Data pubblicazione: 10/12/2011

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