Pat Metheny Unity Group Auditorium Parco della Musica 18 giugno 2014
di Nina Molica Franco foto di Alessandra Genovese
Pat Metheny
- guitars
Chris Potter - saxes, flute, bass clarinet
Ben Williams - bass
Antonio Sanchez - drums
Giulio Carmassi - keyb, vocals
La famosa Pikasso: una chitarra a due ponti e quattro set di
corde, e la sensazione che abbia sei mani e possa suonare insieme una chitarra,
un basso e un'arpa. E' così che
Pat Metheny,
come un fiume in piena di emozioni, prende per mano il suo pubblico e lo invita
a seguirlo lungo un percorso di note e di melodie che conduce dalla coinvolgente
energia della Unity Band all'atmosfera più romantica del
Pat Metheny
Unity Group.
Con la travolgente frenesia di Antonio
Sanchez alla batteria, di Ben Williams al contrabbasso e al basso e di
Chris Potter ai sax, al flauto e al clarinetto basso, si entra nel vivo di
quello che è uno spettacolo nel vero senso della parola. La Unity Band percorre
le vie che nel 2012 l'hanno condotta al Grammy, muovendosi perfettamente tra ritmiche
serrate, controtempi e melodie pastose descritte dal sax di Potter con una straordinaria
fluidità. Chitarra e sax spesso viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda, un po'
come se fossero l'uno l'estensione dell'altra che lo supporta, lo accompagna, si
prende i suoi spazi e a volte fa da eco. I percorsi idiomatici di Metheny sono sempre
molto articolati ma assolutamente fluidi e spesso impegnati in dissonanze sonore
che lasciano senza fiato. Ogni pattern musicale sfida qualsiasi legge della logica
e sorprende meravigliosamente con i fantastici cambi ritmici di Sanchez, seguito
da Williams, che disegnano episodi sonori sempre diversi, ma che conducono tutti
ad un esito che inequivocabilmente riecheggia il modo in cui i musicisti hanno iniziato
la loro discussione a quattro. Poi improvvisamente la trasformazione in Unity Group
e il risultato è Kin. Il polistrumentista Giulio Carmassi si aggiunge
ai quattro artisti e il pubblico viene immerso in quello che sembra quasi uno spettacolo
di magia e di illusionismo: improvvisamente un vibrafono, una cassa e dei piatti,
una fisarmonica e una marimba prendono vita in uno straordinario effetto di luci
e di note. E a muovere le fila di questo intenso spettacolo sembra sia l'energia
dei musicisti che si propaga sottoforma di pura elettricità. È quello che
Pat Metheny
definisce Orchestrion e che, attraverso l'interazione tra i musicisti e la tecnologia,
l'elettronica, permette di creare magia.
Straordinario l'impatto musicale, ma anche quello visivo, sembra
davvero un'arte illusionistica quella grazie alla quale gli strumenti seguono e
rincorrono i musicisti che errano alla ricerca di qualcosa che sembra sfuggire tra
le dita che sfiorano gli strumenti. Ed è proprio allora che la musica diventa corpo
e si ha la sensazione di poterla afferrare e diventare parte di quell'immenso universo
sonoro che si dispiega proprio lì sul palco.
Il finale del concerto è spettacolare almeno quanto gli atti
precedenti perchè Metheny decide di dialogare intimamente con ognuno dei musicisti,
dando vita a cinque duetti, tra i quali, quello con Antonio Sanchez è sicuramente
il più accattivante e dall'andamento imprevedibile. Un gesto generoso da parte di
un artista, Metheny, che non cede alla seduzione dell'autoreferenzialità e dialoga
in perfetta armonia con degli artisti eccellenti per creare una musica di finissima
fattura. E infine un solo, intimo incontro tra il pubblico e il leggendario chitarrista
che suggella in un ultimo denso attimo di emozione quasi tre ore di spettacolo.
Tra percorsi avvincenti e sincopati serratissimi e melodie romantiche, Kin
è un modo nuovo per
Pat Metheny
di forzare qualunque confine esistente nell'universo musicale e creare, insieme
allo Unity Group, qualcosa di inedito e che toglie il fiato e obbliga i sensi ad
abbandonarsi al piacere.