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Django Bates

"Autumn Fires & Green Shoots"
Roma, 24 Marzo 2006, Piano Solo - Auditorium Parco della Musica
di Daniele Mastrangelo

Al suo primo concerto nella capitale Django Bates si presenta al pubblico con una camicetta a mezze maniche di vari colori, un cappello di lana a strisce bianche ed arancioni e la fama di un ribelle anti-accademico pieno di umorismo. Al primo applauso caloroso, nient'affatto incerto come pure un po' dovrebbe esserlo, il pianista smorza l'afflato e comincia subito con una certa virulenza. Le mani sono padrone assolute della tastiera, coprono ottave molto distanti, a volte si incrociano e la musica procede secondo una logica non-lineare, piuttosto conviene immaginare una giustapposizione di quadri, una serie di bozzetti estremamente diversificati.



Se si cerca un legame con la tradizione della musica improvvisata, certo si può parlare di free jazz . Un utile confronto può essere quello con un maestro come Cecil Taylor di cui Bates conserva l'approccio percussivo con la tastiera.

N
elle incisioni in piano solo del pianista di New York il materiale tematico che poteva essere estremamente ridotto a poche note o ad una minima cellula ritmica, veniva sottoposto ad un processo di germinazione secondo una logica che va dal piccolo al grande. Bates procede in modo differente ma non opposto. Non c'è un solo tema che si sottopone a variazioni ma la gran parte dei brani è composta da più temi che si alternano secondo diversi registri espressivi. Così si va dal virtuosismo a momenti dove prevalgono i passi armonici, tutte le possibili dinamiche sono coinvolte e si ricorre persino al pianoforte preparato, tecnica questa che ha trovato una maggiore diffusione nella musica contemporanea che viene dalla tradizione classica e che testimonia la ricchezza delle influenze da cui il pianista attinge. Infatti, sebbene sulla stampa si parla spesso della sua fuga dalla Royal Academy of Music e di questa come un monumento dell'istruzione classica e reazionaria, è un fatto che Bates conosce molto bene la tradizione della musica colta europea. Ne fa fede non soltanto la disinvoltura della citazioni bachiane ascoltate durante il concerto o il suo dichiarato amore per Delius, Elgar, Vaughan Williams ma soprattutto il fatto che l'organizzazione del suo discorso musicale ha una coerenza che potrebbe far pensare a certe soluzioni che alla crisi della forma sonata trovarono Schubert e Liszt nel genere della fantasia o più tardi Debussy nei suoi preludi.

A questo punto abbiamo anche una chiave per interpretare il suo umorismo e dire che si tratta di un grande esercizio di dissimulazione. Non è come in Bollani l'espressione di una onnivora curiosità musicale ma invece è lo spirito romantico che stempera gli esiti dispersivi della passione nell'ironia.







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COMMENTI
Inserito il 16/3/2008 alle 13.30.03 da "pec.giulia"
Commento:
Ho ascoltato con vero interesse il concerto tenutosi alla Galleria d'Arte Moderna GAMeC di Bergamo di Bates e devo dire che ne sono rimasta affascinata, musica pulita con una bella personalità, non conoscevo Bates e ho scoperto un grande musicista, un grande Maestro conoscitore dei segreti della musica e degli strumenti.
 


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Data pubblicazione: 25/05/2006

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