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"La vita - scriveva Vinicius de Moraes - è l' arte dell' incontro".
A quest' arte Philology dedica una buona parte del suo ricco e variegato catalogo.
Da sempre La label di Piangiarelli propone incontri, appunto, più o meno occasionali,
di ensemble inediti: storie musicali di un solo giorno. D' altronde questa poetica
precarietà è uno dei fondamenti del jazz e di tutta la musica basata sull' improvvisazione..
Phil Woods, nume eponimo dell'etichetta italiana, è stato ovviamente
protagonista di tanti di questi "incontrarsi e dirsi addio". Nel maggio del
2000, in cinque giorni, incise ben sette di
questi dischi. Uno di questi è "Encontro (on Jobim)" registrato, in un solo
pomeriggio, con
Irio De Paula.
Chi cercasse nuovi sentieri musicali in operazioni di questo genere rimarrebbe
ovviamente deluso. I due musicisti non potevano che lavorare su brani conosciuti
e frequentati: canzoni di Jobim, e fra le più note, o standard, per così
dire, molto "trafficati" come "Autumn Leaves".
Nonostante questo il risultato finale è decisamente buono. La chitarra
di De Paula
ed il clarinetto di
Woods dialogano nelle quiete e rarefatte atmosfere della bossa
nova. Morbidamente, con malinconica eleganza e poetico disincanto. Vengono in mente,
ascoltando le digressioni melodiche dei due, i versi di Vinicius (Ancora
lui) dedicati al samba, che della bossa è antenato diretto "Per fare buon samba
occorre un po' di malinconia (un bocado de tristezza), ... è la tristezza fatta
danza, è bianco di pelle nella poesia, ma è nero in fondo al cuore". Spleen
anglosassone, saudade brasiliana, sottile mal d'Africa. C' è tutto questo nel breve
incontro di questi due musicisti, delle cui qualità straordinarie non mette nemmeno
conto parlare: ne verrebbero fuori solo banalità.
Un disco che non entrerà nella leggenda del jazz, ma da ascoltare spesso.
Soprattutto quando si ha voglia di qualcosa che sia bello senza essere impegnativo.
Un disco, come certi vini, da meditazione.
Marco Buttafuoco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 01/07/2007
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