Regina Carter
Blue Note, Milano - mercoledì 7 luglio 2004
di Marco Losavio
Fotografie di Alberto Gottardelli
Questa sera, al Blue Note di Milano, è di scena Regina Carter, affermata e talentuosa violinista di Detroit. Il fascino del violino assume un ruolo fondamentale nella mani di questa musicista che fa dell'intensità espressiva uno dei principali elementi della sua musica. E' infatti nel tocco, nel modo in cui governa la dinamica del suo suono su cui ruota anche quella dell'intero gruppo che Regina Carter sorprende e comunica all'ascoltatore le emozioni della sua musica.
Accompagnata al piano da David Budway (C. Terry, J.T. Watts...), al contrabbasso da
Chris Lightcap (C. Taylor, A. Shepp, G. Garzone, P. D'Riviera, J. Abercrombie, S. Jordan, T. Harrell, J.T. Watts, M. Ribot...), alla batteria da
Alvester Garnett (B. Carter, W. Marsalis, A. Lincoln, B. Golson. D.D. Bridgewater, J. Hicks, M. Hinton, G. Osby...) e alle percussioni dalla energica cubana
Mayra Casale (W. Shorter...), Regina Carter avvia il concerto con
Cook's Bay
(tratta da Rhythms of the Heart del 1999) del grande Kenny Barron (con cui, 2001, ha inciso un CD in duo:
Freefall). Non male per "riscaldarsi". Il pezzo si diffonde subito nella sala e trasmette una sensazione di sicurezza, di
essere dinanzi ad un gruppo di alto livello. Dopo il solo del piano di Budway, la dinamica cala e il solo di Regina Carter prende forma addensandosi di liricità sempre più fino a raggiungere momenti anche virtuosi ma sempre saldamente ancorati al ritmo portante di questo favoloso brano.
Dal songbook di Ella Fitzgerald è selezionato l'anatole
The music goes 'round and around
che scorre agevole sul violino della
Carter. Si ode un fraseggio "d'epoca" nel senso di pertinenza col linguaggio degli anni
'30, periodo in cui è nato questo brano cantato alle origini dalle Boswell Sisters. Dopo l'esposizione del tema il violino rimane solo e l'effetto trasmesso è quello di una libellula che vola libera e felice fino al rientro della band che sancisce così il vero inizio del solo del violino. Regina, goes ahead! Molto valido il solo del contrabbasso, mentre la batteria sottolinea il brano ritmicamente sul charleston,
Chris Lightcap arpeggia con sicurezza. Sul finale four con
Garnett in bella evidenza sempre molto vario e imprevedibile (esegue anche una bella suddivisione in tre del tempo). Finale a sorpresa con canto del riff da parte di tutti i componenti della band.
Dal CD Motor City Moments del 2000, è eseguito
Love Theme From Spartacus. E' un waltz molto lirico che viene poi raddoppiato in stile "salsa" per il solo di Regina Carter.
La peculiarità principale che si evince della Carter è una buona abilità nel costruire i soli, senza fretta, sempre in modo crescente rispettando il tema.
Nel finale, la band riesce ad emulare un habitat naturale con le percussioni che richiamano suoni di ruscelli, la Carter con il il fischio e note acutissime strisciate sulle corde imita il canto degli uccelli. Poi pizzicando sulle corde del violino esegue alcune scale
indiane che sembrano provenire da una marimba e la batteria con bacchette ovattate sul timpano ricorda il suono delle tribù...Pare di essere in Amazzonia o in una foresta africana e, infatti, tutto ciò diventa introduzione ad
Afro Blue , chiaro tributo alla terra madre.
Qui si vede
Mayra Casale che mediante uno djembè sfodera grande energia incitata e supportata dal resto della band. Sul finale, coro con battito di mani a ritmo. Un'esecuzione molto coinvolgente.
Di continente in continente, non poteva mancare l'amore che Regina Carter ha per la musica argentina esplicitato attraverso
Oblivion, di Astor Piazzolla. Che dire di una perla così splendida come questo pezzo? Va ascoltato in silenzio e il lirismo dell'interpretazione di Regina Carter col suo violino hanno esaltato ancora di più la bellezza unica di questo brano.
Il concerto, come è consuetudine al Blue Note, termina così dopo un'ora. Devo riconoscere che non sono partito come cultore della musica di Regina Carter ma quando si ascolta musica dal vivo suonata ad un certo livello, non si può non rimanerne favorevolmente colpiti. Accenti suonati all'unisono dopo fugaci cenni, obbligati perfetti, cambi ritmici, finali ben costruiti e mai improvvisati, nessuna pausa tra un brano e l'altro, dinamica e suoni molto ben calibrati, nessuna sovrapposizione, ruoli dei componenti della band quindi ben definiti ed estremamente funzionali al risultato finale...Insomma tutto quello che serve per potersi definire professionisti e artisti al tempo stesso. In questo, Regina Carter gioca un ruolo fondamentale poichè offre molto spazio ai partner e quando prende in mano le redini è attentissima nell'ascolto per cogliere ogni spunto in tempo reale.
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15/11/2009 | I Triad Vibration al Blue Note di Milano: "Una bellissima serata, il sound dei Triad Vibration è coinvolgente, energetico, ipnotico, riporta alle radici...si passa da contaminazioni jungle, tribali, funky, etniche a influenze world music, jazz, latin jazz, blues, e addirittura house." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 07/08/2004
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