Regina Carter nasce
a Detroit, città cosmopolita, che le offrirà l'opportunità di essere attorniata
da differenti culture. Ciò influenzerà la sua stessa formazione culturale che le
ha permesso di interessarsi in modo aperto a tutta la musica dalla classica,
origine del suo percorso formativo, fino al jazz senza trascurare la musica folk
o il pop da cui tuttoggi attinge per il suo repertorio. Ha inciso vari CD tra
cui si possono segnalare
Rhythm of the Heart,
nel
1999,
che vede la partecipazione di
Cassandra
Wilson e Kenny Barron con cui, nel
2001,
ha inciso in duo
Freefall. La sua
carriera di violinista l'ha portata sino all'invito da parte della città di
Genova a suonare il celebre violino di Niccolò Paganini. Denominato "Il
cannone", costruito da Giuseppe Guarneri detto Del Gesù nel
1742,
fu donato alla città di Genova nel
1840,
alla morte di colui che probabilmente è ancora oggi il più grande violinista di
tutti i tempi. Ovviamente tale invito non ha potuto non suscitare grandi
polemiche subito smorzate dopo l'esibizione di
Regina Carter al Teatro
Carlo Felice tenutasi il 30 dicembre
2001
dinanzi ad una platea che le ha saputo tributare un gran consenso. Il tutto è
diventato anche il CD
Paganini: After a dream.
Abbiamo incontrato Regina
Carter tra il primo e il secondo set del concerto tenutosi al Blue Note di
Milano il 7 luglio
2004.
JI:
So che hai utilizzato il metodo Suzuki, ci puoi dire qualcosa in merito?
RC: E' un metodo giapponese
che si utilizza per insegnare musica a bambini sin dall'età di due anni e
consiste nell'insegnare allo stesso modo in cui i bambini imparano a parlare a
casa, imitando ciò che si ascolta. C'è molto ear training e ciò che si ascolta lo
si deve ripetere suonando o cantando e così si impara il proprio strumento.
Tutti coloro che studiano lo stesso metodo nel mondo procedono allo stesso
modo...se si è sul book 1 o sul book 2 si suona la stessa musica inoltre, una
volta all'anno, gli insegnanti di tutto il mondo si incontrano per un grande
congresso.
Ritengo che sia un ottimo metodo poichè pur non imparando a leggere la
musica, si impara a suonarla in modo diretto abbastanza velocemente e penso che
ciò mantenga attivo l'interesse dei bambini per la musica anche perchè altrimenti sin
dall'inizio si devono acquisire tutti gli aspetti tecnici e ciò è molto
noioso...
JI: Quindi hai iniziato
ad utilizzare il tuo cuore piuttosto presto...
RC: (ride...)...e voi lo
prendete, grazie...
JI: Qual
è il tuo
approccio alla musica, so che ti piacciono molti stili differenti...
RC:
Se ascolto un pezzo che mi piace allora lo provo e lo suono, ma
prima devo vedere se funziona sul mio strumento, se funziona per me, perchè
non tutto funziona; mi piacciono così tanti stili e ciò penso sia dovuto alla
città in cui sono cresciuta (ndr. Detroit) che è stata effettivamente una
città molto atipica. Ero circondata da molte culture di gente di ogni tipo e ciò
senza dover lasciare gli Stati Uniti. Essere immersa nella loro musica, nella loro
cultura, nel loro cibo è stato molto stimolante per me. Quando ero una bambina la
cultura di ognuno era come un'ambizione; a me sembrava che tutti avessero una cultura mentre io
non sentivo di averne una ed ecco perchè ho catturato la cultura circostante...esterna
agli Stati Uniti.
JI: Ho
letto che hai anche
interesse per la musica indiana...
RC: Sì...più o meno ogni musica che esiste nel mondo
ha strumenti a corda siano essi il violino o qualcosaltro di simile.
JI: Utilizzi effetti
speciali?
RC: ...Non uso effetti
esterni, uso il violino da solo. Utilizzo gli armonici, "finti" armonici, presi
con le dita, e
cerco di fare alcune cose con l'archetto per ottenere un suono che sia in alcuni
casi simile alla chitarra. E' tutto ottenuto con quanto si possa fare di naturale
sullo strumento. Quando ero più giovane avevo tutti quegli effetti a pedale ma
trovo che in primo luogo non voglio trasportarmi tutta quella roba e inoltre
trovo che sia molto più eccitante provare ad ottenere quei suoni dallo strumento in
modo naturale.
JI: Che tipo di violino
utilizzi?
RC: E' un vecchio violino
tedesco...
JI: Ha un soprannome?
RC: No, non ce l'ha...(ride
divertita)
JI:
Cosa ci vuoi dire a riguardo del duo con Kenny Barron
RC: E' stata un'esperienza
entusiasmante. La prima volta che abbiamo suonato insieme c'è stata come una
connessione, una connessione musicale,
…non ci potevamo neanche guardare l'un
l'altro, suonavamo cose che non avevamo mai suonato prima stando nello stesso posto allo
stesso tempo...ci sono voluti cinque anni per poter pianificare questa seduta
di registrazione insieme e per me è stato davvero speciale poichè è stata una
registrazione completamente dedicata all'arte, alla musica; non c'era nulla da
tenere in considerazione riguardo le vendite, nulla da parte delle case
discografiche, nulla di tutto ciò. Siamo giusto andati nello studio, abbiamo
entrambi portato un elenco di brani che ci piaceva e li abbiamo suonati. Se
funzionava registravamo, altrimenti no. Mi ha catturato questa cosa. E' stato
come un regalo perchè non dovevo preoccuparmi dell'esterno...aver timore...è
stato solo
musica.
JI: Ti piacerebbe
ripetere questo tipo di esperienza magari con qualcun altro?
RC:
Sì, ho avuto il piacere di suonare in un concerto con il gruppo di Christian Mc Bride
proprio un paio di settimane fa. Con Geoff
Keezer, che suonava il piano,
abbiamo eseguito un pezzo completamente improvvisato. Non avevo mai suonato
prima con Geoff e credo nuovamente di aver avuto una specie di connessione musicale, perciò
mi piacerebbe lavorare con Geoff, fare qualcosa di simile, magari in futuro.
Ringraziamo Regina Carter per il tempo concesso
salutandola augurandole di gioire sempre per la sua musica.
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Data pubblicazione: 08/08/2004
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