Flaminio Jazz - Antibemusic
S.r.l.
www.berardijazzconnection.com
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Berardi Jazz
Connection
The Way I Like
1.
Off side
2. Jive samba
3. Walking with my sons
4. Estou falando de amor
5. The first lights
6. Over leaf
7. Mr Rhodes
8. The way i like
9. Amorio
10. Una mas
Ettore
Carucci - Piano, Fender Rhodes
Francesco
Lomagistro - Drums, Percussions,Vibes
Giuseppe
Bassi - Double Bass
(track
2, 3, 4, 5, 6)
Marco
Bardoscia - Double bass
(track
1, 7, 8, 10)
Christian Lisi - Double
bass
(track 9)
Paola Arnesano - Voice
(track 4)
Vincenzo Presta - Tenor
sax
(track 1, 3, 7, 8, 10)
Emanuele Coluccia - Tenor
sax
(track 1, 3, 7, 8, 10)
Andrea
Sabatino - Trumpet
(track
1, 3, 7, 8, 10)
Guido Di
Leone - Guitar
(track
6)
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Ad un sommario e primo ascolto del disco "The
Way I Like" dei Berardi Jazz Connection si potrebbe frettolosamente
catalogare la loro musica in "nu jazz". Molto ricorda generi esplorati da
musicisti come Llorca, Saint Germain o il nostro
Nicola
Conte (per altro loro conterraneo). Addentrandosi tra le pieghe, giunge
la percezione di un lavoro svolto con attenzione verso un jazz d'annata, eseguito
con rigore e competenza, frutto di anni d'impegno come side-man di
Francesco
Lomagistro e
Ettore Carucci,
così come per i musicisti che li accompagnano in questo lavoro, e con i quali i
Nostri avevano spesso suonato in passato.
Le incursioni tra jazz classico e moderne contaminazioni potrebbero sorprendere
alcuni "puristi", ma il jazz è ricerca, sperimentazione e libertà di espressione,
ed allora ben vengano le nuove idee, purché foriere di un messaggio autentico e
spontaneo. Alcune partiture risultano fuori dubbio già ascoltate, alcuni temi già
sviluppati, in ogni caso qui coerentemente legati armonicamente l'uno all'altro
da una struttura portante che ha un preciso sviluppo logico, dalla quale traspare
comunque una vena compositiva colta e raffinata, in virtù di una ricerca di una
collocazione che renda i Berardi Jazz Connection identificabili. Di certo
"The Way I like" non si presenta come un'opera innovativa, anzi; lascia però
favorevolmente colpiti il fraseggio passionale ed intenso tra la batteria di
Lomagistro
ed il piano e il Fender Rhodes di
Carucci,
a tratti intenso e meditativo e dotato di tecnica impeccabile, così come appare
ineccepibile il feeling tra i musicisti tutti.
Forse proprio tutto ciò avrebbe fatto sperare in qualcosa di più incisivo
e ricco di contorni e sfumature armoniche. Resta comunque nel complesso un disco
non solo "decorativo", dall'ascolto facile e piacevolmente scorrevole, oltre che
tecnicamente inappuntabile, sempre in bilico tra spunti classici e di smooth jazz.
Si apprezza qualche richiamo a ritmi latini, come per "Estou
Falando de Amor" ottimamente cantata da Paola Arnesano
(che ne è anche l'autrice), oppure l'accattivante groove di "The
First Lights" di Lomagisto, nella quale, ipnotica la prima parte,
diviene quasi una suite bop nella seconda; trascinante samba quella di "Over
Leaf" con
Lomagistro
al vibrafono, così come l'omaggio all'ars compositiva di Nat Adderley con il
brano "Jive Samba",
dove è la tromba a mancare, egregiamente sostituita dal piano di
Ettore Carucci.
A chiudere il disco è "Una Mas"
di K. Dorham, secondo brano non originale dell'intero disco, in un'efficace coloritura
di fiati con i tenori di Vincenzo Presta e Emanuele Coluccia e la
tromba di Andrea
Sabatino in evidenza a suggellare con sound metropolitano il lavoro
tutto.
L'esordio dei Berardi Jazz Connection e dell'etichetta Flaminio
Jazz può essere considerato tutto sommato positivo. Qualche perplessità resta,
quel tanto per incuriosirci nell'attesa di un nuovo lavoro, qualcosa che stavolta
non lasci con qualche incertezza di troppo. Per dovere/piacere di gossip il nome
del gruppo nasce dalla via di Taranto dove i Nostri avevano allestito la loro sala
prove.
Franco Giustino per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 19/08/2006
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