Four - 2006
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Nino Di Leone
Quel che non si fa più
1. Ma non eternamente (Nino e Guido Di Leone)
2. Preambolo
3. Borsalino (Bolling)
4. Quando un cantante è triste (C. A. Rossi)
5. Fumo negli occhi (J. Kern)
6. Senza cerini (L. Luttazzi)
7. Fumo la pipa (F. Batacchi)
8. Sweet and lovely (Arnheim)
9. Quel che non si fa più (G. Garvarentz)
10. Il capello (C. A. Rossi)
11. Teresa non sparare (Buscaglione - Chiosso)
12. On the sunny slde of the street (J. Mc Hugh)
13. Una riprovevole carenza (Adrenalina) - La terapia del whisky (Giacobelti - Savona - Ferrio - Chiosso)
14. Un po' di latte (fa sempre bene) (Giacobelti - Savona - Ferrio - Chiosso)
15. Amico whisky (G. Cichellero)
16. Whisky facile (Buscaglione - Chiosso)
17. Core 'ngrato (Catarì, nomi femminìli e personaggi pittorici) (Cardillo)
18. Le donne (A. Martelli)
19. Canti nuovi (Armando Gil)
20. Vivere (C. A. Bixio) - L'hai voluto te!
Pericolo n.l - Donna riccia (Bonagura - Modugno)
21. Maramao (Consiglio - Panzeri)
22. Is you ìs or is you ain't (B. Austin - L. Jordan)
23. There will never be another you (H. Warren - Gordon)
24. l've only eyes for you (H. Warren) - They can't take that away from me (G. Gershwin)
25. The contìnental (Conrad)
26. Pigliate 'na pastiglia - 'A sonnambula (R. Carosone - Alfieri)
La pansé - Chella lIa' (Rendine - Pisano - Taccani)
27. Ho bevuto (G. Kramer)
28. Una sigaretta (Buscaglione)
Nino Di Leone - piano, voce Luciano Bellomo - contrabbasso Guido Di Leone - batteria
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Nino Di Leone è un musicista d'altri tempi. Il suo stile coinvolgente
lo vede calzar le vesti del cantante-showman dell'era Swing, ed allo stesso tempo
ricorda, con i piccoli e ricorrenti intervalli fra un brano e l'altro, un intrattenitore
di qualche piccolo cabaret che si diletta a far sorridere il proprio pubblico.
Il disco in questione, dall'allettante titolo "Quel
che non si fa più", ci mostra l'artista pugliese stupendamente a proprio
agio, accompagnato dal contrabbasso di Luciano Bellomo e da
Guido Di Leone
alla batteria, che si prodiga lungo tutta una serie di piacevoli brani d'annata
categoricamente obliati dalle odierne proposte televisive e, ahimé, radiofoniche:
dimenticati cioè dai palinsesti di quell'apparecchio divenuto celebre e popolare
proprio grazie alle melodie che ora abbandona con rozza irriverenza. Ma Nino - viene
spontaneo chiamarlo per nome, dopo essere entrati in confidenza con il suo modo
allegro e smaliziato di presentarsi - ha ben chiari i propri propositi e dipana
lungo la serata (il disco infatti è una registrazione dal vivo nel locale in cui
si esibisce, eccezion fatta per il primo brano) questi motivi che in fondo lasciano
sempre la sensazione di far parte di un ambiente passato certo, ma inspiegabilmente
assimilato e vivissimo nel nostro patrimonio musicale. E' davvero difficile non
lasciarsi coinvolgere quindi dalle melodie semplici e trasognanti di questi Swing
o Blues più popolari, legati proprio al mondo dell'entertainment che va dagli anni
'30 fino ai '50 e che ci riportano titoli come "Smoke gets
in your eyes" "Il Capello" "Whisky
facile" o la classica ma inaspettata "Maramao".
Viene da sorridere mentre si ascoltano motivi che quasi per istinto si intendono
legati al suono sommesso ed un po' gracchiante di qualche vecchio disco vinile,
magari addirittura un 78 giri, ed invece ci appaiono limpidi e paradossalmente attuali,
dimostrando oltretutto come la musica "commerciale" di allora fosse ben più valida
di quella di oggi.
Inoltre, a supporto della già piacevole riscoperta di queste musiche il
nostro camaleontico musicista veste l'abito dell'istrione sorridente ed introduce
quasi tutti i brani ed ogni strumentista con brevi intervalli a cavallo fra una
canzone e l'altra, o si dilunga su qualche curiosità riguardo a ciò che sta per
farci ascoltare. Il modo di parlare è un po' teatrante, quasi spensierato, per un
pubblico certamente divertito da un programma quasi organizzato per temi che raccontano
appunto "quel che non si fa più", il fumo, il whisky, le donne con grande
simpatia ed ironia (si ascolti "La terapia del whisky"
o "Un po' di latte").
Oltre alla forma con cui presenta il proprio lavoro, c'è anche da considerare
che Nino Di Leone è un musicista totalmente autodidatta, artista per passione
e jazzista vero, coerente con la propria musica soprattutto nella piacevole condivisione
del palco con amici musicisti di passaggio, assieme a cui imbastisce brevi jam-session,
ampliando così l'organico sul palco dal semplice trio di partenza. Egli fa della
semplicità la propria insegna e grazie al sensibile tocco sui tasti del pianoforte
centra perfettamente l'obbiettivo. Impossibile infatti, durante l'ascolto, non immaginarsi
il classico e forse stereotipato locale night velato da luci soffuse, sul cui palco
si esibisce la Jazz band del momento, avvolta da una nube di fumo (quando Veronesi
ancora non dettava legge) e dall'odore pregnante di drinks ed alcolici.
I brani proposti, 28 in totale, rimettono in luce grandi nomi: il Gershwin
di "They Can't Take That Away From Me" passando
per Buscaglione, McHugh, dal grandissimo Renato Carosone ad
Armando Gil. Durante l'ascolto non si sente la necessità di identificare
degli esempi più o meno efficaci di altri, perché oltre ad una certa omogeneità
stilistica, costituita dai tipici arrangiamenti e melodie Swing, c'è da osservare
che non è sulla tecnica ma sulla qualità che si punta tutto; non avrebbe senso voler
isolare dei brani ed analizzarli, per così dire, slegati dall'insieme, se si considera
a monte il proposito del musicista: costituire la colonna sonora, l'elemento portante,
di una serata che ha avuto fisicamente luogo in un piano bar, e quindi immune ad
una fredda analisi critica compiuta sulla registrazione dell'evento. Come lo stesso
Nino spiega in "Preambolo", la sua maniera di
esprimersi più usuale e salda è proprio quella dello show dal vivo, ma sia ben chiaro
che c'è una profonda differenza fra un concerto di Jazz e lo show di questo artista,
proprio perché quest'ultimo comprende non solo la musica, ma anche l'ambientazione,
le parole, il rapporto stretto e ravvicinato col pubblico e, perché no, anche la
dimensione essenziale del divertissement, connotazione "commerciale" inscindibile
dal modello musicale cui si fa riferimento.
Una volta terminato l'ascolto del disco l'impressione è decisamente positiva,
anche se purtroppo dinanzi a questo lavoro si prova inevitabilmente il rammarico
di non aver potuto assistere alla serata, che sicuramente ha reso la musica ancor
più coinvolgente e vibrante di quanto non appaia già dalla registrazione sul disco,
comunque una valida consolazione assieme, come si apprende durante l'ascolto, ad
un buon whisky on the rocks ed alla voce "aspra e cavernicola" di Nino.
Achille Zoni per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 30/03/2007
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