|
|
|
|
|
|
Anita O'Day e Karrin Allyson al Blue Note di New York
New York, 23 luglio 2003
di
Laura Pigozzi
Il 23 luglio
2003, a New York, sul palco del mitico
Blue Note, si sono alternate una grande leggenda del passato ed una nuova
stella del jazz americano.
Ha aperto la serata una Anita O'Day arzilla, minutissima e spiritosa nei suoi 84 anni. La sua voce ha rivelato ancora uno swing straordinario ed una capacità fuori dal comune di stare sul palco e di saper scherzare musicalmente, con gusto, mestiere, ma anche con autentica complicità, coi musicisti che la accompagnavano:
Bob Kaye al piano, Eddie Cacavale alla batteria e Chip Jackson
(bravissimo) al basso. Eppure la sua voce rivelava, contemporaneamente ai fasti di un tempo, anche i drammi più recenti. Non sono, infatti, solo gli anni - tanti - quelli che si sentono nella grana della voce della O'Day:
vi si avverte anche la dolorosa storia della dipendenza dall'eroina che ha segnato la sua vita negli anni '60, portandola ad un passo dalla morte nel
'69. Il suo impasto vocale rivela chiaramente il dramma, con la stessa trasparenza con cui lei stessa racconta - nella sua autobiografia
High Time, Hard Time,
pubblicata nell'81 - sia i suoi successi straordinari, che l'intera vicenda di questa dipendenza, da cui alla fine uscì, ricominciando anche a lavorare. La sua esibizione ha commosso e toccato noi privilegiati ascoltatori di una voce che rivelava certamente una vita difficile,
ma anche piena
di quel temperamento e coraggio che ancora oggi sostiene questa artista che ha
vissuto così intensamente gli anni più esaltanti del jazz. Una voce in cui si
poteva leggere la partitura di una vita intera.
Qualche nota biografica: Anita Bell Colton nasce a Chicago, il 18 ottobre
1919
e debutta all'età di 10 anni. Negli anni
'30
cambia il suo cognome in O'Day e comincia a cantare nei jazz club con la band di Gene Krupa e la tromba di
Roy Eldridge. Il loro
Let me off uptown, divenne un popolare successo, forse anche grazie all'ottimo impasto tra la voce della O'Day e la tromba di Eldridge. Negli anni quaranta Anita venne eletta dalla rivista Down Beat, Nuova Star dell'Anno e comparve tra le prime cinque cantanti di big band. Lavorò anche nella band di
Woody Herman e Stan Kenton. Il grande successo arrivò alla fine degli anni
'40. Fece coppia fissa col batterista
John Poole, con cui suonò per altri 32 anni. Il suo album
Anita, prodotto dalla Verve, elevò la sua carriera verso uno stabile successo. Lavorò, per ricordare qualche nome, con Louis Armstrong,
Dinah Washington e Thelonious Monk.
Pochi minuti dopo l'esibizione di Anita O'Day, l'emergente Karrin Allyson, arriva sul palco con grinta e sicurezza, in un contrasto impossibile da non notare, con la minuta e delicata Anita, che ne era appena scesa, un po' malferma, sulle sue rigide gambe di anziana signora.
Arriva dall'ultimo successo alla
Carnegie Hall di New York, dove, si è esibita - con altre star - al concerto corale in memoria di
Ella Fitzgerald.
Apprezzata e notata dalla critica americana, la Allyson emerge nel '90, distinguendosi come scat singer. La sua formazione musicale, oltre ad un diploma in pianoforte, mescola il folk, suo primo amore, con il jazz più sofisticato e con la solidità stilistica dei pezzi del repertorio francese di Jacques Brel e di quello, raffinatissimo, della bossa nova.
La sua voce è più sensuale che potente con uno scat abile e preciso che non fa rimpiangere troppo un range vocale non acutissimo. Karrin esibisce infatti uno scat molto educato e studiato, forse un po' a spese della spontaneità, ma certamente impeccabile e sicuro. Si muove con sensualità sul palco, soprattutto nelle bosse, ma anche con autorevolezza nel rapporto con i suoi musicisti del Kansas che la seguono sempre: il mirabilissimo chitarrista
Danny Embrey, vero pilastro della band e poi Bob Bowman al basso e
Ron Vincent alla batteria. E, naturalmente, la Allyson al piano.
Qualche nota biografica e discografica su Karrin Allyson: nasce nel Kansas, ma cresce nei dintorni di San Francisco. Studia pianoforte classico e canta folk. Nell'87, dopo l'università, comincia ad esibirsi regolarmente nel nightclub di Kansas City di proprietà dello zio. Decide di vivere in quella città. Nel '92 firma con l'etichetta
Concord Jazz, il suo primo disco
I Didn't Know About You. Crea la sua band con musicisti di Kansas City, con cui incide la maggior parte dei suoi lavori. Nel '99 esce
From Paris to Rio, album di pezzi francesi e brasiliani, che affinano i suoi canoni stilistici. Il lavoro del 2001
Ballads:Remembering John Coltrane, le valse due nomination al Grammy. L'album del 2002,
In Blue, contiene nuove versioni di pezzi di Mose Allison, Joni Mitchell, Gershwin e Abbey Lincoln.
Una serata molto appagante, insomma, che ha permesso di godere di due artiste tanto diverse, per esperienze ed epoche storiche, ma accomunate da un grande temperamento jazzistico ed un sicuro impatto scenico.
15/11/2009 | I Triad Vibration al Blue Note di Milano: "Una bellissima serata, il sound dei Triad Vibration è coinvolgente, energetico, ipnotico, riporta alle radici...si passa da contaminazioni jungle, tribali, funky, etniche a influenze world music, jazz, latin jazz, blues, e addirittura house." (Eva Simontacchi) |
|
Invia un commento
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
Questa pagina è stata visitata 11.628 volte
Data pubblicazione: 11/08/2003
|
|
|
|
|