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Lusi / Masciari Quartet
Rune
Blue Serge 2010 Distribuzione Egea
1. Roosevelt Hospital (Masciari)
2. Quarzi e ametiste (Masciari)
3. Cinque Rune (Lusi)
4. Milano Minori (Masciari)
5. Man-Go Jam (Manzi)
6. Speak Low (Weill / Nash)
7. Melody (Lusi)
Gianluca Lusi
- tenor & alto sax, clarinet
Luigi Masciari - guitar
Gianluigi Goglia - electric bass
Massimo
Manzi - drums
Guest: Pino Jodice: piano / Andy
Gravish: trumpet
Due anni fa la band ideata da
Gianluca Lusi
e Luigi Masciari pubblicava l'album "Gotha 17" [Splasc(h) Records
2008], raffinata e personale rivisitazione delle
dinamiche forme cromatiche provenienti dai maggiori esponenti di quel movimento
musicale che prese l'appellativo di bop, ottenendo un sensibile successo
di critica e platea. La linea fortemente evocativa dimostrata dai due strumentisti
non si è minimante sopita in questo lasso di tempo, confermandosi con "Rune"
amanti spassionati e studiosi meticolosi di questa matrice del jazz, la prima a
dimostrare una maggiore libertà armonica ed una musicalità davvero rivoluzionaria.
A partire da questa scelta l'intero ensemble si muove alla ricerca di nuove
vie d'uscita, influenze musicali intime che colorino i brani con sfumature personali
e liriche, nel tentativo di donare un sapore del tutto innovativo ai dialoghi "colti",
ragionati, sia dal punto di vista filologico che esecutivo.
Ad accompagnare il duo Lusi/Masciari vi è una band di strumentisti scelti
appositamente per l'eccellente padronanza del proprio strumento, come il bassista
Gianluigi Goglia ed il drummer
Massimo
Manzi. Special guests di rilievo coronano l'ambizioso progetto:
il raffinato pianista Pino Jodice ed il virtuoso trombettista statunitense
Andy Gravish.
Ascoltando questa registrazione veniamo immersi già dal primo brano "Roosevelt
Hospital" in sonorità seducenti, eleganti, travolgenti, che conquistano per
l'accuratezza nella scelta dei particolari sonori dei quali Masciari sembra
essere particolare cultore con spazi di creatività cromatica davvero notevoli. Ogni
nota dell'album trova la sua naturale collocazione all'interno degli equilibrati
arrangiamenti, dei quali artefici sono gli stessi Lusi e Masciari
ad eccetto di "Man-go Jam" di
Massimo
Manzi (session dinamica e virtuosa tra basso e batteria in stile
acid funk) e di "Speak Low", evergreen di rara bellezza scritta
dal duo Weill/Nash.
Molto interessanti le invenzioni dello shorteriano
Gianluca Lusi
nel brano "Quarzi e Ametiste", dove il sassofonista e clarinettista
disegna emozionanti e forbite forme sonore su di un background armonico che
varia tra spazi di tensione coinvolgenti a momenti di quiete carichi di pathos.
Le tante variazioni melodiche interagiscono in un panorama rarefatto ed avvolgente,
mirate ad un unico centro emozionale attraverso un fraseggio ben delineato, agile
nel pensiero improvvisativo, intimo e di spessore cromatico chiaroscurale: la sua
maturità appare distinta da una caratteristica chiarezza e melodiosità quanto da
un tocco cristallino e tecnicamente impeccabile, impalpabile nelle evoluzioni aeree
e nelle decorazioni fluide ed intense.
Le evidenti tracce di un movimento storico-musicale così improntato sulla libertà
stilistica è evidente soprattutto dal punto di vista della qualità del suono dei
singoli strumenti. In questo senso le forme esecutive dei due band leaders
sembrano particolarmente curate e personali nei confronti proprio groove,
nella scelta dei tempi come dimensioni interiori espresse secondo forme immediate
e tutt'altro che accademiche, anche quando è il blues più meditante a prender forma
("Milano Minori") oppure un vigoroso bop ("Cinque Rune") o l'esecuzione
di un riff teso ed immaginativo ("Speak Low").
Spesso Masciari sottopone la propria fertile immaginazione ad evoluzioni
robuste ed equilibrate, vicine alle scelte taglienti e viscerali di un
Mike Stern
o di un John Scofield,
adottando sulla chitarra elettrica un suono aspro, talora distorto, in cui è evidente
la lezione del jazz rock e dell'esperienza di un John Mclaughlin, nella ricerca
di quell'essenzialità "davisiana" cui l'impostazione jazzistica non viene mai meno.
L'interplay della ritmica appare ben controllato, elegante e fantasioso
nel timing di Goglia e Manzi, in lineare intesa con la rotondità
non convenzionale del piano di Jodice e con la spazialità piena di slanci
di un trombettista dal limpido e volante eloquio quale Gravish.
Come da noi indicato nelle Note di Copertina – si perdoni l'autocitazione - "il
talento non basta: preferiamo persone autentiche, artisti coerenti, acuti quanto
umili; preferiamo ascoltare fisicamente immersi nel sound, convinti che la fisicità
non sia solo nel sentire ma anche nell'eseguire, in quel rapporto tattile con lo
strumento che arriva sempre al cuore di chi ama la musica. Abbiamo bisogno di segni
umani, non di stupori".
Il sentimento moderno che si ascolta in queste sette tracce è travolgente e di
alto livello musicale. Dal punto di vista dei contenuti la registrazione supera
anche l'ottima performance ottenuta in "Gotha 17" e siamo certi che
anche il pubblico non potrà rimanere indifferente di fronte ad un lavoro di tale
spessore.
Fabrizio Ciccarelli e Andrea Valiante per Jazzitalia
Intervista Lusi/Masciari
di Fabrizio Ciccarelli
Come nasce questo secondo progetto Lusi / Masciari?
Masciari: Dopo la realizzazione del disco "Gotha 17",
pubblicato nel 2008 dalla Splasc(h), siamo stati
in giro per l'Italia per la promozione e abbiamo sperimentato diverse formazioni,
oltre a quella con cui avevamo registrato (Iodice, Pirozzi). In particolare, l'incontro
con
Massimo Manzi e Gianluigi Goglia è stato molto interessante,
tanto da indurci a pensare ad un nuovo disco, con sonorità diverse dal primo, in
cui valorizzare le caratteristiche della nuova ritmica.
Com'è stata vissuta la collaborazione nel disco con Andy
Gravish e
Massimo Manzi, e ripetuta
nei live in giro per l'Italia?
Lusi: Andy Gravish è un grande artista, con
cui avevamo avuto modo di suonare dal vivo in alcuni concerti. è un vero professionista,
sempre pronto a mettersi in gioco, aperto alle nuove idee ed al dialogo con i musicisti.
Dunque è stato un vero onore poterlo avere ospite nel brano "Cinque Rune", una mia
composizione. La collaborazione con
Massimo
Manzi, invece, è più radicata, perché lo conosco da anni, fin dalle
mie prime esibizioni. Massimo ha portato in questo progetto, oltre alla sua innegabile
qualità di batterista, anche l'entusiasmo necessario per creare un'atmosfera di
lavoro estremamente rilassata e proficua.
E in generale l'atmosfera durante l'incisione?
Lusi: Direi un clima di grande amicizia, rilassatezza
e voglia di fare. Nonostante fosse la prima "vera" esperienza in studio con questo
ensemble il feeling è stato immediato. Tutto ciò è stato possibile grazie ai nostri
"compagni di viaggio" che oltre ad essere dei formidabili musicisti, sono persone
dotate di grande sensibilità umana.
Nel cd è presente come unico brano non originale "Speak
Low", una vostra interpretazione davvero interessante... Come mai questa scelta?
Masciari: Merito di un grande contrabbassista arrangiatore
come Stefano Cantarano. Anni fa mi mostrò questo splendido arrangiamento
di Speak Low, ne rimasi talmente colpito che
decisi di introdurlo subito nel repertorio del nostro quartetto e di registrarlo
alla prima buona occasione.
Che ruolo ha la composizione nel vostro percorso artistico?
Masciari: Nel mio caso, la composizione nasce dall'esigenza
di combinare una spinta creativa con lo studio della tecnica e dell'improvvisazione,
che mi porta ad esplorare le potenzialità del linguaggio jazzistico in tutte le
sue manifestazioni.
Gianluca, qualcuno ti ha paragonato a Shorter...
Lusi: Sicuramente sono lusingato; Wayne è uno dei miei
punti di riferimento, soprattutto a livello compositivo,dove lo considero per certi
aspetti inarrivabile…spero quindi di essere sulla buona strada e ringrazio per il
complimento.
Gianluca, che cosa significa essere sassofonisti in
Italia?
Lusi: Posso rispondere a questa domanda riferendomi
al caso specifico del jazz che quindi mi riguarda. Oggi in Italia ci sono molti
eccellenti musicisti anche tra i "giovani" e gli "spazi" dove potersi esprimere
sempre meno, c'è così una grande concorrenza e quindi un livello medio molto alto.
Ancora di più tra i sassofonisti è evidente questa competizione per l'importanza
che storicamente ha questo strumento nel jazz.
In che modo avete scoperto la passione per il jazz?
Masciari: Il jazz mi affascina perché è un genere in
cui lo strumento è fortemente valorizzato, ma il discorso tecnico non è mai fine
a se stesso. Il jazz nasce infatti come musica di fusione in cui si incontrano diverse
culture e dunque esprime un'universalità ed un'umanità che mi toccano profondamente".
Lusi: Prima dell'estate del
2000 avevo ascoltato qualcosa ma senza poter approfondire, anche perché
stavo finendo gli studi al conservatorio. Poi quell'estate in occasione di un seminario
in Slovenia, conobbi il sassofonista Peter Epstein che teneva un corso di improvvisazione
jazz; rimasi talmente affascinato da quelle sonorità e dal suo linguaggio che capii
quale sarebbe stato il mio percorso musicale.
Gigi, come ti sei avvicinato alla musica ed alla chitarra?
Masciari: Da piccolo ho preso lezioni di pianoforte,
ma fin dall'adolescenza la chitarra è diventata il mio strumento, perché amo molto
il rock e mi interessava formare una band con i miei amici. Poi ho cominciato a
prendere lezioni di chitarra jazz e da allora non mi sono più fermato. Ho deciso
di fare della musica il mio mestiere perché questo mi rende felice e perché non
potrei fare nient'altro con altrettanta passione.
Qual è il primo concerto che ricordate?
Masciari:
Pat Metheny
group nel tour di "We live Here"… un concerto carico di emotività…
Lusi: Quest'esperienza è sempre legata alla Slovenia:
nelle due settimane di corso la sera c'erano sempre concerti dal vivo, sia nei locali
che nel teatro Nova Goriza dove Peter Epstein si esibì con due chitarristi sudamericani,di
cui non ricordo il nome; si trattava di un progetto che andava oltre la mia conoscenza
musicale del tempo,chiaramente rimasi sbalordito, quella musica riusciva a trasmettermi
delle sensazioni indescrivibili.
Il primo disco ascoltato? Il primo comprato?
Masciari: Mi vengono in mente le arie cantate dalla
Callas, che risuonavano in casa, perché mia nonna è sempre stata appassionata di
lirica". Comprai "Thriller" di Michael Jackson. Avevo circa sei anni ed ero un suo
fan…
Lusi: Francamente non ho un ricordo nitido di ciò che
ascoltavo da bambino… in compenso ricordo il "mio" primo disco di jazz: "Charlie
Parker with strings".
Qual è il brano che vi sarebbe piaciuto scrivere?
Masciari: "Blue In
Green" di
Bill Evans:
dieci battute, con un mondo dentro!
Lusi: "Infante eyes"
di
Wayne Shorter… perchè riesce a sintetizzare tra le righe la storia
di un linguaggio complesso come quello del jazz.
Quali musicisti vorreste essere?
Masciari: Dipende dalla giornata! In realtà, però,
ciò che vorrei non sono i mille talenti dei grandi, ma la loro capacità, che è unica,
di esprimere il loro mondo.
Lusi: Premettendo che "da grande" vorrei essere
Gianluca Lusi,
i musicisti dai quali traggo maggiore ispirazione sono l'altista Cannonball Adderley
ed il tenorista
Michael
Brecker. Pur essendo diversi hanno qualcosa in più come fluidità di
fraseggio, libertà armonica, suono… tutte cose che non puoi inventare, ma sono il
risultato di una vita di studio.
Luigi, mi viene allora spontaneo chiederti quali album
hai ascoltato ultimamente?
Masciari: Ho ascoltato davvero con piacere l'ultimo
disco che
Danilo
Rea ha realizzato per "L'espresso"; un lavoro essenziale che
va dritto al punto: fare musica…
Tre nomi per la classica, tre per il rock, tre altri a
vostra scelta.
Masciari: Per la classica: Bach, Mozart
e Rachmaninoff. Per il rock: Hendrix, Zappa ed i Genesis.
A mia scelta: A. Holdsworth, K. Wheeler e Joe Henderson.
Lusi: Per la classica: Brahms, Debussy,
Stravinsky. Per il rock Led Zeppelin, Pink Floyd e Jimi
Hendrix. A mia scelta: G. Benson, B. Evans, K. Jarrett.
Chi di voi vuole dirci quali sono i vostri progetti futuri?
Lusi: Ho imparato a non fare progetti, perché il futuro
dipende dagli incontri, dagli stimoli e dalle esperienze che facciamo. Mi auguro
che siano tanti ed interessanti, come è stato finora.
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Data pubblicazione: 04/09/2010
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