Elba Jazz
Renato Sellani e Danilo Rea
Marciana Marina - 9 luglio 2008
di Marco Buttafuoco
foto di
Luigi Campoccia
Arrivato alla sua terza edizione Elba Jazz si pone già come una
delle realtà più affermate e convincenti del fittissimo cartellone estivo italiano.
La formula è semplice e propone un jazz "mainstream" di qualità alta (il meglio
del panorama nazionale) con una marcata attenzione ai sempre più vasti territori
di frontiera fra musica pop ed afro americana. Da questo nascono scelte come quella
di inserire nella programmazione artisti come Antonella Ruggiero e Ray
Gelato.
C'è un obiettivo chiaramente "divulgativo" nel
palinsesto della rassegna. C' è la voglia di far conoscere il jazz, di renderlo
accessibile ad un pubblico vasto: con artisti come
Danilo
Rea e
Renato
Sellani, con gruppi come quello di
Stefano
Di Battista, con giovani crooner come
Matteo Brancaleoni.
Formula semplice e sicura, utile e vincente, a giudicare dal pubblico
che affolla la suggestiva piazzetta di Marciana Marina. E c' è anche un lavoro di
sostegno al jazz che sarà, dal momento che il cartellone è aperto da un concorso
per giovani emergenti.
Semplicità e raffinatezza quindi, amore per la tradizione ed attenzione
al nuovo: secondo la filosofia del creatore e mecenate di questa iniziativa, lo
stilista Paolo Boggi.
Un duo di pianoforti non è certo una formula molto diffusa nel jazz. Anzi
è probabilmente inedita- Chi scrive ricorda un progetto che Joe Zawinul e
Frederich Gulda, eminente pianista classico (Viennese come il compianto Joe)
portarono in giro anni fa. Ma i due suonavano anche Brahms nelle loro esibizioni,
oltre che jazz. Era, la loro, una formula ibrida. Per quanto abbia cercato in libri
ed annali non mi risulta che due pianisti ispirati alla tradizione afro-americana
abbiano mai lasciato tracce discografiche di una collaborazione. Potrei anche sbagliare
(se qualcuno è informato in proposito si faccia vivo...).
L'occasione del concerto tenuto dai nostri eroi a Marciana Marina, nell'
ambito di jazz festival era quindi ghiottissima. Piazza pienissima, serata tiepida,
ambiente rilassato. Sembrava tutto perfetto.
A rovinare la prima parte è arrivato però un inconveniente davvero singolare.
Un guasto tecnico ha lasciato al buio la pittoresca piazza del paese. Dopo una lunga
attesa il duo è salito sul palco con più di un ora di ritardo sull'orario previsto
e si è messo a suonare in acustico, senza amplificazione alcuna. La scenografica
piazzetta era diventata una specie di teatro surreale dove la musica si sentiva
con difficoltà, in lontananza. Arduo cogliere le sottigliezze melodiche e timbriche
cui i due hanno abituato da anni i loro ascoltatori.
Nonostante
questa difficoltà i due pianoforti sono riusciti a parlare al pubblico. Grazie anche
forse ad un repertorio molto cantabile (canzoni degli anni 50 e 60) e molto noto
anche ad un pubblico non aduso al linguaggio jazzistico. Musica, proprio il caso
di dirlo, a lume di candela. Suggestiva a suo modo.
Dopo alcuni brani in duo la scena è stata tutta di
Sellani
che ha presentato, fra l'altro, un bellissimo medley composto da "Abbassa
la tua radio per favore", hit degli anni ‘30 italiani e dalla malinconica
"Speak Low" di Kurt Weil. Proprio nel corso
di questa celebrazione dai toni smorzati, paradossale in quella piazza illuminata
solo dai lampioni, è tornata la luce ed il concerto è decollato.
I due si sono alternati in sequenze solitarie per tornare poi alla formula
del duo. Conquistando completamente il pubblico, grazie al loro arcinoto senso della
melodia, alla loro eleganza, alla loro compostezza: in una parola alla loro enorme
classe.
Non è che la formula del duo metta in rilievo novità particolari, che
sveli qualcosa di più dell'arte di questi due musicisti. Il loro binomio è semplicemente
una somma, più che una sintesi, di esperienze, di sensibilità e di raffinatezze.
La voce e lo stile di ognuno dei due restano perfettamente riconoscibili nel loro
incontro. Il progetto è ancora un cantiere aperto e probabilmente maturerà qualcosa
di diverso nel futuro. Ma il problema, a ben pensarci, non è nemmeno questo. Perché
i nostri due hanno in realtà dato vita, quando l'Enel lo ha permesso, ad una serata
di musica incantevole. Da gustare per il puro piacere di ascoltare belle melodie,
trasformate con sapienza ed adagiate su uno swing morbido. Intrattenimento di altissimo
livello, fruibile da un pubblico vasto e godibili anche da chi ha, come il sottoscritto,
ha un idea più "tormentata" del jazz. Si respirava una piacevole atmosfera anni
'60 evocata dal tocco bellissimo, commovente, di
Sellani,
un atmosfera da night club all'aperto, in un angolo urbano di grande ancorché semplice,
bellezza.
Rea
ha aggiunto qualcosa in termini di impeto e passionalità, ma è sempre rimasto dentro
le righe: intenso e sommesso allo stesso tempo.
Un progetto da risentire presto.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
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Data pubblicazione: 25/08/2008
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