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Markelian Kapedani Trio
Balkan Bop
Red Records - RED 123322 - 2011
1. Balkan Bop 6. 47
2. Blue Penthaton 5. 29
3. Nashke 3. 39
4. Cous Cous in Tunisia 5. 14
5. Bop Drops 5. 51
6. Remember My Dad 5. 30
7. One For Bud 3. 47
8. Oriental Traveler 8. 24
9. Quickly 5. 31
10. Davaj 5. 39
Markelian Kapedani - pianoforte
Yuri Goloubev
- contrabbasso
Asaf Sirkis - batteria
La musica jazz nasce e si evolve per contaminazioni successive, con periodi in cui
i protagonisti sono impegnati a "sedimentare", a "regolarizzare" le spinte ricevute
dall'esterno e momenti nei quali si avvicendano nuove influenze, altri stimoli atti
a modificare gli equilibri faticosamente raggiunti. Questo è in estrema sintesi
e con parecchia approssimazione l'immagine di quanto è avvenuto e avviene nella
musica afroamericana dalle sue origini in poi. Negli ultimi tempi, ma questa è una
definizione da assumere in senso lato, si sono moltiplicati i tentativi di adattare
il linguaggio jazzistico a realtà nazionali o locali distanti dal centro del sistema,
per aggiungere un qualcosa di diverso, di maggiormente connotato di peculiarità
regionali, ma in grado di comunicare con quanti siano avvezzi a produrre o ad ascoltare
questo tipo di genere musicale. E' in questo ambito che si muove Markelian Kapedani,
pianista albanese con solide basi in studi classici, curiosità intellettuali e un
amore viscerale per il jazz, anche quando si potevano sentire le "blue notes"
quasi clandestinamente in un paese dominato da una dittatura particolarmente chiusa
verso i suoni trasgressivi provenienti dall'occidente.
Dopo la prova in solitudine documentata dalla stessa "Red
Records", con questo "Balkan bop" il pianista, ormai residente
in Italia da alcuni anni, realizza un lavoro indubbiamente e volutamente condizionato
dai ritmi e dalle arie della sua terra. Il disco, per il resto, conferma idee chiare
e scelte di campo altrettanto precise. Kapedani suona con una brillante tecnica
concertistica, a tutta tastiera, con una sicura padronanza dello strumento e un
fraseggio scintillante e evocativo, a seconda delle necessità. Accanto a lui
Yuri Golubev, con il suo basso profondo, rappresenta l'altra voce melodica
del gruppo, oltre a garantire un accompagnamento robusto e intenso. Asaf Sirkis,
da parte sua, è batterista vivace e muscoloso e completa il trio contribuendo al
sound complessivo, anche se, a volte non riesce a contenere la sua energia e risulta
un po' troppo ridondante, oltre il dovuto.
Il disco è di un livello omogeneo e presenta una musica che segue lo schema tradizionale
dei brani bop: esposizione del tema-improvvisazione-ritorno al tema, con successivi
assoli, pur essendo profumata di est europeo o di un oriente più lontano, non trascurando
un retrogusto latino che proviene da Cuba (altra passione di Kapedani).
Si segnalano in particolare "Remember my dad" per il motivo malinconico esplicitato
dal dialogo tematico, impregnato di melodia, di pianoforte e contrabbasso, con Sirkis
che usa con discrezione le spazzole, trattenendo il suo impeto abituale. Rende giustizia
al titolo "Orient traveler" con un ritmo e un andamento di marca balcanica,
ma con tratti vagamente simili ad un ballo argentino, in stile "Ultimo tango
a... Tirana".
In conclusione un lavoro che ci dimostra come l'interesse e la pratica jazzistica
possano avere origine e svilupparsi anche in paesi dove si è attuato per anni un
vero e proprio ostracismo verso questa musica. I semi, d'altra parte, germogliano,
a volte, anche in terreni pietrosi...
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 08/04/2012
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