Henghel Gualdi Ricordo di
Luigi Barion
testimonianza a cura
di Alceste Ayroldi
Luigi Barion, nato nel
1942, Amministratore
Unico della 103, e dal 19 gennaio
2005 presidente dell' AFI
( Associazione dei Fonografici Italiani)
entra mondo discografico inizialmente come rappresentante di una piccola etichetta,
quella di Natalino Otto. Dopo un periodo di esperienza, nel
1974 acquista la
103, una piccola casa editrice fondata
il 26 aprile 1968
da due autori. La produzione discografica della
103 è molto eterogenea e spazia attraverso vari generi musicali,
in ambito jazz spicca una lunga collaborazione con Henghel Gualdi attraverso
l'incisione di brani che sono diventati sigle di numerosi programmi televisivi
e colonne sonore di alcuni films di Pupi
Avati. Il brano
Jazz Band
(tratto
dall'album " Jazz Band & fantasie" del 2001) è stato per ben quattro anni
la sigla di chiusura di 90° Minuto.
Henghel ha infiniti aspetti sia umani che professionali che lo hanno reso
grande. Basti pensare che continuava ad insegnare ai giovani le sue tecniche. Per
lui l'insegnamento era importantissimo. Cercava di individuare i suoi eredi e credeva
molto nei giovani.
Il suo amore per il jazz lo portava a contrabbandare il liscio con il
jazz e viceversa...Iniziava a suonare in un modo e poi…si lasciava andare al jazz.
Tant'è che, in alcuni casi, il pubblico usciva non soddisfatto di quello che aveva
sentito. Basti pensare che il primo disco di liscio che incise con me lo fece con
un'orchestra d'archi!
Una volta Rai Uno riprese il concerto al Kiwi di Piumazzo (con
la regia di Pupi Avati) e ne avrebbe
trasmesso un piccola parte. Tempo dopo, ricevetti una telefonata da un giornalista
della Rai che mi disse che, a causa di uno sciopero, sarebbe stato trasmesso per
intero ed a reti unificate. Henghel era al settimo cielo!
Doveva andare in America per conoscere Benny Goodman al quale aveva
dedicato un disco. Henghel aveva il terrore dell'aereo. Non ne aveva mai
preso uno. Riuscì a vincere questa fobia spinto anche dal fatto che avrebbe conosciuto
un suo idolo. Dopo numerose resistenze, salì sull'aereo. Di lì a poco, il comandante
annunciò un problema ai motori. Henghel scese immediatamente e venne a rifugiarsi
a casa mia...
Il più grande difetto di Henghel? Essere nato in Italia. Se fosse
nato negli Stati Uniti avrebbe avuto un altro tipo di carriera.
Se dovessi definirlo in una parola...dire...Unico. Sia come uomo che come musicista.
Henghel mi ha dato tantissime soddisfazioni. Era molto amato dagli amanti
della musica ma non ha avuto il risalto che meritava.
Amava la musica più di se stesso. Si pensi che continuava a suonare per il piacere
di suonare con la sua storica Jazz Band,
dove suonava anche Pupi Avati e
tanti altri. Si incontravano ogni venerdì sera a La Cantina e suonavano gratuitamente,
il pubblico non pagava nulla ed anzi offrivano anche il vino.
Henghel lascia un'eredità immensa, anche se non ha ottenuto il giusto riconoscimento
per l'attività svolta.
Però, purtroppo, non lascia nessun erede musicale. Non vi è, al momento, qualcuno
che possa sostituirlo.
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File Audio e Video
Intervista a Nando Giardina
- Doctor Dixie
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12/12/2018 | Addio a Carlo Loffredo, tra i padri del Jazz in Italia: "Ho suonato con Louis Armstrong, Dizzy Gillespie, Django Reinhardt, Stephan Grappelli, Teddy Wilson, Oscar Peterson, Bobby Hachett, Jack Teagarden, Earl "father" Hines, Albert Nicholas, Chet Baker, i Four Fresmen, i Mills Brother, e basta qui." |
15/06/2006 | 16 giugno 2005: un anno fa la scomparsa di
Henghel Gualdi lasciava un grande vuoto oggi ancora più forte. Jazzitalia
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Data ultima modifica: 11/02/2008
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