Trilogy
Quintorigo + Italian Jazz Orchestra + Roberto Gatto play the music of Mingus, Hendrix & Zappa Forli, Teatro Fabbri. 1 maggio 2014
di Eugenio Sibona foto di Fabio Ciminiera
Incontro speciale tra Mingus, Hendrix e Zappa grazie ai Quintorigo
Un Primo Maggio diverso, al teatro Diego Fabbri di Forlì. In
altre piazze si fa finta di festeggiare, quando invece disoccupazione e precarietà
salgono a livelli sempre più preoccupanti. Nella cittadina romagnola, invece, i
Quintorigo danno voce anche a chi ha saputo raccontare la sofferenza, in
un evento finora unico. Infatti, il popolare quintetto romagnolo ha già reinterpretato
in passato le musiche di
Charles Mingus
e Jimi Hendrix, rispettivamente con gli album Quinto- Play Mingus del 2008
e Quintorigo Experience del 2012. Ma questa volta, nel concerto "Trilogy",
hanno unito i due musicisti a Frank Zappa, con l'accompagnamento del più grande
batterista jazz italiano, Roberto Gatto,
e dell'Italian Jazz Orchestra, diretta da Fabio Petretti.
Questa occasione, organizzata dall'associazione Bruno
Maderna, fa parte di Crossroads, manifestazione musicale giunta alla
quattordicesima edizione. La cosa più simpatica è vedere numerosi bambini, in questo
mix anagrafico in cui si trovano persone di diverse età. E' bello quindi
vedere le famiglie andare assieme ad ascoltare rock: una volta, questo genere musicale
era considerato ribelle, rivoluzionario, quasi satanico. Brutto sporco e cattivo.
Adesso, grazie anche a questo tipo di esperimenti lo spettatore non è lasciato da
solo a scoprire questi artisti: infatti, Valentino Bianchi, navigato presentatore,
spesso si ferma a spiegare il senso dei brani e li contestualizza rispetto alla
vita degli autori.
Si inizia con un dialogo tra violino e violoncello dei fratelli Andrea e Gionata
Costa: sembra che vogliano entrare di soppiatto sulla scena, stuzzicarsi. Poi si
sente la voce di Mingus e comincia a suonare anche il resto del gruppo. Il ritmo
si fa incalzante e "costringe" il pubblico a stare attento. Anche il direttore Petretti
si diverte, saltella, non riesce a stare fermo e segue il battito vibrante. I Quintorigo
riassumono così più di cinque anni di lavoro su Mingus: Pithecanthropus erectus,
Ecclusiastics e Fables of Faubus, una canzone con forti implicazioni
sociali, che gli ha causato ostracismo. Goodbye Pork Pie Hat, il suo brano
più famoso, viene eseguito con la voce di Moris Pradella.
"In altre parole io sono tre. Il primo, sempre nel mezzo, osserva tutto con fare
tranquillo, impassibile, e aspetta di poterlo raccontare agli altri due. Il secondo
è come un animale spaventato che attacca per paura di essere attaccato. Il terzo
è infine una persona gentile, traboccante d'amore che lascia entrare gli altri nel
sancta sanctorum del proprio essere e si fa insultare e si fida di tutti
e quando si accorge di cosa gli hanno fatto gli viene voglia di uccidere e distruggere
tutto quello che gli sta intorno per punirsi di essere stato così stupido. Ma non
può farlo - allora torna a chiudersi in se stesso". E' uno dei passi letti da Valentino
Bianchi, tratti dall'antologia autobiografica di Mingus, che descrive il suo amaro
e rabbioso disappunto allorché ha dovuto accettare di lavorare per pochi soldi.
Ma c'è spazio anche per brani su amore e speranza, per ri-trovare un po' di coraggio,
persino in questi tempi duri. L'(auto)ironia del gruppo, ormai, è abbastanza nota
e, anche questa volta, non lesina battute che stemperano l'atmosfera e danno un
tocco di vivacità.
Si passa così a Jimi Hendrix, e Petretti si defila per un attimo. Anche l'orchestra
si zittisce, per far sentire il suono originale della chitarra, sulle note di
Purple Haze e Angel: i Quintorigo han voluto far vedere anche come suonano
da soli. Il sax si esalta: è il preludio a Foxy Lady, forse il momento in
cui si raggiunge il climax della serata e il massimo della potenza. Pradella è molto
bravo, i suoi lunghi dread si muovono vorticosi come una medusa che strega il pubblico.
E ci riesce. Siamo in un teatro, e invece sembra di essere a Woodstock. C'è anche
un momento più spirituale, con alcune letture sulla morte, per capire la visione
in generale di Hendrix del blues e, l'evoluzione del suo percorso musicale. E anche
la folla evolve, battendo spontaneamente le mani al ritmo di Gypsy Eyes.
Si arriva, infine, a Frank Zappa, di cui i Quintorigo in particolare vogliono sottolineare
la coerenza nella sua sperimentazione e la continua ricerca di nuovi stimoli, in
una carriera quarantennale, con esiti mai scontati e commerciali: Peaches En
Regalia, Zomby Woof sono solo alcuni esempi che dimostrano la lunga ricerca
intellettuale del compositore americano con radici italiane. Si cerca anche
rompere di un tabù: far cantare l'orchestra. E il pubblico apprezza. Ancora non
si sa se questo esperimento sarà riproposto, per esempio all'Umbria Jazz Festival.
Quindi, chi vi ha assistito si consideri un privilegiato. Chi non c'era, invece,
si consoli: la serata è stata registrata, e se ne dovrebbe ricavare un album.