Antonello Salis - Hamid Drake Teatro Romano Helvia Recina – 2 luglio 2013 - Villa Potenza di Macerata– di Viviana Falcioni
foto di Andrea Feliziani
E' sempre un grande avvenimento l'apertura di un nuovo spazio
destinato al jazz. Nel suggestivo teatro romano, a due passi da Macerata, tutto
è pronto per accogliere l'evento: il pubblico numeroso, le luci posizionate ad hoc
per uno scenario da favola, traffico deviato nelle vicinanze per godere al meglio
l'acustica del teatro e un manto di stelle sopra le nostre teste. Già dal tramonto,
gli abitanti del piccolo paese, nato lungo il fiume Potenza, osservano curiosi il
soundcheck con i due simpatici musicisti-amici. Infatti Antonello
Salis e Hamid Drake
non sono alla prima esperienza insieme in quanto reduci da svariati progetti tra
cui il fortunatissimo "Giornale di bordo" in cartellone in una precedente
edizione di "Musicamdo Summer Jazz". L'idea del duo nasce e si identifica
nell'evento in prima assoluta per il teatro romano e viene presentato sul palco
della rassegna "Recina Live", direttamente da Daniele Massimi Artistic Director
di MusicamdoJazz.
L'inizio è decisamente avant-garde, il duo suona
in tutta libertà, con Salis alla tastiera Roland e la batteria dai ritmi funkeggianti
di Drake, la regola è ascoltarsi creando un percorso sonoro dettato da input e ammiccamenti.
I suoni della Roland si mescolano all'esuberanza e originalità del suo creatore,
Drake lo segue nella ricerca delle giuste dinamiche e sonorità. Poi la scenografia
cambia, ci si sposta di strumentazione rimanendo immersi nella libera improvvisazione
e nell'esplorazione sonora, nel passaggio anche la sedia viene utilizzata come rullante.
In un vortice coreografico si ritrovano entrambi alla guida di due bodhran.
Il potere evocativo dei tamburi è punto di passaggio a molteplici confini musicali:
jazz, tribal, carioca, folk, oriental e l'improvvisazione esplora quei percorsi
inediti e talvolta imprevisti.
I brani, lunghissimi, si rincorrono in un gioco continuo di rimpalli ritmici, voci
rumori ed altre storie. E' magia, i presenti vengono rapiti dai suoni vorticosi,
qualcuno tra il pubblico evoca l'uscita di qualche altra "diavoleria" dal
magico cappello di Hamid Drake. Il "gigante" delle percussioni stempera un sorriso
contagioso abbandonando il bodhran alla sedia/rullante, per tornare nuovamente alla
batteria tribal/jazz e in un coloratissimo passaggio tra suoni e rumori Salis abbraccia
finalmente la sua fisarmonica Excelsior. Alcune suggestive sonorità tra folk e carioca,
intimiste e aggressive, blues e free, aleggiano sulla spinta di un vigoroso flusso
del mantice.
Salis è musicista dotato di una straordinaria concezione ritmica, una evidente eterogeneità
stilistica e libertà di pensiero musicale che incorpora una capacità di "cavalcare"
una creazione estemporanea strabiliante. Drake dal canto suo è un'icona del jazz
contemporaneo, batterista versatile con una evidente abilità di inglobare ritmi
e suoni africani nella batteria jazz, strumentista dalle molteplici sfaccettature,
esibisce una carica ritmica esaltante. Nonostante i magazine di jazz più diffusi
non dedichino ampio spazio al batterista/percussionista della Louisiana, ci sono
moltissimi seguaci attenti ai suoi percorsi musicali che vorrebbero vederlo ai vertici
dei tanti sondaggi.
E' passata un'ora precisa e tre brani proposti, fra estrosi disegni percussivi e
sonorità scoppiettanti, per non dire a tratti esplosive fa capolino una "Caravan"
appena percettibile in una frenetica e abilmente intrecciata esecuzione. Il drumming
variopinto e dinamico di Drake sottolinea agili improvvisazioni e insistenti scanalature
su ritmi africani, evocando il lavoro di Ed Blackwell e lo "Spirito" di Don Cherry,
musicisti di riferimento a lui molto vicini. Nello sviluppo articolato dei lunghissimi
brani, sia alla tastiera che alla fisa, Salis svolge una funzione ritmica aiutato
da un uso originale della voce. Ma chissà quanti tra i presenti realmente hanno
la capacità di afferrare le esplorazioni timbriche e dinamiche, le destrutturazioni
e ricomposizione dei brani, riconoscibili a tratti o addirittura in finale di esecuzione
?
Il concerto volge al termine,
Antonello
Salis e
Hamid Drake
suggellano il loro incontro in un caleidoscopio di colori in cui spicca una sfavillante
propensione al gioco dell'elettronica e il torrenziale flusso di poliritmie. Sono
diversi i momenti di interesse musicale anche se un po' appare come frutto di un
percorso troppo casuale per essere del tutto apprezzato. Un argomento per interminabili
e accese "discussioni" tra Jazzofili accaniti, come si faceva tanto tempo fa.