Suonare Ravel o Gershwin con un'orchestra
sinfonica, Chico Buarque con Hamilton De Hollanda, standard jazz insieme alla tromba
di Enrico Rava
o jazz di stampo nord europeo con il trio svedese, fino ad arrivare alla sigla di
"Ok il prezzo è giusto" o "Heidi". E' questo a cui ci ha abituati
Stefano
Bollani, l'onnivoro pianista nostrano, il geniale funambolo della
tastiera, che unisce qualità a divertimento, spessore e profondità a leggerezza.
Sempre pronto alle collaborazioni più disparate, sempre curioso di spaziare in altri
mondi sonori e di intessere linguaggi musicali diversi, Bollani si è sempre immerso
con passione e dedizione in ogni suo progetto con grande umiltà artistica e umana.
Ad affiancarlo adesso è una sua amica di vecchia data. La loro amicizia risale addirittura
agli anni 90 quando i due facevano parte del, non troppo fortunato e longevo, gruppo
la Forma. La sua compagna artistica è la cantante pop toscana, Irene Grandi.
A suggellare questo incontro, un disco che prende il titolo semplicemente dai loro
nomi.
Lo scorso 25 Novembre 2012, la Sala Santa Cecilia dell'Auditorium
Parco della Musica di Roma, ha accolto il duo nella serata conclusiva del Roma Jazz
Festival. Una sala gremita e impaziente di ascoltare questa inedita collaborazione.
L'apertura è dedicata ad un grande amore del pianista, la musica brasiliana, nel
particolare quella di Chico Buarque De Hollanda, con "Ohlos nos ohlos", tradotta
in parte in italiano. Il fraseggio di Bollani è ispirato, fluido e intenso, la voce
della Grandi crea subito uno stacco, curioso e molto personale. Il suo modo di cantare
e il suo timbro di voce non sono sicuramente avvezzi alla bossa-nova e al jazz,
e così la sua interpretazione risulta unica, riesce a risultare graffiante anche
nella dolcezza. Unico neo una pronuncia non proprio perfetta. Dal Brasile, il viaggio
dei due, si sposta in Italia con la reinterpretazione di un brano di Cristina Donà,
"Come non mi hai visto mai". L'inizio di Bollani al piano elettrico sposta
l'atmosfera in un ambiente più pop. La cantante toscana è sicuramente più a suo
agio con il testo della collega, mentre Bollani sembra a suo agio ovunque. Suona
con scioltezza, padroneggia ogni tipo di brano impreziosendolo, senza mai risultare
barocco, con la sua tecnica eccelsa, accompagna la voce con cori, e si cimenta anche
lui nel canto. La Grandi si diverte dal canto suo ad usare la loop station per creare
tessuti canori su cui appoggiarsi. Come nella successiva "Dream A Little Dream
Of Me", che diventa "Sweet Dream" degli Eurythmics nel finale. La versione
di "Prima di partire per un lungo viaggio", canzone scritta da Vasco Rossi
per la stessa Grandi, rende omaggio alle capacità della cantante. La sua grinta
da rocker e la sua intensità sono ben visibili in questa versione che accompagnata
solo dal piano risulta una ballad lirica e drammatica. Il viaggio dei due, passa
dall'Inghilterra con un omaggio ad una delle band più amate del momento: i Radiohead
di "No Surprise", forse una delle cover meno riuscite della serata, sicuramente
non adatta ad una voce femminile. Dopo il ritorno in Brasile, con "Roda Viva"
sempre di Buarque, i due hanno dismesso i loro abiti di seri intrattenitori e sono
passati ad una versione più ironica e funambolica, proponendo un pezzo del loro
sfortunato gruppo "La forma", e poi "Viva la pappa col pomodoro",
e un bellissimo pezzo scritto da Joe Barbieri, "Scusami". Un momento magico
si è vissuto subito dopo. Il loro omaggio a Niccolò Fabi con la stupenda
"Costruire", e dopo la chiamata a sorpresa sul palco dello stesso cantautore
romano che ha interpretato "Oriente", un pezzo del 2006, coadiuvato dalle
magnifiche doti musicali di Bollani al pianoforte e dalla voce femminile e rockeggiante
della Grandi. Una breve puntatina nel jazz con quella "Feeling good", resa
celebre da Nina Simone,
e poi di nuovo in Italia con un doveroso omaggio ad uno dei compagni artistici di
Irene Grandi. A me me piace 'o blues di Pino Daniele chiude il concerto.
Bollani continua a scivolare sulla tastiera con la genialità che lo contraddistingue
e con le sue doti istrioniche, alternando momenti di pura improvvisazione jazz alla
base blues-pop. Il pubblico non pago, li ha richiamati in sala per ben tre volte,
tra cui "For Once in my life"e "Se tu non torni" di Miguel
Bosè.
Alla fine della serata si è ammirata molto la volontà della Grandi
di mettersi in gioco e di indossare panni non suoi, il suo coraggio è stato ben
ripagato dall'impegno, e dove non è arrivata con le doti canore, è arrivata con
la grinta e la passione che la contraddistingue. Ineccepibile invece l'apporto di
Bollani che riesce sempre a risultare perfetto in ogni campo. Un talento come pochi
ce ne sono in Italia, che unisce saggezza, sapienza, follia e perfezione. Un progetto
che nonostante l'eterogeneità non ha perso di identità e compattezza.