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Alessandro Gwis
#2
CNI MUSIC 2010 – CNDL 23695
1. Forrò
2. O sol dos dias mais lindos
3. Buster Keaton
4. The Blessed Sadness Of Fall
5. Grand Guignol
6. The Ballonatic
7. Settembre
8. Ibo
9. Langhe oscure
10. Don't Blame Gwis
11. The Flood
12. Caida lenta
13. Wind Rose Glitches
Alessandro Gwis - pianoforte, samplers,
laptop, moog piano system
Luca Pirozzi - contrabbasso, basso elettrico
Armando Sciommeri - batteria
Ospite:
Luciano Biondini - accordion su Don't Blame Gwis
Alessandro Gwis continua a stupire. In verità lo fa già dalla sua appartenenza
agli Aires Tango ed anche con il combo Wasabi, e già la sua opera prima eponima,
licenziata nel 2006 aveva posto in rilievo, oltre che le sue indubbie doti pianistiche,
anche la sua vena compositiva. Diciamolo subito, il pianista romano, con al fianco
i "fidati" Luca Pirozzi al contrabbasso e basso elettrico e Andrea Sciommeri
alla batteria, ha dato alla luce un bel lavoro. Composizioni originali (un valore
aggiunto da non sottovalutare), giusto biglietto da visita del mercuriale pianista,
che appare giunto alla sua maturità artistica con quel pizzico di "peterpanismo"
che non guasta. Gwis sfoggia un arsenale che pochi possono vantare, lambendo le
geometrie di Scarlatti fuse alla percussività di Bartòk, come in Forrò, dove
il suono del pianoforte nell'intro solitaria assume le sembianze di un clavicembalo.
Costante è il mantenere sempre ferma la melodia, non perderla mai di vista, anche
nei solchi più ibridati, come Settembre dall'ostinato che sfuma e ricompare,
senza mimetismi.
Il suo fraseggio assume sempre maggiore consistenza e riconoscibilità, senza
mai dimenticare la dolcezza anche nel forte e negli impeti più muscolari che sottolineano
Grand Guignol, con accordi ampi e possenti. I brani si susseguono in piena
libertà estetica e si svolta l'angolo con Buster Keaton, dove Gwis gigioneggia
con l'elettronica e un break siderale lascia spazio all'assolo elettrico centellinato
e di ottima fattura di Pirozzi. I temi a maglie aperte, quasi in bilico "generazionale"
si alternano ad universi minimalisti, come nelle tessiture cupe di Langhe Oscure,
per dare agio a invenzioni asimettriche, finanche grottesche e degne di un cartoon
che traspaiono dalla movimentata Don't Blame Gwis, con Biondini in antitesi
alle mirabilie di sampler, laptop e moog.
Si stenta a credere che ben cinque tracce (The Blessed Sadness Of Fall,
The Baloonatic, Ibo, The Flood, Wind Rose Glitches)
siano frutto di improvvisazione registrata in presa diretta in studio. E ciò per
la struttura metrica, per il linguaggio forbito dei tre musicisti e per la cura
dei particolari e dei contrappunti. Va da sé che tale aspetto calca la mano sull'assoluto
interplay del trio e sull'indubbio fil rouge che li lega da tempo. Sciommeri
e Pirozzi non sono mai comprimari, sempre indispensabili nell'economia musicale
ed espressiva, ognuno con le proprie abilità e con più che apprezzabili incursioni.
Il batterista tiene saldo il bordone del tempo con gioiosa sfrontatezza, senza mai
eccedere.
Un lavoro corale, quindi, che conferisce maggiore materia armonica e profondità
timbrica alla lucidità del fraseggio di Gwis ed al suo linguaggio moderno, dalle
estetiche differenti. Insomma, un disco per chi non vuole annoiarsi e pensa che
il jazz abbia anche un bel futuro.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 24/12/2010
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