2007 SPLASC(H) RECORDS.
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Mauro Ottolini - Beppe Calamosca
Slide Family
1. Lester Fantasy
2. Mood Indigo
3. Zerozerootto
4. Hi Gary
5. Ecologic Island
6. Recuerdo
7. Quattro Situazioni Incresciose
8. Teen Town
9. Muddy In The Bank
10. Requiem
11. Zeppelin Suite
Mauro Ottolini - trombone, tuba,
slide tumpet, loop machine, didjeridoo, rock effects
Beppe Calamosca - trombone, accordion.
Giancarlo Schiaffini - trombone, live electronics
Rudy Migliardi - trombone, euphonium.
Giancarlo Roberti - Trombone.
Massimo Zanotti - trombone, euphonium.
Simone Pederzoli - trombone
Peter Cazzanelli - trombone basso
Luca Moresco - trombone, euphonium
Mauro Carollo - trombone, euphonium
U.t Gandhi - drums And percussin
Dj Thief - rumori
Special Guest
Gary Valente - trombone
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Poesia surreale, colori di pittura naif, echi
di banda paesana e di corte rinascimentale, di New Orleans: è questo il collage,
meglio dire l' impasto, sonoro, creato da questo stravagante ensemble. Nel quale
peraltro suonano, oltre ai leader Mauro Ottolini, solisti del calibro di
Rudy Migliardi, Giancarlo Schiaffini, Beppe Calamosca, U.T
Gandhi.
Pensate: un gruppo di soli tromboni (che diventano all'occorrenza bassi
tuba, bombardini, didjeridoo, slide trumpet, con l'intervento in qualche caso della
fisarmonica) e batteria. Niente ritmica tradizionale o sax. Effetti elettronici
vari, invece, e voci di ottoni elaborate e "massacrate" fino a che assumono sonorità
di chitarre elettriche. Un progetto luminoso e lunare, immerso tanto nel free jazz
quanto nella tradizione. Capace di confrontarsi con Ellington e i Wheater Report,
con Lester Bowie e con Mozart, fino ai Led Zeppelin. Una scrittura piena di danza
e di divertimento, con lo scopo dichiarato di "contrapporre a blocchi di musica
ben suonata e intonata, macchie di imperfezione, momenti di forzatura, di disturbo,
giochi, scherzi, rumori", come dice lo stesso Ottolini. Esempio di questa
stralunata poetica è la sequenza mozartiana dal Requiem.
Un trombone classico attacca la meravigliosa melodia del "Tuba Mirum": austero,
intenso. Un dj gioca contro di lui, quasi punzecchiando, con effetti irriverenti,
tanta magnificenza. Poi la scena cambia, sul ritmo pesante di una fanfara di paese
il trombone di Gary Valente fotografa una specie di sgangherato funerale
campestre, popolato da personaggi surreali. Se pittura e musica non fossero arti
tanto diverse fra loro verrebbero in mente certi quadri di Ligabue. Ma anche le
scatenate fantasie poetiche di uno scrittore come Ermanno Cavazzoni ("Il poema
dei lunatici" ad esempio).
Questo non è modo di fare critica musicale. Me ne rendo conto. Ma con
questo disco è possibile anche lasciarsi andare a queste suggestioni che vanno oltre
le righe del pentagramma. Anche perché, se queste righe vi inducessero a comprare
il disco potreste contare sulle bellissime, più austere ed approfondite, note di
copertina di Luigi Onori.
Marco Buttafuoco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 03/11/2008
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