Manu Katché Quartet 18 ottobre 2012, Auditorium di Roma
di Dario Gentili foto di Daniele Molajoli
Manu Katché batteria Nils Petter
Molvaer tromba Luca Aquino tromba Tore Brunborgsassofoni Michael Gorman hammond B3
Quest'anno il tradizionale appuntamento
– siamo infatti alla trentaseiesima edizione – del Roma Jazz Festival ha come filo
conduttore, di un programma ricchissimo e variegato, la contaminazione tra jazz
e immagine, come indica il titolo: Visual Jazz. Ma la contaminazione si è
cercata anche all'interno dello stesso linguaggio musicale. È il caso del concerto
del Manu KatchéQuartet che ha come ospite il trombettista norvegese
– ben noto agli amanti della musica elettronica –
Nils Petter Molvaer.
Certo, il concerto come da programma ha avuto alle spalle del palco un costante
commento per immagini, ma il valore aggiunto al jazz del quartetto di Katché è stata
soprattutto la visionarietà delle sonorità della tromba di Molvaer. Di sperimentale
tuttavia il concerto romano non aveva soltanto la presenza di Molvaer (che in realtà
suona nell'ultimo lavoro Ecm di Katché, appena pubblicato), ma anche un quartetto
per metà diverso da quello con cui Katché ha registrato l'album (a Roma, infatti,
all'hammond c'è Michael Gorman e alla tromba il "nostro" Luca Aquino)
e una performance quasi senza prove, dal momento che – come ha confessato lo stesso
batterista all'inizio del concerto senza celare il suo stress e il suo malumore
– il suo aereo ha fatto ritardo. Insomma, per Katché, di consueto stasera c'è solo
il fedele sassofonista Tore Brunborg con il suo inconfondibile suono alla
Garbarek, il mentore jazzistico di Katché.
Eppure, tra sperimentazione, improvvisazione e inconvenienti
vari, il concerto ha offerto quella varietà di sonorità e di atmosfere che talvolta
latita nella formula – a tratti fin troppo cool – del jazz di Katché. Certo, gli
interventi di Molvaer sono sembrati a volte più un concerto dentro al concerto che
assoli veri e propri, ma quando invece si sono integrati all'interno del brano il
risultato è stato estremamente suggestivo e affascinante. Anche la tromba di Aquino,
laddove si è avventurata in assolo, ha aggiunto ulteriori tonalità alla visione
d'insieme. Per la cronaca, la scaletta era composta soprattutto dai brani del nuovo
album, ma non sono mancati brani dei precedenti album Ecm di Katché. La cosa più
importante da registrare stasera, tuttavia, è stato il tentativo di Katché – tutto
sommato riuscito – di rinnovare e ampliare la sua proposta jazzistica.