Intervista a Armanda Desidery
marzo 2015
di Nina Molica Franco
Metti insieme un quartetto e un serpente tentatore che lo conduce
sui sentieri del jazz contemporaneo. Il risultato? "Blackmamba". Questo è
il titolo del primo progetto da leader di Armanda Desidery, pubblicato dalla
Fo(u)r Edition e realizzato con Giulio Martino al sax tenore,
Gianluca
Brugnano alla batteria e Antonio De Luise al contrabbasso. E
noi, incuriositi, chiediamo a Armanda Desidery...
Blackmamba, il pericoloso mamba
nero. Perché hai scelto questo titolo?
Come ho spiegato anche nelle note di copertina del disco, il blackmamba è un simbolo:
rappresenta la paura ancestrale dell'ignoto, della morte, della crescita, intesa
come passaggio sempre un po' doloroso dall'adolescenza all'età cosiddetta della
maturità. Ho la fobia dei serpenti, mi terrorizzano ma allo stesso tempo mi affascinano
tremendamente e, il mamba nero è uno degli animali per me più spaventosi al mondo.
Il primo disco, in fondo, è sempre un rischioso salto nel buio!
A discapito del titolo, l'intero album emana quella leggerezza
tipica del jazz contemporaneo europeo…
È vero, nonostante il disco sia un vero e proprio viaggio introspettivo, la sonorità
risulta in molti momenti morbida e piuttosto leggera e si avvicina senz'altro a
quell'atmosfera tipica del jazz europeo. Evidentemente sono meno inquieta di quanto
potessi immaginare.
Ma non solo l'Europa, anche l'America fa sentire la sua
voce, mi riferisco a brani come Arles o The Ladyman. Quale delle due dimensioni
trovi ti sia più congeniale?
Difficile rispondere. Amo la musica ed il jazz a 360 gradi ed amo molto i contrasti.
Ascolto musicisti diversissimi tra loro, con sonorità alcune volte quasi opposte.
Naturalmente i gusti, lo stile, le cose che ci emozionano, cambiano anche a seconda
dei momenti che stiamo vivendo.
All'interno di tutto l'album si sente una precisa tendenza
alla melodia e all'armonia, ma non mancano serrate sezioni ritmiche. Come sei riuscita
a conciliare questi elementi?
Ho pensato solo a creare musica, non ho seguito nessuno schema precostituito. Armonia,
melodia e ritmo devono sempre combinarsi tra loro in modo naturale: l'insieme deve
scorrere senza forzature. Io non uso il computer per comporre ma scrivo tutto a
pianoforte, strumento meraviglioso e completo... e poi mi aiuto con l'immaginazione.
Si percepisce con chiarezza un profondo lavoro di introspezione
che mostra qualche aspetto del tuo universo artistico. Chi è Armanda Desidery?
Una donna, una mamma, una pianista, una compositrice, una sognatrice, una bimba,
una "strega", una compagna, un'amica, una figlia. Dentro ognuno di noi c'è un mondo
intero di emozioni, di ruoli, di contrasti, di sentimenti. Non so ancora fino in
fondo chi io sia ma spero di avere ancora tanto tempo per poterlo scoprire!
Le tue musiche sembrano cucite addosso alla formazione,
il quartetto. O viceversa?
Da subito ho pensato al quartetto per questo disco; avevo solo qualche dubbio sull'utilizzo
del basso elettrico in The Ladyman, ma poi mi è sembrato più coerente lasciare
il contrabbasso per tutti i brani. Devo dire che i musicisti che ho coinvolto sono
stati estremamente collaborativi e pazienti: mi hanno sopportato e supportato ed
è anche grazie a loro se sono riuscita a creare un sound, a mio avviso convincente.
Un aggettivo per ognuno dei tuoi compagni di viaggio.
Giulio Martino, molto raffinato; Antonio De Luise sempre impeccabile
e Gianluca
Brugnano sorprendente. In realtà un aggettivo non basterebbe per descrivere
questi musicisti, ma cercherò di essere sintetica: sono semplicemente straordinari!
Il tuo pianismo appare come la sintesi originale di diverse
influenze musicali. Quali sono i tuoi costanti riferimenti artistici?
Tanti e naturalmente diversissimi. Innanzitutto, avendo studiato pianoforte in Conservatorio,
amo moltissimo la musica classica, in particolare J.S. Bach e, non posso
non menzionare Glenn Gould che io reputo più che un grande interprete, un vero e
proprio genio! Altro riferimento essenziale è stato ed è
John Coltrane.
Poi, da qualche mi sono letteralmente innamorata di
Brad Mehldau.
E naturalmente adoro
Herbie Hancock,
Bill Evans,
Jarrett, John Taylor, Egberto Gismonti, i Weather Report,
e M. Brecker,
Joshua Redman, Roy Hargrove, basta mi fermo… In realtà sono troppi,
non posso elencarli tutti.
Il tuo è un curriculum di tutto rispetto che vanta diverse
collaborazioni interessanti. Quale tra queste ha lasciato un segno indelebile sulla
tua musica?
Ogni esperienza fatta mi ha insegnato e lasciato qualcosa di nuovo. Ogni musicista
con il quale ho collaborato ha arricchito in qualche modo il mio bagaglio musicale.
Forse l'esperienza più formativa è stata col M°Roberto De Simone: grande
musicista, uomo coltissimo e persona amabile. L'esperienza invece più amena è stata
quella con l'orchestra Guyacan: suonare per divertirsi e divertire, veder
ballare centinaia di persone mentre suoni, è qualcosa di incredibilmente emozionante.
I desideri di Armanda Desidery.
Mi provochi con giochi di parole, e allora… "desydero" suonare ancora per tanto
tempo musica che mi piace con persone che mi piacciono: penso che il giusto feeling
tra musicisti che suonano insieme sia fondamentale. Vorrei viaggiare tanto, fare
concerti e contemporaneamente conoscere il mondo. Mi piacerebbe poi fare ancora
tanti altri dischi, magari avendo la possibilità di coinvolgere qualche ospite prestigioso:
ormai ci ho preso gusto! Ho tanti sogni, difficili da realizzare ma io sono un'ottimista
e ho la testa dura, chissà, forse un giorno…
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Data pubblicazione: 29/03/2015
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