Jazzitalia - Fabrizio Cecca: Southern Avenue Project
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Cristal records
Fabrizio Cecca
Southern Avenue Project


1. Soundtrack of a Short Travel 6.19
Part 1: Waltz
Part 2: The Dance
Part 3: Rock
2. Concetti Astratti 6.18
3. Islands in the Ocean 7.03
4. Up 4.17
5. Right Now 6.53
6. It Has Taken 30 Years 4.23
7. TV Spot N. 1 6.58
8. Southern Avenue 6.07

Andrea Romani - flute and alto flute
Julien Alour - trumpet and flugelhorn
Fidel Fourneyron - trombone
Giovanni Ceccarelli - piano
Fabrizio Cecca - double bass
Julien Jolly - drums

Featuring:
Nicola Stilo - flute solos in "Southern Avenue"
Maurizio Urbani - soprano saxophone in "Southern Avenue
Silvio Piersanti - sampled vibraphone programming on "TV Spot n. 1" and "Soundtrack of a Short Travel"

Tutti i brani sono stati composti ed arrangiati da
Fabrizio Cecca.




Pubblicato nel Febbraio 2008 da Cristal Records/Abeille Musique, "Southern Avenue Project" è il primo album di Fabrizio Cecca come compositore, arrangiatore e band leader. La formazione è un sestetto. Nell'ultimo brano parteciperanno anche due solisti d'eccezione: Nicola Stilo al flauto e Maurizio Urbani al sax soprano.

La "Southern Avenue" è la via immaginaria che nella mente di Fabrizio collega Parigi a Roma, in quanto le sue composizioni sono state scritte in questi ultimi anni nel corso dei suoi frequenti viaggi tra queste due città.

Nella sua musica si avvertono chiaramente i suoi gusti e le sue radici musicali, profondamente legate al jazz del decennio '65-'75, ma vi sono anche freschezza e modernità. La struttura dei brani si svincola dalle tradizionali 32 misure. Vi è il giusto equilibrio fra le parti scritte/arrangiate e le parti improvvisate. Fin dalle primissime note si apprezza il riuscitissimo impasto timbrico dei fiati, flauti, tromba/flicorno e trombone, e la sua grande cura degli arrangiamenti e delle dinamiche, derivata dalla pluriennale esperienza che Fabrizio ha maturato in orchestre di una ventina di elementi e che in questo album ha saputo restituirci al meglio anche con pochi strumenti a fiato.

Il timbro creato dai fiati nei suoi arrangiamenti fa ricordare quello di Symbiosis, l'album che Bill Evans incise con grande orchestra nel '74 ed è veramente notevole osservare come Fabrizio Cecca riesca a restituircelo attraverso un combo formato da soli sei elementi, compresi naturalmente i tre ritmici. Oltre ad essere in grado di creare una perfetta fusione timbrica nelle parti arrangiate, i tre fiati Andrea Romani (flauti), Julien Alour (tromba e flicorno) e Fidel Fourneyron (trombone) dimostrano di essere anche degli eccellenti solisti ed improvvisatori: in tutti i brani possiamo apprezzarne individualmente la fantasia, la musicalità, il grande gusto e l'eccellente tecnica strumentale che permette loro di esprimersi davvero al massimo, stimolati dal ricercato lavoro armonico e ritmico di Giovanni Ceccarelli al pianoforte. A sua volta, Ceccarelli si dimostra davvero un ottimo improvvisatore, con belle frasi, respiro, dinamiche e grandissimo swing.

Ogni brano ha una sua piccola storia che merita di essere raccontata:
"Soundtrack of a Short Travel" nasce come idea iniziale durante un tragitto in auto nella periferia parigina, un giorno che Fabrizio stava recandosi ad una prova con il pianista Jean-Marc Uzé. La stesura definitiva di questo pezzo in tre movimenti avviene a Roma. Il brano si apre in 3/4, "waltz", passa quindi in 4, "the dance". Questo secondo movimento mi riporta vicino alle atmosfere di Benny Golson, per poi procedere sempre più verso il presente con la terza parte che Fabrizio definisce "rock". Ma non pensiamo a nulla di aggressivo!

La seconda traccia, "Concetti astratti", risale alla fine degli anni '70, a seguito di studi che Cecca conduce sulla dissonanza e sul jazz modale (che a partire dal '59, con Miles Davis, segna una svolta storica nell'armonizzazione e nell'improvvisazione e prosegue negli anni fino all'armonia quartale di McCoy Tyner, che tutt'ora caratterizza tanto jazz contemporaneo). Queste influenze sono riconoscibili chiaramente in questo secondo brano, che si apre con la presentazione del tema ben armonizzato su una ritmica dal grande "tiro". Con il bell'assolo del pianoforte emerge tutto l'influsso Davisiano e Tyneriano. Nell'arrangiamento viene volutamente ricercata la sonorità delle musiche che accompagnavano i film di fantascienza degli anni '50-'60. Il titolo si ispira alle opere di Lucio Fontana create fra gli anni '40 ed i primi anni Settanta.

Le "Islands in the Ocean" sono le isole Azzorre, dove Fabrizio si trova nel 2006: trova ispirazione camminando nel centro di Ponta Delgada, sull'isola di Sao Miguel, e queste atmosfere si concretizzano nell'arrangiamento che viene da lui scritto a Roma due mesi dopo. Swing e modernità si coniugano molto bene in questo terzo brano, che personalmente descriverei come un vastissimo orizzonte, immenso e sereno.

"Up", il quarto brano dell'album, nasce nella mente di Fabrizio mentre si trova in un cinema a Roma e sta guardando un film noioso… Per reazione nasce un brano "up", del quale si apprezza, oltre alla parte solistica, anche la parte ritmica di contrabbasso, batteria e pianoforte. Il pezzo viene registrato un paio di mesi più tardi.

"Right Now" ci esprime esattamente quello che è accaduto: l'idea essenziale, quella che nasce così, estemporaneamente, mentre Fabrizio si trovava a giocare sui tasti del pianoforte durante la pausa di una prova con la big band a Parigi. Fabrizio dedica questo brano alla moglie Amina.

"It has taken 30 years" parla da sé: la sua struttura armonica risale al 1977, la melodia al marzo 2007…. "Non ho mai impiegato così tanto tempo per comporre un brano!" dice Fabrizio…
Il brano si differenzia dagli altri che figurano in questo album in quanto strizza l'occhio al latin jazz. Molto piacevole.

Il penultimo brano è "TV Spot N. 1", completato a Roma nell'estate del 2004. Riprende parecchie misure di un jingle che Fabrizio compose nel 1977. E' dedicato ad un altro musicista che Fabrizio vuole ricordare ma senza nominarlo, facendoci tuttavia ben comprendere quanto gli sia ancora profondamente legato. Qualche indizio può darcelo il tema e la scelta degli accordi…

Infine "Southern Avenue", il brano che dà il titolo all'intero album, viene composto a seguito della proposta di Raffaele Rendina di incidere un disco costituito interamente da brani originali, in occasione della visita che Fabrizio fa agli Studi Riff Raff Jazz, sul lago di Bracciano, vicino a Roma.

Fabrizio era molto scettico, inizialmente. Ma poi, rientrato a Roma e messosi al piano, scrive questo pezzo e si rende conto al tempo stesso di avere già molto materiale a disposizione, tutto composto negli ultimi anni, durante i suoi frequenti viaggi fra Parigi e Roma, la sua "Southern Avenue" per l'appunto. E così accetta la proposta di Raffaele, dando vita a questo bell'album.
In questo brano conclusivo ascoltiamo il notevole assolo di Nicola Stilo al flauto e quello di Maurizio Urbani al sax soprano con belle influenze coltraniane.

Questo cd ci offre musica corposa, caratterizzata da riusciti arrangiamenti e da uno stile individuale ben riconoscibile, pur nelle numerose influenze che vi si avvertono, da Gil Evans a Herbie Hancock, da Zappa a Toninho Horta, passando per Bill Evans e Miles Davis fino a McCoy Tyner e Benny Golson. Influenze che Cecca ha assimilato e tradotto in un linguaggio personale avendo vissuto ed essendosi formato a stretto contatto con il grande jazz degli ultimi decenni. Temi interessanti, belle dinamiche ed ottimo swing che sa trasformarsi sempre in qualcosa di attuale e molto raffinato. La formazione costituita da sei elementi non è frequente nel jazz contemporaneo e Fabrizio Cecca in questo suo lavoro ci dimostra di averla saputa impiegare traendone il massimo, grazie alla sua consolidata esperienza. Il suo "Southern Avenue Project" merita davvero di essere ascoltato.

Rossella Del Grande per Jazzitalia


Fabrizio Cecca oggi vive a Parigi, ma la sua splendida avventura musicale parte da Roma dove è nato e dove ha vissuto uno dei periodi più intensi del jazz italiano, iniziando a suonare nei primi anni '70 con amici del calibro di Massimo Urbani, Roberto Gatto, Ettore Fioravanti. Nel '75 suona in una big band di 17 elementi tra i quali figurano Nicola Stilo, Giancarlo Maurino, Sandro Satta, Giampaolo Ascolese. Nello stesso anno incide il suo primo disco (dove è anche autore di un brano) e l'anno successivo partecipa al suo primo festival internazionale: il "Pescara Jazz 1976". Fino al 1980 lavora come sideman e arrangiatore di cantautori italiani (De Gregori, Caputo), continuando contemporaneamente a suonare con gruppi jazz (suona dal 1978 al 1981 con la Roman New Orleans Jazz Band), in trio con Francesco Forti e Michele Ascolese e nella Big Band della Scuola Popolare di Musica di Testaccio a Roma. La big band è infatti l'ambiente dove Fabrizio inizia a sviluppare le proprie composizioni ed i propri raffinati arrangiamenti. A Parigi, dove vive attualmente, Fabrizio Cecca fonda il gruppo Sextet Machine. Approfondisce per due anni lo studio di arrangiamento e composizione con il grande Christophe Dal Sasso. Suona regolarmente in un trio. Dal giugno 2007 è leader del gruppo "Southern Avenue Project" col quale incide l'album omonimo, di cui oggi vi voglio parlare.





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Data pubblicazione: 21/02/2010

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