Quattro chiacchiere con…Nico Marziliano
febbraio 2013
A cura di Alceste Ayroldi
Nico Marziliano, eccellente e creativo pianista pugliese, è il primus inter
pares dell'European Sound Project, roccioso quartetto attivo da oltre vent'anni
e che ha dato alla luce il suo terzo progetto discografico "Sea Winds", licenziato
dalla Fo(u)r Records del vulcanico e attento conoscitore del tessuto musicale nazionale
Antonio Delvecchio.
L'European Sound Project nasce ventitré anni fa, nel 1990. Con quali obiettivi?
Gli obiettivi erano quelli di studiare e suonare le composizioni di musicisti europei
essenzialmente legati alla etichetta ECM ma non solo. Infatti in quel periodo cominciai
a trascrivere brani di Wheeler, Taylor, Surman, Garbarek ma anche di italiani quali
D'Andrea, Fasoli, Trovesi. Eravamo affascinati dalle sonorità, dalle soluzioni
armoniche particolari.Ci sembrava di cimentarci con materiale differente da quello
che avevamo utilizzato fino a quel momento. Questa nostra operazione non conteneva
alcuna traccia di campanilismo...la musica non ha confini.
Il gruppo, almeno la base, è rimasto sempre lo stesso?
Inizialmente il quartetto base comprendeva Pasquale Gadaleta al contrabbasso
che ha collaborato con noi nei primi due dischi "Bon voyage " e "Snow" e per quindici
anni.
In tredici anni solo tre dischi che, a vedere la discografia di molti che ne
licenziano almeno uno all'anno, è sicuramente un numero esiguo. C'è un particolare
motivo?
Ci sono svariati motivi. Un cd all'anno comunque mi sembra esagerato. Realizzare
un lavoro discografico all'anno comporta disponibilità di risorse - anche economiche,
se tieni presente che gran parte del jazz italiano è autoprodotto - di energie fisiche,
di disponibilità totale dei componenti del gruppo. Spesso ci disperdiamo o siamo
"costretti" per ragioni di lavoro ad avere collaborazioni -a volte anche occasionali
- con altri musicisti e quindi in un certo senso si rimandano i tempi. Inoltre il
nostro lavoro si basa essenzialmente su brani originali quindi dovresti avere a
disposizione almeno otto nuove composizioni fresche, convincenti, interessanti al
punto tale da meritarne la registrazione. Il punto non è essere visibili a tutti
i costi con un cd all'anno che magari contenga brani originali di vario tipo e basta.
Seleziono le mie composizioni che ritengo più interessanti, le propongo agli altri
e ci lavoriamo su. Comunque in effetti riconosciamo di aver messo una marcia bassa...
Nico tu sei, per così dire, il dominus di questo progetto, colui il quale ha
fondato il combo. Come e perché hai coinvolto proprio Felice Mezzina, Roberto Inciardi e
Franco Guarneri?
Con Felice e Franco ci conosciamo e suoniamo assieme da una
vita in varie situazioni. Roberto l'ho conosciuto dopo quando
seguiva un mio corso di armonia jazz e studiava chitarra.
In verità "Sea Winds" è stato registrato nel 2010,
allo scoccare del ventesimo anno di attività. Poi, tre anni prima di uscire allo
scoperto: perché?
"Sea Winds" ha avuto vari processi di masterizzazione poiché non eravamo molto convinti
dei suoni. Poi questo bando di concorso per Puglia Sounds - vinto fra le altre cose
- ha accelerato i tempi di produzione tecnica.
I tuoi riferimenti stilistici risiedono nel jazz europeo che, almeno qualche
anno fa, non era la via privilegiata dai jazzisti italiani, più attenti alle sonorità
d'oltre oceano. In particolare, chi o cosa ti ha affascinato di più del jazz europeo?
Devo precisare che i miei riferimenti stilistici risiedono anche nel jazz americano:
mi piace Shorter dal punto di vista compositivo e come pianisti ammiro molto fra
i tantissimi altri
Kenny Barron
e
Michel Petrucciani e mi fermo qui.
Poiché molti ritengono che i suoni europei siano più inclini verso la musica
contemporanea piuttosto che il jazz e che quest'ultimo risieda nelle note degli
americani, qual è il tuo punto di vista in proposito?
Forse perché i compositori jazz europei risentono dell'influenza di due elementi:
a) la tradizione classica del '900 Debussy, Ravel, Stravijnski, Bartòk, Mahler;
b) la tradizione popolare tipica e differente di ogni regione o stato e penso ai
lavori di Garbarek, Surman ma anche di Trovesi, tanto per citarne alcuni.
Penso che il jazz consista in un approccio creativo e ragionato nei confronti della
musica in generale e che ciò può avere diversi linguaggi e risorse espressive. Comunque
questo é un argomento molto dibattuto.
Quindi, a tuo avviso, quali sono le principali differenze tra il jazz statunitense
e quello europeo?
Ovviamente il jazz americano e' partito dal blues e dalla forma canzone e questi
elementi poi sono stati nel corso del tempo alterati, modificati, rimescolati e
ricostruiti a seconda delle esigenze estetiche e conformemente alle concezioni armoniche
e stilistiche del particolare momento. Per quanto riguarda il jazz europeo ne ho
elencato gli elementi "fondanti" mi rifaccio a quanto già detto.
A distanza di venti anni e passa, sembra che il tuo pionierismo sia stato seguito
da molti musicisti italiani, che hanno abbandonato dei riferimenti stilistici stereotipati
e chinati verso il mainstream, per abbracciare la causa del nuovo jazz. Insomma,
è diventata una moda secondo te?
Forse é diventata una moda, non saprei. Posso solo dire con certezza che noi siamo
partiti dal fedelissimo studio dei grandi del jazz americano; poi ci siamo incuriositi
del jazz made in Europe studiandolo e cercando di riprodurlo; in seguito abbiamo
realizzato delle composizioni originali frutto della sintesi di tutte queste esperienze
europee e non.
A tuo parere, il pubblico italiano, anzi e meglio, il pubblico pugliese è pronto
ad accettare questa nouvelle vague?
Penso che lo sia già da tempo perché si ascolta di tutto oramai da vent'anni a questa
parte: non solo il jazz diciamo di più facile ascolto ed artisti molto famosi ma
anche quelle proposte più d'avanguardia presenti in alcuni festivals non molto lontani
da Bari.
Una domanda a bruciapelo: il jazz americano è, ora, in sofferenza d'idee?
Non penso che sia un problema di idee, quelle non mancano mai...i jazzisti sono
molto creativi per definizione; forse mancano personaggi di grande carisma come
nel passato. Sarà il tempo a decidere. Forse oggi non siamo in grado di individuare
grosse personalità
Una terna di jazzisti assolutamente da ascoltare.
E' una domanda difficile perché nominarne soltanto tre escluderebbe tantissimi altri,
tutti eccellenti; messo alle strette ti direi tre compositori che preferisco: Mingus,
Shorter, Wheeler e tre pianisti che ascolterei sempre: Petrucciani,
Barron, Taylor.
Nico, buona parte delle composizioni sono da te siglate. Quali sono i tuoi spunti,
le tue ispirazioni?
Non penso di essere diverso da tanti altri in questo: potrei comporre un brano partendo
da una situazione vissuta, un particolare stato d'animo ma anche da una impressione
ricavata da un paesaggio naturale, da una bella foto o un quadro oppure da una poesia
o un film...
Nel booklet di "Sea Winds" auspichi giustamente che la musica possa trasmettere
emozioni e, tra le righe ma non troppo, proponi il gruppo anche per fare apostolato
jazzistico e, quindi, avere qualche jazz adepto in più. Tra i brani di "Sea Winds",
ce ne è uno che ti emoziona di più? Perché?
In "Sea winds" ci sono due brani a cui sono legato in modo particolare e cioè "Minor Tale" e "Autumn" e questo per la particolare situazione personale
in cui sono stati entrambi composti.
E, a tal proposito, perché il titolo "Sea Winds"?
Perché il brano omonimo é quello che li comprende e li rappresenta tutti da un punto
di vista estetico e poi il titolo é già bello per sé.
Il gruppo European Sound Project ha avuto – e ha – eccellenti ospiti, come Trovesi
e, in questo ultimo, Achille Succi. Anche qui, come e chi ha effettuato le
scelte di questi ospiti?
Non hai citato Fasoli che é presente nel primo album "Bon Voyage" contribuendo
anche con due sue composizioni scritte per l'occasione. Nel secondo "Snow" dell'Onyx
sono presenti, anche se non contemporaneamente sia Trovesi che Succi; in passato
abbiamo coinvolto anche Raja nel nostro progetto. In generale riteniamo che questi
musicisti siano a noi vicini per affinità espressive;comunque devo precisare che
mi piace lavorare utilizzando la scrittura intrecciata di due strumenti come il
soprano e il clarinetto basso o contralto. E' una chance che mette in luce altri
aspetti oltre alla composizione o l'improvvisazione in sé. Spesso mi dedico anche
alla scrittura di arrangiamenti per organici orchestrali con vari tipi di fiati
oppure ai quartetti di sax. Le scelte dei nostri "guests" sono fatte da tutti quanti
noi.
Ma non è mai balenata l'idea di diventare quintetto a tutti gli effetti? E, in
tal caso, chi sarebbe il quinto componente stabile?
Il gruppo é autonomo come quartetto, anzi in molti concerti anche per ragioni di
budget abbiamo suonato noi quattro. Ci piace l'opportunità del quinto componente
"variabile" non solo per le diverse sonorità ma anche per gli spunti e l'apporto
creativo che può dare al gruppo.
Secondo te, quali sono i motivi per i quali è così difficile per un jazzista
che non appartenga al novero dei soliti noti, suonare nei club, rassegne e festival?
Questa domanda richiederebbe un risposta più lunga delle altre. Il punto fondamentale
per un musicista professionista é avere la possibilità di proporre e far conoscere
il proprio lavoro in posti dignitosi, che ti diano credibilità, visibilità, immagine;
situazioni queste non sempre frequenti. Se hai visibilità anche nelle riviste specializzate
e il tuo lavoro è ben promosso da qualcuno - agenzia di management o una forte etichetta
alle spalle- le buone opportunità arrivano. Se sei solo a svolgere questo lavoro
è tutto molto più difficile. E' difficile essere buoni musicisti e buoni
promoter di se stessi contemporaneamente: si rischia di diventare solo buoni
promoter. Poi molti organizzatori preferiscono nomi o gruppi che propongono un
genere di più facile ascolto o preferiscono inserire nelle rassegne i nomi più
noti del panorama jazzistico per andare più sul sicuro e raccogliere consensi.
Cosa ti aspetti da questo disco? E quali sono i tuoi progetti futuri?
Mi aspetto la giusta visibilità dopo tanto lavoro e che possa essere proposto in
contesti appropriati magari anche all'estero!
Per quanto riguarda altri miei progetti ti dirò che ho diverse cose da portare avanti
fra cui ultimare un progetto in trio ed organizzare un ensemble orchestrale di stampo
"americano" con alcuni dei più famosi musicisti, non solo pugliesi, utilizzando
miei arrangiamenti; per scaramanzia non aggiungo altro ma ti prometto che sarai
uno dei primi ad esserne informato...
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Data pubblicazione: 10/03/2013
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