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Antonio Faraò American 4tet
Evan
Jando Music (2013) Distr. Harmonia Mundi
1. Another Way
2. Evan
3. So Near
4. Per caso
5. Riflessioni
6. Roma nun fa la stupida stasera
7. Gian Steps
8. Tough
9. Two Faces
Antonio Faraò - pianoforte Joe Lovano - sassofoni tenore e soprano Ira Coleman - contrabbasso Jack Dejohnette - batteria Judi Silvano - voce (2, 5)
Bella combriccola quella di
Antonio Faraò,
che gira con tre leggende del jazz contemporaneo al suo fianco. Nulla di più facile,
si potrebbe pensare: i soliti ospiti che, ben pagati, arricchiscono dischi a destra
e a manca. In questo caso non funziona così: Joe Lovano, Ira Coleman,
Jack DeJohnette
non fanno gli ospiti, ma sono parte integrante del progetto di Faraò. E la differenza
si sente, perché "Evan" è un lavoro corale, di pregio artistico non solo per
i musicisti che vi suonano, ma per il fatto che la linea melodica, compositiva e
gli arrangiamenti del pianista romano sono diventati patrimonio dei tre statunitensi
che hanno dato il loro contributo con sincera personalità, senza essere mai azzimati.
Ecco, partendo da questo ineludibile principio, che allontana ogni e qualsiasi dubbio
sulla natura del disco, l'ascoltatore sarà sorpreso di sentire un'opera che abbraccia
tutte le strade del jazz moderno.
Due le "cover", una di seguito all'altra nella scaletta: "Roma nun fa la stupida stasera" e "Giant Steps". In entrambi i casi Faraò non distrugge
niente, tiene a mente le armonie rispettando l'humus di Trovajoli prima e Coltrane
dopo, ma ci mette il suo personale sigillo. Nella prima è, soprattutto, coadiuvato
dalla particolare concezione binaria-ternaria di DeJohnette; Coltrane è affidato,
manco a dirlo, all'energia fluida di Lovano e alle stesse sapienti mani di Faraò,
che mette in campo un controllo dinamico e timbrico sorprendente che non trascura
le sfumature.
Tutto il resto è farina del sacco di Faraò ed è particolarmente sapida e gustosa,
a partire da "Another Way", brano d'apertura la cui intro è affidata alle corde
di Ira Coleman, rigoroso e pieno di calore. Da subito emerge la capacità
narrativa del leader, lucida e lineare sfumata dall'alternarsi di toni gravi e acuti
di Lovano. E la scena si ripete nella bella title-track, adamantino esempio di fusione
di suoni e stili, grazie anche ai temperati interventi vocali di Judi Silvano, che
la rendono ancor più al di sopra di ogni categoria musicale.
L'album va vissuto e ascoltato nella sua interezza; merita una, per così dire, una
menzione speciale, anche "Per caso", dove Faraò accende le luci sulla sua vena
melodica particolarmente italiana, ghiottamente interrotta dal tocco particolare
al piatto ritmico di Dejohnette.
Un lavoro moderno, corroborante che tiene a mente tutta la bella tradizione senza
rinunciare a guardare con occhio attento al futuro del jazz.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
18/09/2011 | Veneto Jazz, Sting con l'Orchestra Filarmonica della Fenice nel suo "Symphonicity Tour": all'interno dell'incantevole Piazza San Marco: diecimila persone che hanno riempito ogni interstizio dell'area delimitata e quelle poche fiancate laterali. Che Venezia sia bella, elegante culla culturale e crocevia di genti, è un fatto ben noto, così come è nota la particolare bellezza di tutta la cinta cittadina e del Veneto intero, nel quale si muove un sostrato ben radicato nell'arte, in tutte le sue forme. Per Veneto Jazz, un numero di eventi straordinario, parecchi gratuiti grazie anche agli sponsor istituzionali. Jazz & Lunch, Jazz Aperitif, Jazz & Dinner e pomeriggi letterari: insomma jazz ad ogni ora del giorno e della notte, e per tutti i gusti. |
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Data pubblicazione: 02/03/2014
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