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Steinar Raknes
Roma, Auditorium Parco della Musica - 13 maggio 2014
di Nina Molica Franco


foto tratta dall'album "Live in Tokyo"



Se ad un contrabbasso dal suono corposo e rovente si aggiunge una voce più che mai intensa e capace di suscitare grandi emozioni ecco che il risultato non può che avere un nome: Steinar Raknes. Il suo stile è talmente ricco di sfaccettature e di influenze, che è impossibile dargli un'unica etichetta di blues, di folk, o di jazz. Ebbene, Raknes riesce a racchiudere insieme tutte e tre le cose, tenendo a freno il suo istinto da jazzista e mettendolo al servizio dell'anima blues e folk, quella capace di suscitare le più grandi emozioni. La sua straordinaria tecnica jazzistica gli permette di eseguire percorsi idiomatici molto articolati; lo scarto tra l'eccellente musicista e l'artista scatta proprio nel momento in cui il suo contrabbasso non resta relegato nell'antro del jazz o in esercizi di stile, ma diventa parte del corpo stesso di Steinar Raknes. Sul palco infatti è possibile percepire due entità che a loro modo parlano una lingua simile, ma è proprio quando le voci si uniscono che il musicista e il suo contrabbasso diventano un'unica entità. Ed è allora che Raknes canta come se sussurrasse parole dolci al suo contrabbasso; questi, come una donna, risponde con decisione ogni volta che il musicista lo interroga con vigore e pretende che ogni corda vibri energica e sicura. Le corde non scivolano affatto tra le sue dita, ma egli le afferra nel tentativo di delineare con vigore una melodia che è materia viva, composta dalle vibrazioni del contrabbasso e della voce. Una voce che è abile nel raccontare le storie delle sue canzoni con una immensa carica di sensualità rendendo ogni suono denso, sinuoso e graffiante, spesso imperfetto, caratteristica che probabilmente lo rende ancora più apprezzabile. L'impressione che si ha ascoltando Raknes è quella di uomo che racconta qualcosa e lo fa tirando fuori dalla profondità artistica che gli è propria tutta la vasta gamma di sentimenti che la musica e il testo delle canzoni gli suscitano.

Così accade in Memories of Her, brano da lui composto e dedicato alla madre, che ha reso al pubblico uno Steinar visibilmente emozionato. Le capacità espressive del suo contrabbasso sono sfruttare all'ennesima potenza in ogni brano: in Killing the Blues con vigore afferra le corde per poi lasciarle vibrare delicatamente passando così dalla forza al sussurro in una frazione di secondo. E ancora in Corrina Corrina il contrabbasso offre l'ideale supporto ritmico e melodico sul quale inserire con passione e trasporto il suo canto. L'elettronica poi aggiunge cattiveria al suo suono quando lo strumento sembra trasformarsi in un basso elettrico per fornire, insieme alla cassa elettronica, il supporto ritmico per sostenere la sua versione così viscerale di Tear My Stillhouse Down. E ancora percuote il contrabbasso e lo costringe a delle ampie plettrate come se fosse una chitarra nella sfrenata Wishing Well e in Personal Jesus. Infine lo accarezza dolcemente come se fosse un'arpa in Speed of the sound of Loneliness e rende il suo suono caldo e suggestivo in Walkin. Un uso dello strumento che fonde insieme le tradizioni del jazz, del folk, del blues, del country dando vita ad uno stile inedito e personale.

Nel lungo percorso musicale - da John Prine a Bo Carter, da Emmylou Harris a Joni Mitchell, fino ai Depeche Mode e a Prince - sarebbe infatti enorme il rischio per Steinar Raknes di ricadere nel semplice arrangiamento di grandi classici o nella composizione di brani inediti che ne ricalcano le orme, ma egli va oltre tutto ciò e attraverso il suo vigore, la sinuosità del suo suono e la calda emozione del suo canto riesce a imprimere in maniera netta la sua impronta.







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Data pubblicazione: 08/06/2014

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