Intervista a Gianluca Petrella
Live
Gianluca Petrella & DJ Gruff
Progetto speciale in prima nazionale
Locus Festival – X edizione - 3 agosto 2014
Piazza Aldo Moro - Locorotondo
di Alessandra V. Monaco
Jazz e hip hop. Generi e generazioni. Esperimenti e contaminazioni.
Divertimento e improvvisazione. Binomi multiformi, sì. Ma non impossibili se di
mezzo c'è la poliedricità di
Gianluca Petrella.
Stavolta alle prese con le rime e il turntablism di Dj Gruff (al secolo
Sandro Orrù). Una combinazione insolita per un progetto speciale, presentato in
prima nazionale al Locus Festival. Difficile prevederne la formula. E ancor più
trattenere la curiosità.
Da chi è partita l'idea di questa
collaborazione?
Dall'associazione Bass Culture, che da tempo collabora con me e Sandro. Loro sono
propensi ad inventare sempre qualcosa di nuovo, qualcosa che non è mai stato presentato
prima, come in effetti si evince da tutti gli anni di festival che hanno organizzato.
Così ci hanno chiesto se fosse possibile fare questa cosa qui e io ho accettato
volentieri. Gruff è un personaggio storico dell'hip hop in Italia. Ed io sono io
un grande amante del genere. A casa mia c'è un intero scomparto dedicato al repertorio
hip hop che va dai primi anni Novanta fino al '99-2000, non va oltre. Poi è successo
qualcosa alla mie orecchie, per cui ho accantonato il discorso. Ma sono rimasto
comunque legato alla vecchia scuola dell'hip hop. Quindi, conoscendo Gruff e apprezzando
il suo scratchare, il suo far suonare i dischi in maniera melodica, e abitando
– tra l'altro – abbastanza vicini, è stato molto semplice vedersi e lavorare al
progetto.
Progetto che avrà un seguito?
Al momento mi sembra una cosa che può avere un valore. Io, da parte mia, ci credo
molto. Sandro, da parte sua, anche. Quindi non escludo che in futuro si possa continuare.
D'altronde, come in tutte le situazioni che nascono, si cerca di capire man mano
se la cosa può avere degli sviluppi oppure no. Io tendo sempre a portare avanti
il più possibile le cose che mi si propongono. Anche perché sarebbe un peccato lavorarci
su per giorni e giorni per poi fare un concerto e chiuderla lì. In questo caso c'è
anche un'ottima affinità musicale tra me e lui ed è molto semplice capirsi.
Cosa c'è da aspettarsi per questo live?
Un mix di tante cose: brani di Sandro, idee che ho portato io e che abbiamo ultimato
in studio da lui, ma anche idee che sono nate lì al momento e che abbiamo sviluppato,
creando delle tracce ad hoc. Molte zone del live saranno improvvisate e ci divertiremo
a tirar fuori la nostra creatività con i vari strumenti a disposizione.
Cosa, invece, ti aspetti tu?
Mi aspetto una buona cornice di pubblico, con una media d'età "fresca". Soprattutto
in relazione alla presenza di Gruff, che è il caposcuola dell'hip hop in Italia
e continua ad essere molto seguito anche dai più giovani. Ed è sempre una bella
soddisfazione avere davanti un pubblico di ragazzi intelligenti, capaci di apprezzare
musica - più underground - come la nostra, visto che di questi tempi la maggior
parte dei giovani va sempre ai soliti concerti, nelle solite situazioni con i soliti
personaggi. Le cose che facciamo noi sono più di ricerca e non pensate per la commerciabilità
del prodotto. Il Locus è uno dei festival più puliti e ben fatti, senza sbavature.
Per cui parto fiducioso e tranquillo.
E, nel frattempo, a cos'altro stai lavorando?
Ad un progetto speciale che sto facendo in collaborazione con la Cineteca di Bologna,
per il quale, con una serie di apparecchiature elettroniche e strumenti acustici,
musico dei cortometraggi, dei video sperimentali dell'inizio del secolo scorso.
Poi ci sono i miei gruppi. Il duo con Giovanni Guidi, all'interno del quale
c'è una situazione molto più acustica, ma sempre di ricerca. Siamo molto propensi
all'improvvisazione, a brani di qualsiasi genere, che vanno dal sound sudafricano
al suono tipico classico americano. Con il quartetto Tubolibre, invece, sbarcheremo
in Marocco a settembre per dei concerti. Ecco, non stiamo mai fermi. Del resto,
è il nostro lavoro. È importante essere sempre attivi, sempre presenti e visibili
con nuove idee e non fossilizzarsi su qualcosa che funziona. Perché, anche se le
cose funzionano, prima o poi bisogna dare una svolta.
E le cose funzionano anche sul palco del Locus. Ma, in questo caso, la svolta tocca
al pubblico. Soprattutto quello "impreparato" all'evento.
Generi e generazioni, si diceva.
L'una (la generazione) specchio dell'altro (il genere). Così, persino la disposizione
della platea mostra la spaccatura tra fasce d'età e d'attesa: chi, seduto, pregusta
un concerto prettamente jazz e chi, in piedi, è pronto a scatenarsi a ritmo di hip
hop.
Esperimenti e contaminazioni, si diceva anche.
Concetti ben presto chiaramente espressi sul palco, in risposta alle aspettative
di quel pubblico che, invece, all'evento ci è arrivato con un bagaglio di curiosità.
Fiato al trombone e l'aria comincia a vibrare, mano al giradischi e la piazza finisce
a tremare. I groove si susseguono e l'atmosfera si scalda. Gruff accompagna Petrella
e Petrella accompagna Gruff: gli scratch più morbidi sottolineano la pienezza acustica
del trombone, che di brano in brano Petrella alterna alla tastiera sulle cui sonorità
corrono e si scatenano i versi incalzanti e le rime taglienti di Gruff.
Divertimento e improvvisazione, si diceva infatti.
Quando gli sguardi dei due si incrociano, qualcosa di inaspettato (anche per loro
stessi) sta per accadere. E dalla platea la partecipazione non tarda ad arrivare.
I più entusiasti accompagnano saltando, ballando e cantando. E i più scettici (gli
"impreparati" di cui sopra) finiscono con il lasciarsi contagiare dall'energia e
dalla ritmicità, ritrovandosi a battere le mani a tempo di musica, quasi fosse un
istinto irrefrenabile.
E non solo: gli applausi in chiusura ne daranno conferma.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
|
Inserisci un commento
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
Questa pagina è stata visitata 1.736 volte
Data pubblicazione: 07/09/2014
|
|