|
Pierluigi Balducci – Maurizio Brunod – Marta Raviglia Trio
Cherry Dance
MONK Records - 2010
1. Unquiet Thoughts (J.Dowland/ M.Brunod)
2. Fado (P.Balducci)
3. Pachanga's Walking (M. Brunod)
4. Neve (M. Brunod)
5. Choro for my Vikings Friends (M. Brunod)
6. Black is the Colour (traditional)
7. Ballad of the Urgent Love (P.Balducci)
8. Cherry Dance (M. Raviglia)
9. Pale Rose / March (M. Raviglia)
Pierluigi Balducci
- acoustic bass/elecrtic bass
Maurizio Brunod - classical guitar/acoustic guitar/ electronics
Marta Raviglia - voice/live electronics
Tre giovani valenti musicisti uniscono le forze per un lavoro nel quale il retroterra
culturale jazzistico che li accomuna è base di partenza per affrontare atmosfere
e colori che, come spesso accade, vanno molto al dì là del linguaggio della tradizione
afro-americana.
A partire dal brano di apertura, "Pensieri Inquieti", canto inglese del XVI
secolo, ci ritroviamo in una indefinibile atmosfera "atlantica", laddove reminescenze
celtiche, fado portoghese, influenze brasiliane si incontrano e si fondono, in una
suggestiva mescolanza di elementi solo apparentemente eterogenei.
"Fado" è un titolo che non lascia dubbi, ricreando appieno le atmosfere di
una "Lisbon Story" in chiave Madredeus, e l'ineffabile malinconia lusitana
permea tutto l'album, anche nei brani di tradizione anglosassone, come nella tradizionale
"Black is the Colour", qui rivisitata con un approccio quanto mai visionario
e sperimentale.
L'affiatamento del gruppo suscita l'idea di una indagine profonda intorno alle radici
di questa musica, alla continua ricerca di un comune denominatore espressivo che
superi di slancio la distanza geografica dei luoghi.
Domina su tutto l'affascinante voce di Marta Raviglia, sempre in perfetto
equilibrio tra intensità espressiva, capacità tecniche e spessore interpretativo.
I due partner – Maurizio Brunod alle chitarre e
Pierluigi
Balducci al basso – si scambiano spesso i ruoli tra sostegno ritmico
e progressioni armoniche, in un gioco delle parti nel quale è coinvolta la stessa
voce solista, che occasionalmente – vedi il respiro sincopato in "Choro for my
Viking Friens" - funge da insolito tappeto alle brevi ma sempre pertinenti uscite
dei due strumentisti-compositori: Brunod padroneggia con consumata maestria samba
e bossa nova – come in "Neve" - mentre Balducci si cimenta persino con la
forma-canzone pop/rock nell'accattivante "Ballad of the Urgent Love".
Ma è ancora Marta Raviglia, che, nei due brani finali a sua firma, con emotività
tutta femminile, lascia il segno chiudendo il sipario in una inquietante sequenza
di sussurri e grida.
Un album dunque profondamente ispirato, difficilmente etichettabile e certamente
non riconducibile ai consueti luoghi comuni: ragione di più per ascoltarlo con grande
attenzione.
Roberto Biasco per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 2.473 volte
Data pubblicazione: 23/04/2011
|
|