Masterclass di Dave Liebman: Aspetti ritmici
dell'improvvisazione jazz
Bergamo, CDpM 16 ottobre 2007
di Claudio
Angeleri
Di fronte a una sessantina di studenti dei corsi avanzati del
CDpM di Bergamo
ed altri provenienti da città limitrofe,
Dave Liebman
ha tenuto un seminario sugli aspetti ritmici dell'improvvisazione. Il tema viene
subito problematizzato con un semplice esercizio:
Liebman
conta due battute fuori a un tempo medio e gli studenti devono battere le mani sul
battere della nona battuta contando mentalmente 8 misure. Risultato? Invece di ottenere
un solo colpo all'unisono si è sentito un "applauso"!
Liebman
spiega che per padroneggiare l'improvvisazione occorre acquisire un buon tempo interiore
e, dato che siamo esseri umani e non macchine, il timing non è sempre sentito nello
stesso modo in quanto viene influenzato da diversi fattori interni ed esterni a
noi stessi.
Nell'esercizio di prima non c'erano riferimenti a cui appoggiarsi (il
walking del basso ad esempio o l'hi hat della batteria sul 2 e sul 4) quindi ognuno
ha messo in gioco il proprio tempo: chi più in anticipo, chi più rilassato. Anche
la velocità, si trattava di un tempo medio/lento, non era molto d'aiuto.
L'importanza della qualità del timing viene ulteriormente ribadita con
un secondo esercizio che, questa volta, viene eseguito da
Liebman
alla batteria (in modo straordinario peraltro): cosa succede se il batterista su
una classica forma AABA come quella di Autumn Leaves
invece di accentare talvolta il battere di qualche sezione suona invece "sopra"
al tempo, scomponendo le figurazioni ritmiche? Le risposte sono molteplici ma tutte
portano ad un'unica soluzione: occorre migliorare il proprio tempo interiore ed
acquisire una maggiore precisione ritmica.
A
questo punto
Liebman esegue Autumn Leaves in
quartetto (con Tony Arco alla batteria, Marco Espsosito al basso e
il sottoscritto al piano). Le improvvisazioni dei solisti sono spesso "outside"
dalle progressioni e le frasi iniziano e terminano a cavallo delle battute seguendo
le idee melodiche e la "conversazione " tra i quattro musicisti. Alla fine nonostante
le evoluzioni ritmiche, la forma AABA e il tempo rimangono inalterati.
Liebman
quindi propone alcuni esercizi con il metronomo specificando che si tratta di uno
strumento meccanico con cui "non" si può instaurare ovviamente un dialogo interattivo,
ciononostante può essere molto utile per migliorare il proprio tempo interiore.
Il problema è dove posizionare il click?
Dapprima il sassofonista propone di collocarlo sul 2 e sul 4, poi solo
sul 2 o su ogni punto della battuta, ed ancora sull'up dell'ultimo quarto.
Questo training può durare ore, giorni, mesi, anni,
Liebman
propone però di esercitarsi anche senza metronomo, controllando con metodo il beat
del metronomo (usando solo la luce del metronomo e rimettendo il suono dopo alcune
battute, oppure registrando i propri studi riascoltandoli con il click inserito).
Il materiale melodico non è inizialmente così importante: può bastare una semplice
scala maggiore suonata in vari modi. Successivamente si passerà a improvvisazioni
su varie forme per rendere più interessante e vario lo studio.
Liebman
quindi passa al concetto di beat inteso come entità spazio/temporale entro cui avviene
il battito. Il metronomo cade perfettamente al centro del beat mentre ognuno di
noi può suonare leggermente in anticipo o ritardo. L'eccesso di questo atteggiamento
porta ad accelerare o rallentare, un atteggiamento ovviamente da evitare, ma l'utilizzo
dell'anticipo e del ritardo crea effetti dinamici di tensione e relax.
Per
spiegare questo concetto propone alla sezione ritmica (basso e batteria) di suonare
in modi diversi ad ogni suo cenno: ora la batteria è metronomica e il basso è indietro,
ora il contrario, ora entrambi sono in avanti o indietro sul beat, infine uno è
in anticipo l'altro indietro.
L'effetto è molto interessante e Liebman spiega che non sempre le sezioni
ritmiche intendono il beat nello stesso modo e non per questo i risultati sono inadeguati,
anzi!!!
Propone a tal proposito alcuni ascolti: ad esempio nel quartetto di
Coltrane,
Elvin Jones sta molto indietro, Garrison sta indietro ma non così
tanto come il batterista, mentre
McCoy Tyner
è in avanti. La ritmica di Davis invece può contare sull'anticipo di Tony
Williams e il beat metronomico di Ron Carter, mentre
Hancock che fluttua sopra al beat.
Elvin Jones però non suona sempre allo stesso modo e, ad esempio sui fast,
è spesso in avanti. Dipende quindi dall'effetto che si vuole ottenere e dal contesto
in cui il gruppo si è trovato, dal rapporto con il pubblico, dall'andamento della
giornata di ogni musicista e da altre variabili. L'importante consiste nella disponibilità
ad ascoltare e ad adattare il proprio tempo al contesto in cui ci si trova.
Anzi ritiene che queste qualità (ascolto, adattamento e disponibilità)
siano dei presupposti basilari per produrre musica ad un certo livello e sconsiglia
vivamente di porsi sia nelle prove sia nei concerti in un atteggiamento aggressivo:
"io sono nel giusto perché ho il tempo corretto, siete voi che sbagliate!"
La musica è "sempre" il risultato di un dialogo collettivo basato su un
reciproco adattamento e rispetto.
Anche
a proposito degli Aebersold,
Liebman
da preziosi consigli. Spesso in alcune basi i musicisti accelerano ma non per questo
si devono scartare nel proprio studio perché sono la simulazione di un contesto
in cui ci si potrebbe venire a trovare. Naturalmente il dialogo è univoco in quanto
si tratta di basi pre-registrate ma sono comunque un ottimo training se abbinato
a esercizi col metronomo e soprattutto a molta pratica di musica d'insieme (prove
e concerti).
Per concludere la masterclass
Liebman
affronta un ultimo fondamentale argomento: lo swing. Premettendo che il concetto
di swing è molto ampio ed elastico, spiega che anche nella storia del jazz si sono
avuti diversi approcci che collocano l'andamento ad ottavi a metà tra l'ottavo puntato
+ sedicesimo e la terzina di ottavi.
Anche nelle nostre esecuzioni lo swing varia a seconda del contesto stilistico,
di interplay e dell'effetto dinamico che si vuole ottenere. Se però la melodia e
l'armonia si possono studiare sui libri il ritmo e lo swing si acquisiscono solo
con la pratica e con l'ascolto. A tal proposito propone alcuni ascolti:
Frank Sinatra
con l'Orchestra di Count Basie (arrangiamenti di Quincy Jones) e
Miles Davis col quintetto storico degli anni sessanta. Propone a tal proposito
una metodologia d'ascolto molto interessante mirata agli aspetti ritmici sottolineando
la pulsazione della ritmica, il dialogo tra solista e gli altri musicisti, e gli
appoggi ritmici di ognuno, gli spazi/silenzi in rapporto ai pieni della musica,
le dinamiche, le dissonanze ritmiche, melodiche e armoniche. Il tempo vola in fretta
e il discorso è ancora lunghissimo.
Liebman
da quindi appuntamento al prossimo incontro, probabilmente il prossimo anno o prima
ancora.
Invia un commento
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
Questa pagina è stata visitata 6.283 volte
Data pubblicazione: 25/01/2008
|
|