Multiculturita Summer Jazz Festival
Arturo Sandoval Sextet
Cortenova, Casamassima - 21 luglio 2009
di Marco Losavio
foto Carmine
Picardi
Il Multiculturita Summer Jazz Festival giunto quest'anno alla VII
edizione, ha offerto ben sette eventi – di cui quattro del tutto gratuiti - che
hanno spaziato dal jazz introspettivo di
Livio Minafra e
Maria Pia De
Vito con Huw Warren, al traditional della Multiculturita Jazz
Band con Michael
Supnick e
Mino Lacirignola,
al vigoroso groove dell'Organ Quartet di
Vito Di Modugno
con Pietro
Condorelli,
Massimo
Manzi e Michele Carrabba, passando per l'originale ed affascinante
tributo a Mingus dei "Top Jazz" Quintorigo ed il soul-funk-jazz della sorprendente
voce di Mina Agossi, fino al culmine affidato, nell'unica sua data italiana,
alle mani sapienti di un "guru" della musica a 360° come Arturo Sandoval,
vincitore di ben 4 Grammy Awards.
Tutto questo diretto e coordinato da Michele Laricchia e da tutta
l'associazione Multiculturita costituita da uno staff infaticabile e professionale.
Altra novità di questa settima edizione è stata
rappresentata dalle location. Oltre al consueto e suggestivo chiostro della Reale
Basilica di Capurso, sono state scelte alcune raffinate residenze dell'hinterland
barese come "Tenuta Virgilio" e "Cortenova", nella quale si è tenuto il concerto
di Sandoval. Il posto è molto suggestivo e la risposta del pubblico al richiamo
di Sandoval è stata di gran lunga superiore alle aspettative, pertanto un luogo
ancora più capiente degli oltre 500 posti a sedere avrebbe potuto offrire maggiori
possibilità di fruizione.
E' ora di iniziare, il "Prof. Sandoval" ha chiesto puntualità, pertanto
alle 21:30 Michele Laricchia e Alceste Ayroldi (resp. comunicazione
e braccio destro di Laricchia) dopo i doverosi ringraziamenti introducono il Sextet
del musicista cubano. Ad accompagnarlo sul palco ci sono Alexis Arce alla
batteria, Philbert Armenteros alle percussioni, Dennis Marks al basso,
Manuel Valera al pianoforte, Ed Calle al sax.
Le prime note sono per Blues for Diz
dello stesso Sandoval: uno swing velocissimo dedicato al suo mentore con un walkin'
bass inizialmente quasi in lieve difficoltà per il tempo staccato dal leader. E'
come una macchina che parte a tutta velocità pertanto prima di avere totale aderenza
è costretta a "sgommare" nei primi metri. Basso e batteria dopo l'iniziale sorpresa,
infatti, riescono ad "agguantare l'aderenza giusta" e, guidati dal trombettista,
"schizzano" verso un vorticoso giro su vere e proprie montagne russe. Le note prese
da Sandoval non hanno definizione, sono stridolii che provengono da un pentagramma
che forse si deve ancora inventare. Sandoval suona frasi talmente fugaci da non
dare il tempo di essere percepite se non come un improvviso fotogramma che però
- prodigio dei sensi - si lascia catturare e ricordare. Ed Calle cerca di
rimanere al passo durante il suo solo accennando alle note cromatiche de "Il volo
del calabrone" che, forse, è l'unica melodia – anche per onomatopea - che possa
effettivamente far comprendere la velocità richiesta.
Sandoval
è un polistrumentista e, come il grande Miles, ha sempre accanto a se una tastiera
sulla quale esegue una intro latineggiante che sfocia poi nel blues-funk molto energico
di Having Fun. Sandoval – mai pago - con una
sorta di "barrito" della sua tromba, avoca a se' la band ed esegue un solo che ricalca,
per energia, quella del brano introduttivo. Il leader, inizialmente molto concentrato,
ora mostra una maggiore confidenza col palco, comincia addirittura a danzare quel
tanto che basta per trasmettere il senso ritmico e la freschezza della sua musica.
Un excursus di generi: Valera nel suo solo si immerge in un up swing per
poi rientrare nell'originario funk, successivamente è quasi fusion con Sandoval
che svisa sulla tastiera con un suono di chitarra elettrica à la Stern per
poi passare il testimone al percussionista il quale canta e suona mentre Sandoval
colora con campanacci e timables: ora è Africa fino a chiudere con le sonorità tipiche
cubane.
Atmosfera
sospesa, quasi eterea, su cui il musicista cubano/americano fraseggia con suono
sordinato. Accenna vari "riff" che esegue anche in contemporanea con la tastiera.
Si comincia quasi ad avvertire una presenza, come un richiamo che non può non portare
alla mente Miles. Ed infatti è Jean-Pierre.
Sandoval è un gran maestro nella gestione del brano, sa aggiungere e togliere
con sapienza e gusto. E' come un pittore lasciato libero su una tela bianca, aggiunge
colori, sprazzi, tratti senza mai alterare il candore iniziale. Essenza ed efficacia.
Poi, proprio come Miles, nei soli del sax si pone alla tastiera ad infittire il
tessuto dei suoni muovendo e stirando l'armonia che si flette senza mai spezzarsi.
Dopo un sentito omaggio all'Italia che Sandoval offre dapprima accennando
O Sole mio e poi cantando un canonico
Estate (première dedicata all'Italia), ci si scuote
ancora con un unisono corroborante di tromba e sax riportando alla mente i maestri
Dizzy-Bird. The Real McBop ha un ritmo già di
per se' veloce, ma il Maestro cubano lo incrementa ancora di più raddoppiandolo
e inerpicandosi su vette sonore così alte che forse neanche la natura saprebbe riprodurre.
Batteria e percussioni riempiono spazi su spazi, suddividono l'attimo finchè possono,
raggiungendo una fittissima poliritmia da divenire chiara e quasi "facile".
Come
da manuale, dopo la tempesta è la volta della quiete, qui offerta da un'esecuzione
di Smoke gets in your eyes introdotta magistralmente
da Sandoval a suo completo agio anche al piano. Il piacere, il trasporto, l'intensità
emotiva di un musicista che si cala profondamente nei meandri dell'esecuzione offrendo
al pubblico una digressione improvvisativa di grande cultura: si avverte Debussy
come Tatum, Rachmaninoff come
Bill Evans,
armonizzazioni piene ed essenziali, mai scontate e di gran gusto.
Ritornato al suo strumento primario, Sandoval sciorina un po' di tecnica
davvero unica prendendo note ora così gravi che neanche un trombone potrebbe riuscirci,
ora così acute da divenire sibilo. E' Rhythm Of Our World
brano in cui emerge finalmente il batterista Alex Arce il quale si produce
in un solo davvero fenomenale. Il pubblico, oramai in visibilio, sottolinea con
grande approvazione questo bel momento. Sandoval, da par suo, con la tromba non
vuole essere fuori scena ed allora inizia ad eseguire frasi con figurazioni ritmiche
sempre più complesse che Arce ripete con ottima prontezza. Sembrano tempi e suoni
strappati all'aria che si respira, come degli improvvisi lampi.
Il concerto volge al termine, Sandoval ringrazia e riacclamato torna per
un bis in cui suona sia Eso es lo que hay che
un accenno al Concerto per Aranjuez.
Un tripudio per questo grandissimo artista. La sua unicità rimarrà nella
storia di questo bel festival come pochi altri musicisti hanno saputo fare. Sandoval
ha anche soddisfatto le moltissime richieste di foto e autografi dei fan che lo
hanno letteralmente assalito nel retropalco.
Quando un concerto come questo termina e il silenzio torna li' dov'era
un paio d'ore prima, ci si rende conto di aver assistito ad un evento che non si
dimenticherà.
Nonostante il quasi inesistente supporto da parte degli enti, il Multiculturita
Summer Jazz Festival riesce ad offrire al pubblico pugliese (e non, dato che
stasera sono giunti fan da ogni dove) concerti di assoluto pregio.
Gallery del Multiculturita by Carmine Picardi:
Arturo
Sandoval
Alex
Arce
Denis
Mark
Ed
Calle
Herbert
Armentos
Manuel
Valera
Huw
Warren
Livio
Minafra
Maria
Pia De Vito
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Data pubblicazione: 16/08/2009
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