EmArcy – Universal 2009
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Fabio Morgera
Neapolitan Heart
1. O' paese d''o sole
2. Canzone appassiunata
3. Reginella
4. Vomero
5. Tu ca nun chiagne
6. Vesuvius
7. 'Na sera 'e maggio
8. Caruso
9. Funiculì funiculà
10. Luntane
Fabio Morgera
- Trumpet, Flueghorn
Stacy Dillard - tenor and soprano sax
Gary Valente - Trombone
Jason Jackson - Trombone, Bass Trombone
Chrisos Rafalides - Vibes
Gregg August - Bass (1-2-4-6-9)
Gianluca Renzi
- Bass (3-5-7-8-10)
Enoch Jamal Strickland - Drums
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Si può pensare una fusione tra universi apparentemente lontanissimi - geograficamente,
culturalmente, musicalmente - come la canzone tradizionale napoletana e l'hard-bop
newyorchese? Fabio
Morgera, nativo di Napoli, ma ormai "cittadino del mondo", ci ha provato
con passione e capacità riuscendo appieno nel difficile esperimento.
Morgera
è uno dei trombettisti di rilievo del panorama musicale italiano, molto ben conosciuto
anche all'estero grazie ai lunghi anni – quasi venti - di soggiorno a New York,
ove ha perfezionato il suo stile andando direttamente alle fonti del suono della
"grande mela". Dopo una lunga e fruttuosa collaborazione con la
Red Records (per
la "Blue Note Europea" va ricordato il notevole "Colors"
del 2002) approda con questo album alla EmArcy,
una delle etichette-simbolo del mainstream jazz.
In questo bel disco, molto ben suonato da un gruppo di giovani talenti,
spicca una sapiente cura degli arrangiamenti che rimanda alla lezione dei maestri
dell'hard bop più colto e raffinato – Tadd Dameron e Gigi Gryce - e che guarda all'esempio
"classico" del Jazztet di Art Farmer e Benny Golson. Questa singolare capacità di
sintesi ha permesso alla formazione - quasi una piccola big band - di affrontare
melodie immortali mantenendosi costantemente all'interno dell'idioma più genuinamente
jazzistico, senza mai tradire lo stile "melodico-popolare" delle canzoni, come dimostrato
nella esilarante versione "latin" di "Funicluì funiculà", sospinta da un
poderoso "drive" percussivo che sarebbe piaciuto ad Art Blakey ed Horace Silver.
La lucente voce della tromba di
Morgera
guida con l'autorevolezza del leader un gruppo di alto livello, lasciando il segno
anche come compositore, soprattutto nella lirica e sognante "Luntane", struggente
metafora della nostalgia del migrante, e che non a caso chiude la scaletta del disco.
Un album di jazz moderno e pulsante che non rinnega la tradizione, anzi
la rinnova coniugando perizia tecnica e capacità di scrittura, con una facilità
di ascolto che, vista la popolarità del repertorio, potrà sicuramente coinvolgere
un pubblico molto ampio.
Roberto Biasco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 05/04/2010
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