Tonale e modale:
Il nostro orecchio è abituato alla tonalità: noi conosciamo perfettamente il suono delle tonalità maggiori e minori, grazie a un patrimonio di musica tonale di più di 500 anni. La maggior parte della musica che ascoltiamo, infatti, sia essa classica, jazz, pop o rock, si basa sul sistema tonale. Questa tradizione sonora fa sì che una scala maggiore ci risulti molto più familiare che non un modo superlocrio diminuito; di conseguenza, il suono dei modi ci appare spesso misterioso e intrigante. L'uso che facciamo dei modi, però, è ibrido: quasi sempre il loro inserimento è mirato a creare una variante di suono all'interno di progressioni tonali, mentre nei paesi che hanno una tradizione modale, la musica è interamente basata sui modi.
Il sistema modale:
Il sistema modale si basa su un modello (il modo) che rappresenta il riferimento melodico e armonico della composizione. La melodia viene costruita utilizzando i suoni del modo, come faremmo scrivendo un tema basato sulla scala maggiore o minore. La differenza sta in questo: il modo va considerato in maniera seriale. Bisogna uscire, cioè, dalla gerarchia che ci fa considerare primo, terzo e quinto grado come fondamentali, e secondo quarto e sesto come tensioni. Questa è una consuetudine che deriva dalla nostra visione dell'armonia, che è fortemente legata agli accordi. Nell'uso di un modo, dovremmo riuscire a dare la stessa importanza a tutti i suoni che lo compongono. Abitudini come suonare le note fondamentali sui tempi forti, far salire la sensibile o scendere la settima diventano qui fuori contesto. Anche l'aspetto armonico è legato a questa "democrazia" dei suoni: l'assenza di accordi con determinate funzioni (statiche, preparatorie, dinamiche) può farci giudicare statica l'armonia modale, ma dobbiamo considerare che la sua costruzione è libera, e noi siamo abituati a rispettare una serie di regole, come le cadenze, che impongono i rapporti sonori tra gli accordi. Nel modale, l'armonia è costruita con i cosiddetti frammenti di modo (esercizio dialettico per non chiamarli accordi…); anche in questo caso, è necessario uscire dalla logica prima - terza - quinta - settima, che richiama gli accordi, per privilegiare intervalli meno consueti, come quarta (che smetteremo quindi di chiamare "sospesa") e seconda. Costruzione libera, spaziando sulle note del modo, e priorità assoluta alla sonorità: non ci sono cadenze o passaggi accordali tipici, ma l'armonia può comunque avere movimento, alternando le scelte dei suoni dei frammenti. Inoltre, l'uso di un modo di riferimento non esclude i cromatismi; risolvendo sui gradi del modo, hanno funzione di appoggiature.
Analizzeremo ora frammenti di due composizioni: una appartenente al sistema tonale, l'altra decisamente modale.
Analisi:
La sezione A del brano inizia su un classico giro armonico I-VI-II-V in do maggiore (battute 1 e 2); temporaneo allontanamento (battute 3 e 4) per mezzo delle dominanti secondarie E7 e D7, e ritorno in tonalità (battute 5 e 6) con la stessa progressione dell'inizio; nelle battute 7 e 8, il caratteristico turnaround con sequenza di dominanti. L'andamento, con l'alternanza di tensioni e risoluzioni, è quello tipicamente tonale. La melodia è chiaramente costruita sugli accordi (le prime quattro note formano l'accordo di primo grado, Cmaj7); l'unica nota alterata è il la bemolle nella sesta battuta, in ragione della nona minore praticata sull'accordo (G7).
Il tema di questa famosissima composizione di Miles Davis è costituito da una frase di basso che si ripete, nel frammento che stiamo esaminando, per tre volte. Ogni volta la frase è seguita da una risposta, su terzo e quarto movimento: i due elementi che la compongono, del valore di un quarto puntato e un ottavo, sono due frammenti di modo. La loro costruzione è identica: sovrapposizione di tre intervalli di quarta giusta e uno di terza maggiore (E-A-D-G-B il primo, D-G-C-F-A il secondo). I frammenti così composti sono divenuti, nel modale, di uso frequente, tanto da essere chiamati "So What Chords". Tanto la melodia che i "So What Chords" sono costruiti su un modo, re dorico, che corrisponde a una scala minore naturale con la sesta innalzata:
Pratica:
Per questa prima lezione, consiglio di iniziare col praticare i frammenti modali: servirà a familiarizzare con il loro particolare sound. Useremo il modo dorico, cui ho già accennato analizzando "So What": nella lezione 2 osserveremo l'elenco completo di tutti i modi.
Analizziamo dei frammenti molto semplici, costruiti sovrapponendo due intervalli di quarta sul modo re dorico:
Naturalmente, per rimanere nei suoni del modo, è necessario utilizzare la quarta aumentata fa-si.
Rivoltando questi accordi quartali si ottengono clusters di seconda e quarta:
oppure, rivoltandoli ancora, di quarta e seconda:
Provate, su un pedale di re, ad alternare i suddetti rivolti; ascoltatene con attenzione la sonorità, e annotate quelli che preferite.
A questo punto, passiamo ai "So What Chords" costruiti sul modo dorico in tutte le posizioni:
Anche in questo caso l'adattamento al modo fa sì che alcuni intervalli risultino modificati: sul terzo frammento ci sono una quarta aumentata (F-B) e una terza minore (E-G), sul quarto una terza minore (D-F), sul sesto una quarta aumentata (F-B) e una terza minore (B-D), sul settimo ancora una quarta aumentata (F-B) e una terza minore (A-C).
Ripetete anche con questi rivolti l'esercizio precedente: alla prossima lezione!
in tutti i negozi a 12 euro.
Inserisci un commento
©
2004 Jazzitalia.net - FabioDiCocco - Tutti i diritti riservati
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
Questa pagina è stata visitata 71.038 volte
Data ultima modifica: 02/11/2006
|
|