Anche il Gargà si è attestato quest'anno come emergente tra le location jazz di terra di Bari. Nell'ambito dell'intensa programmazione invernale, si colloca questo particolare incontro tra il quartetto di Gianni Lenoci, eclettico pianista monopolitano, ed Emanuele Cisi, sassofonista piemontese ma con ampie frequentazioni in Francia.
Cisi non suona moltissimo in Italia e sentirlo all'opera è sempre un evento.
Il quartetto di Lenoci ospita già un sassofonista, il giovanissimo talento pugliese Fabrizio Scarafile, peraltro allievo di
Cisi. E si completa di altri due giovani valenti artisti: Francesco Angiuli al contrabbasso e Saverio Petruzzellis alla batteria, oramai ben noti nel panorama musicale nazionale per loro diverse collaborazioni.
L'interazione tra due sassofoni di particolare pregio con le improvvisazioni del piano del leader, hanno calamitato l'attenzione del pubblico barese che ha riempito l'accogliente locale dei fratelli Gargano.
Dagli standard più orecchiabili alle sonorità più complesse, ma sempre gradevoli, delle composizioni di
Lenoci, alternate alle boppeggianti creazioni di Emanuele Cisi, come nel caso di Alice, brano che l'artista ha dedicato al suo cane. Il vigoroso e puntuale fraseggio della guest emerge subito prepotentemente.
Cisi intreccia le sue ance con quelle di Scarafile liberando delle armonie veementi, ancor più perché sostenute da una poderosa sezione ritmica.
La vibrante esecuzione di "You Don't Know What Love Is" alimenta ancor più il calore del sax di
Cisi che trova sempre il suono più giusto, e si evolve, grazie ad un appropriato arrangiamento, in uno swing gradevolmente retrò.
Le possenti soluzioni timbriche di "Kia Blues", a firma di
Cisi, mettono in luce l'ottimo affiatamento tra i due tenorsassofonisti che si scambiano le note e la scena con estrema rapidità e precisione.
La dolce mestizia di "Esercizi di nostalgia", la ballad composta da
Lenoci e non ancora prodotta, fonde gli animi del quintetto che brilla sia per le lucide incursioni di
Cisi, ma anche per la chiarezza armonica dello stesso brano.
Il concerto scivola via, ma non senza lasciare il segno, tutt'altro. Angiuli, al bassetto seicentesco e Petruzzellis alla batteria si confermano musicisti poliedrici, con una preparazione tecnica più che considerevole.
Lenoci ha dialogato con l'ospite prima e con Scarafile poi, mantenendo le sue scorribande nei meandri dell'improvvisazione e tenendo saldo il controllo del telaio lì dove Cisi e Scarafile
hanno tessuto una tela di gran pregio.