Talos Festival 2020 Ruvo di Puglia 8-11 ottobre 2020 di Vincenzo Fugaldi
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Sono trascorsi ormai lunghi anni da quando
Pino Minafra,
nel 1993, decise di iniziare l'avventura del
Talos Festival a Ruvo di Puglia. Oggi, validamente coadiuvato dal figlio Livio,
Pino vede con orgoglio i frutti di tante fatiche, attraverso il grande entusiasmo
di un'Amministrazione comunale che mostra di credere profondamente nel festival,
e pertanto ha coraggiosamente deciso di non interromperne la gloriosa storia nemmeno
in questo anno difficile.
Così il Talos 2020 (che nei programmi degli
organizzatori dovrà proseguire anche nei primi mesi del
2021) è tornato ad animare le vie della cittadina, con una serie di
belle e seguitissime iniziative coreutiche affidate all'altra anima del festival,
il coreografo Giulio De Leo, che ha ancora una volta coinvolto la gente del
territorio, giovani e meno giovani, nei suoi progetti di danza per tutti, di danza
non escludente, avvalendosi dei contributi musicali di alcuni giovani artisti pugliesi
che vanno assolutamente citati poiché hanno dimostrato maturità e inventiva musicale
davvero encomiabili: Giorgio Distante, con la sua tromba elettronica; il
sax di Vittorio Gallo; le percussioni di Pino Basile e i fiati di
Giuseppe Doronzo; il live electronics di Danilo Girardi; il violino
di Luisiana Lorusso e il contrabbasso di Eufemia Mascolo.
Le tre serate in Piazzetta Le Monache, il cui spazio è stato opportunamente rimodulato
senza la costruzione delle gradinate, con il palco privo di copertura collocato
diversamente rispetto alla consuetudine, le sedie per il disciplinato ed entusiasta
pubblico debitamente distanziate, sono state graziate da un clima che seppur piuttosto
fresco, non ha mai mostrato alcun rischio di pioggia.
Le scelte della direzione artistica musicale sono andate nel senso di una progressione
numerica: un solo la prima sera, un duo la seconda e un trio per il finale.
Tuttavia definire "in solo" un concerto di Paolo Angeli
non è forse corretto: il suo strumento, la chitarra sarda preparata, corrisponde
di fatto a un'intera orchestra. Senza entrare nei complicati particolari tecnici
di costruzione, che comunque Angeli ha sintetizzato per il pubblico verso la fine
del concerto, va detto che questa gli consente di suonare contemporaneamente bordoni,
riff, vamp di basso, senza l'utilizzo di alcuna loop station. Angeli ha eseguito
tre ampie suite raccolte sotto il titolo "Talea",
nelle quali ha narrato parte della propria affascinante avventura musicale, che
lo ha visto partire dalla natia Palau alla volta di Bologna e successivamente verso
Barcellona, in una continua e progressiva crescita, un ampliamento di orizzonti
che lo ha portato a innumerevoli collaborazioni internazionali di qualità (come
non ricordare il formidabile duo con
Hamid Drake?),
fino all'incontro con Pat Metheny, che ha voluto per sé una chitarra preparata appositamente
da Paolo.
Il fascino di un concerto in solo di Paolo Angeli è un'esperienza unica,
un vero e proprio dono musicale: la variegata gamma di suoni che il suo strumento
elettroacustico emette, con l'utilizzo di un archetto e con la tecnica da lui inventata
che comprende l'uso di due pedaliere, è al servizio di un'espressività profondamente
melodica e mediterranea, grazie anche al particolare uso della voce ricca di vibrato,
che parte dalle radici sarde, attingendo al suo vasto repertorio e alle musiche
tradizionali, per spaziare fino alla rivisitazione dei brani dei Radiohead, cui
è dedicato il più recente lavoro discografico («22.22 Free Radiohead»).
Il collaudato duo di fisarmonicisti
Antonello
Salis e Simone Zanchini, denominato "Liberi", pur partendo
da una breve impro condotta sul filo del rasoio, è man mano approdato a intense
riletture di note composizioni per il cinema di Ennio Morricone, artista che i due
hanno mostrato di amare profondamente. Salis, che ha suonato a lungo il pianoforte,
come di consueto preparato con oggettini di ogni sorta, ha suonato con la consueta
grinta e creatività, aggredendo gli strumenti ma anche a tratti emettendo delicate
melodie, e altrettanto sorprendente e creativo è stato Zanchini. Il duo ha interagito
magicamente, con una sorta di intesa telepatica, spaziando da classici come Someday
My Prince Will Come a Il Buono, il Brutto e il Cattivo, Nuovo Cinema
Paradiso, alla zappiana I'm The Slime, fino a Paparazzi di Salis.
Bis ancora su temi morriconiani.
È Iniziato con una voce femminile che diceva: Nosotros somos argentinos, pero
también somos italianos: somos todos parientes, il concerto del trio costituito
da Peppe Servillo,
Javier Girotto
e Natalio Mangalavite. "Parientes" è il titolo dell'ultimo lavoro
da loro registrato, opera che intende far conoscere la canzone popolare argentina
tradotta appositamente in italiano da Servillo. La carismatica figura del cantante
e attore – che sfodera una voce sempre più potente - è centrale nello spettacolo,
che contiene anche due esilaranti monologhi tratti da Un tal Lucas di Julio
Cortázar. Gli apporti di Girotto (soprano, baritono, flauto e tamburo) e di Mangalavite
(pianoforte, tastiere, voce, che come sempre si è riservato uno spazio per il suo
caratteristico falsetto) rendono il gruppo peculiare e particolarmente efficace,
perché mescola culture già ibride, come quelle argentina e italiana. Milonga
Sentimental, Cafetín de Buenos Aires, Parientes, Cambalache,
Chiquilín de Bachin, Come si usa col ragù, altre del precedente repertorio
del trio come la piazzolliana Vuelvo al sur, e Lu pisci spada di Modugno,
per chiudere con Felicità di Lucio Dalla un concerto intenso e affascinante,
che ha coinvolto ed emozionato il pubblico del Talos, come sempre attento e partecipe.