All'intero di Dialogo, progetto
parallelo alla programmazione dell'Auditorium Parco della Musica che prevede incontri
inediti tra due musicisti, si sono ritrovati a calcare il palco della sala Petrassi
due artisti newyorkesi di grande calibro. Il pianista Uri Caine
e il trombettista Dave Douglas hanno anticipato, con un tour europeo,
l'uscita del loro album, prevista per luglio. La loro collaborazione fatta di amicizia,
stima e complicità ha dato alla luce "Present Joys" un lavoro ispirato alla "Sacred
Harp" musica sacra corale della tradizione americana.
Il duo quindi ha assemblato una serie di inni, di canti, di pezzi
originali di Douglas e di improvvisazioni e ha creato un'ora e mezza di piacevoli
suggestioni, di intricate connessioni e di intima relazione. Fin dai primi brani
è evidente un forte richiamo alla tradizione, pur nella reinterpretazione in chiave
jazzistica, i brani scelti direttamente dal famoso Book of Sacred Harp hanno un
sapore antico, quasi folk. Caine privilegia inizialmente un andamento ritmico che
permette al suo compagno di intessere melodie dinamiche e frastagliate. Si rincorrono,
si seguono e si mettono in gioco con raffinatezza e tecnica sopraffina. Douglas
dal suono sempre lucido e deciso, alterna momenti di lirismo a frasi spezzate e
giocose.
Ma è nel campo dell'improvvisazione e della sperimentazione che
i due eccellono. Forti delle loro esperienze passate e del loro bagaglio tecnico/artistico,
illuminano la sala quando si sbeffeggiano e si fanno il verso con divertenti gag
musicali, o quando l'uno si riaggancia ai fraseggi dell'altro per creare un universo
sonoro improvvisato tra sprazzi free e intense ballate.
Le composizioni originali di Douglas si riconoscono per il loro gusto più contemporaneo
pur ispirate e influenzate da diverse sonorità folk e tradizionali. Un'operazione
non nuova per il trombettista americano già noto per questa sua caratteristica.
I suoi brani sono veri e propri esperimenti sonori che forti di una base jazz eludono
le etichette e si trasformano con audacia. La stessa temerarietà che ha portato
i due all'interpretazione di Old Putt, brano ispirato a Douglas da un treno
che sentiva passare dalla finestra della sua vecchia casa, niente di più che una
riproposizione tramite la tromba del fischio del mezzo.
Il brano Present Joy chiude giustamente il concerto. Un
vero dialogo a tratti delicato, a tratti tumultuoso, ma anche sprezzante e poetico.
Un concerto retto sulle contraddizioni nonché sulla bravura dei musicisti.