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Hyper+ & Amir Elsaffar
Saadif
Nusica.org (2016)
1. Mono Esa Tono
2. Kosh Reng
3. Hyper Steps
4. 13th November
5. Futuritmi
6. Human Tragedy
Amir Elsaffar - tromba e voce Nicola Fazzini - contralto, soprano Alessandro Fedrigo - basso acustico Luca Colussi - batteria
Dio li fa, e poi li accoppia. Sembrano essere insieme da una vita il trombettista
iracheno-statunitense Amir Elsaffar e gli Hyper+, alias
Nicola Fazzini,
Alessandro Fedrigo e Luca Colussi, già capaci da soli di prendere
a sberle melodie-ritmi-armonie e farle roteare intorno a un suono forte, rubicondo
e appassionato. La tromba di Elsaffar è di quelle scoppiettanti: passa le note al
letto di Procuste dandogli nuove forme, ingigantendone il loro significato. Fa vibrare
lo strumento sotto i magli del basso e della batteria in "Mono Elsa Tono",
firmata da Fedrigo che fa l'occhiolino ai suoni mediorientali. "Kosh Reng"
reca il sigillo di Elsaffar: una suite che parte con un lento incedere della tromba
sotto il tambureggiare dei piatti di Colussi; la limpida voce dell'iracheno-statunitense
evoca il muezzin per aprire un collettivo andante, sempre ondeggiante sui ritmi
ancestrali islamici con tempi e torniture occidentali, dove si fa spazio il contralto
di Fazzini che serpeggia a meraviglia in un contesto sempre più torrido. Ed è il
sassofonista veneto a firmare "Hyper Steps" che, scalpitante e dinoccolata,
si lascia abbordare dalla tromba impetuosa e dalle corde di Fedrigo con un assolo
dall'energia ritmica elaborata. Torna il trombettista in proscenio, con la sua voce
e la sua cantillazione contrappuntata da Fedrigo, con un nuovo coupe de theatre
che ribalta ogni aspettativa: ordinate corali dissonanze e arditi contrappunti
retti dal passo sicuro di Colussi, fino a giungere a una roboante collettiva libertà
di forma ("13th November"). Fedrigo firma "Futuritmi": tra presente, passato
e futuro non solo del jazz.
Ancora una composizione di Elsaffar chiude questo eccellente
lavoro: "Human Tragedy", con tutta la forza espressiva della musica delle sue
origini, che incontra il miglior jazz, tra allusioni, scivolamenti e fratture che
vampirizzano tanto il modale, quanto il bop con calmo vigore, al quale fa eco Fazzini
che tiene testa e maniera in modo inappuntabile.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 11/09/2016
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