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E' banale, lo so, ma ascoltando questo disco, soprattutto
le prime quattro tracce, libere improvvisazioni su musiche di Eric Satie, non abbiamo
potuto fare a meno di ricondurci al notevole libro di Patrik Suskind dedicato al
contrabbasso. E' uno scarno volumetto, un monologo nel quale un contrabbassista
classico lamenta, con ironica disperazione, l'irrimediabile subalternità del suo
strumento nell'ambito dell'orchestra e della musica in generale, la sua rigidezza
melodica, la sua impossibilità di essere solista. Certo il musicista de "Il contrabbasso",
che si definiva conservatore, rifiutava il jazz. Questa musica ha invece dato voce
e rilevanza a quelle quattro grosse corde, a quel voluminoso e scontroso strumento.
E ci permette oggi di ascoltare un piccolo gioiello come questo "Bass express".
Parte da Satie,
Marcello Sebastiani,
ma il suo viaggio jazzistico tocca anche l'India evocata in tre suggestivi Mantra,
va indietro fino ad una composizione classica del 1723 (La sonnerie), rende
omaggio al Duca e a Trane, per chiudersi con una suggestiva canzoncina abruzzese.
Il contrabbasso, usato sia con l'archetto sia in pizzicato, spesso facendo
ricorso alla sovraincisione, disegna paesaggi melodici e ritmici sempre mutevoli
e mai banali, sempre attraenti. La pur evidente tecnica strumentale non toglie mai
il piacere dell'abbandono all'ascolto. In altre parole, Bass Express è una
riflessione, intensa ed appassionata, sulle possibilità emotive e poetiche del contrabbasso.
Uno strumento che ha ancora tanto da raccontare.
Marco Buttafuoco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 07/02/2010
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