L'incontro di questo mese con gli amici di Jazzitalia è basato sulle linee
bassistiche di uno dei pilastri del Jazz che non smetteremo mai di ringraziare per
averci lasciato pagine di squisito valore artistico. Ci stiamo riferendo a
Ray Brown
(Pittsburgh, 13 ottobre 1926 - Los Angeles, 2 luglio 2002)
che questa volta inquadriamo accanto ad un altro mostro sacro del jazz, il pianista
canadese Oscar Peterson (Montreal, 15 agosto 1925 – Toronto,
23 dicembre 2007), in una delle situazioni che consolidarono la sua fama
di contrabbassista dalla tecnica superlativa e dalla musicalità fluida ed originale.
Il
brano in questione è uno standard dalla struttura molto semplice, oserei dire anche
banale, ma che grazie all' arrangiamento e al guizzo improvvisativo di
Ray Brown,
diventa occasione per esternare la genialità improvvisativa del pianista e nello
specifico del bassista. You Look Good To Me,
tratto da una seduta di incisione del 1964
("We get Request" Verve 314-521-462/2) si apre con un intro di tipo libero
in cui Ray Brown
tratteggia con l'arco le note guida dipanate cromaticamente mentre il piano volteggia
con arpeggi su gli accordi riportati. La struttura in realtà è di solo 16 bar in
cui si ripetono due sezioni identiche ma che nell'esecuzione subiscono delle lievi
modifiche non sostanziali ma sufficienti a variare la sequenza accordale davvero
estremamente semplice.
Alla fine dell'Intro con l'arco entra la batteria di Ed Thigpen,
essenziale e precisa, e quindi la deposizione sul primo quarto di ogni bar dell'accordo
sul quale Ray Brown
snoda un solo, anche esso estremamente semplice, articolato sulle note dell'accordo
ma collocate in maniera efficacissima. Si noti che là dove cade l'accordo, cioè
sul primo quarto della battuta, quasi sempre c'è un ampio respiro del solista che
oltre a dare plasticità alla frase, consente anche di percepire la linea armonica.
Si noti anche l'inizio del walking bass, e quindi l'inizio del solo pianistico,
che ha il suo incipit nella regione più acuta della strumento (posizione diatonica
a capotasto) per poi discendere verso il grave e quindi ascendere di nuovo verso
l'acuto. Insomma, pur nella sua semplicità, i due maestri del jazz riescono a dare
a questo brano i connotati di un brano particolarmente interessante e gaio nel suo
umore, cosa che non sempre torna facile ai "comuni mortali ". Tra l'altro va detto
che questo stesso brano, entrato nel repertorio fisso del geniale pianista canadese,
è stato immortalato in un video (Montreaux Jazz Festival
1984) in cui Peterson presenta una formazione con entrambi
i suoi contrabbassisti preferiti che per lungo tempo militarono singolarmente nel
suo mitico Trio, cioè
Ray Brown e il compianto Niels Pedersen di cui ci occuperemo
in seguito su queste pagine.
Il solo di
Ray Brown comunque ci offre lo spunto su alcuni aspetti tecnici del
nostro strumento ed in particolar modo sul legato al quale peraltro è dedicato
un capitolo sul mio "Bass Notes, Vol. 1" (Ed.
Drycastle) recentemente pubblicato. Aspetto fondamentale dell'espressione jazzistica
il legato con il pizzicato può essere effettuato su due (o più) note poste ad intervallo
conseguente, sia ascendente che discendente. Un buon terreno di pratica può essere
offerto dalle scale, maggiori, minori e di ogni altro modo, dapprima eseguite a
velocità metronomica contenuta per poi incrementarla progressivamente.
In questa occasione si è scelta la scala maggiore di C che nell' Ex1
vede le note legate a due a due, ovviamente legate note sulla stessa corda. L'Ex2
mostra anche il cambio di posizione per legare una coppia di note. Questo, come
più evidenziato nell' Ex3, sarà di grande giovamento anche per l'intonazione
poiché ci costringe all'esecuzione di note legate in posizioni diverse con diteggiature
differenti. L' Ex 4 è un esempio di come, successivamente, sarà possibile
eseguire le scale o frammenti di essa, alternando legature nelle varie possibili
figurazioni.
File Audio (intro + solo)
File
Audio (walkin')
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Data pubblicazione: 13/09/2008
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