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Stuff Smith & Oscar Peterson
Stuff Smith & Oscar Peterson
Poll Winners Records
1. Desert sands
2. Soft winds
3. Things ain't what they used to be
4. It don't mean a thing
5. Time and again
6. I know that you know
7. In a mellow tone
8. Heat wave
9. Body and soul
10. Calypso
11. I wrote my song
Brani 1-9 (7 e 12 marzo 1957):
Stuff Smith - violino
Oscar Peterson - piano
Barney Kessel - chitarra
Ray Brown -
contrabbasso
Alvin Stoller - batteria
Brani 10 e 11:
Stuff Smith - violino
Carl Perkins - piano
Red Callender - contrabbasso
Oscar Bradley - batteria
Partiamo stavolta dall'etichetta, la Poll Winners Records,
la quale dedica il proprio catalogo alle ristampe dei titoli recensiti – con il
massimo dei voti (cinque stelle) dalla prestigiosa ed influente rivista americana
Down Beat, fondata nel 1934. Tale premiazione avviene raramente e la maggior parte
di quegli album sono diventati spesso dei veri classici del jazz.
E' un piacere (ri)scoprire un musicista e compositore soprannominato
"The mad genius of the violin", che assieme a Ray Nance e Stephane Grappelli,
come si legge nelle note introduttive al disco, fu uno dei violinisti jazz più importanti
della "Swing Era" e il cui stile rappresenta il passaggio tra lo swing e
il bop, nonostante Smith fosse piuttosto critico verso il movimento Bebop. Il CD
ripropone l'intero album, arricchito da tre brani (7-9), che allora non vi comparivano,
più due Bonus Track, con un organico totalmente differente.
Interessante notare come i pezzi in quartetto siano stati registrati
poco prima rispetto all'incisione di "The Pollwinners" (18 e 19 marzo), da
parte del trio Barney Kessel -
Ray Brown
- Shelly Manne. Un apporto essenziale quello dei primi due. Kessel, proteso
verso il bop, ci delizia con un fraseggio fluido, un suono limpido della chitarra
semiacustica e ben si colloca tra i due co-leader. Brown ha come sempre un suono
corposo ed evidenzia una sicurezza nelle linee di basso ed uno swing a qualunque
tempo, che facilitano e stimolano la creatività degli altri.
Peterson è sempre il simbolo di un jazz caldo e gradevole, da
ascoltare in totale relax, mentre Smith rappresenta forse l'elemento più energico,
imprevedibile, ma che soprattutto suona con il cuore. Il batterista Alvin Stoller
mette in mostra un drumming delicato ma pieno di drive, unito ad una metronimica
scansione del tempo. Un bel disco, che forse è il testimone di un tempo che non
c'è più e che presumibilmente non ritornerà.
Giovanni Greto per Jazzitalia
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COMMENTI | Inserito il 3/8/2010 alle 11.43.45 da "germana.dellifiori" Commento: un jazz senza tempo che non puo' non piacere e un buon inizio anche per chi non si intende di jazz....
si tratta di un album MERAVIGLIOSO.... | |
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Data pubblicazione: 31/07/2010
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