Il brano che propongo in questo incontro è un vecchio standard opportunamente rimaneggiato dal giovane contrabbassista americano
Christian McBride nel suo CD "Gettin' to It" (Verve
523 989-2). E' inutile sottolineare ulteriormente le eccelse doti di questo giovane talento del contrabbasso jazz già richiestissimo collaboratore di molti grandi musicisti:
suono
poderoso, walking fluido ed efficace, soli incisivi e molte volte ai limiti del
virtuosismo. Insomma un gran bassista.
In questa occasione riportiamo un tema "di altri tempi" che il nostro esegue con l'arco, nella
parte A del tema al quale fa seguito una B in cui è il pianoforte a condurre l'esposizione
tematica. Ancora con l'arco la terza parte A del brano che precede ancora una volta una
sezione B che introduce ai soli.
A proposito dei temi esposti con l'arco, vorrei sottolineare, con un pizzico di polemica intesa in senso bonario, che nell'ambito del jazz molti sono stati i contrabbassisti che si sono
destreggiati nei soli e nelle esposizioni tematiche mediante l'utilizzo
dell'arco. Basti ricordare alcuni grossi nomi come Major Holley e Slam Stewart
che doppiavano con la voce (uno all'unisono, l'altro all'ottava sopra) tutto ciò che suonavano con l'arco, e poi ancora
Oscar Pettiford e il contemporaneo Ed Schuller (figlio del famoso Gunter). Il pizzico di polemica sta nel dire che, quantunque di grande effetto e di grande musicalità, l'uso dell'arco ha sempre messo in evidenza il
"fattore intonazione" (vera bestia nera del contrabbasso) come leggermente deficitario, intendo dire più di quanto non lo sia stato per
contrabbassistti di "estrazione" europea quali George Mraz, Miroslav Votous
ed il compianto Red Mitchel.Tuttavia ritorneremo su questo argomento,
anche perché rappresenta una peculiarità intrinseca al "contrabbassismo".
Per adesso godiamoci (e studiamo!) questo Too Close for Comfort e magari ascoltiamone la versione eseguita da Mc Bride.
A Presto!
Ascolta
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Data pubblicazione: 11/06/2001
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