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Produced by David Binney and Edward Simon
Post Production and Editing: David Binney
Executive Producer: Sergio Veschi
Cover painting by Nury Ferrer
 

Edward Simon & David Binney
Fiesta De Agosto

1.Dawn Of Indifference 5.50 (David Binney)
2.Fiestas 5.30 (Edward Simon)
3. Coast Of The Desert 4.53 (David Binney)
4.Ask The Dust 6.25 (David Binney)
5. True to Life 5.58 (David Binney))
6.August 7.06 (David Binney)
7.Moment 0.24 (David Binney/Edward Simon)
8. Unknown Path 2.00 (Edward Simon)
9. I Hear A Rhapsody 7.30 (Fragos/Baker/Gasparre)
10. Immersion 3.56 (David Binney/Edward Simon)
11. True To Life (reprise) 3.53 (David Binney)
12.When You Return 2.35 (David Binney)
13. Lifelong 0.46 (David Binney/Edward Simon)

David Binney
Alto Saxophone, Soprano Saxophone, Clarinet, Bass Clarinet, flute On Track 2,8 And 12 And Vocal On August
Edward Simon,
Piano
Donny Mccaslin,
Additional Alto Flute, Flute And Clarinet On Track 8

La fiamma fredda della passione
di Luca Conti
E così, al secondo tentativo, Ed Simon e Dave Binney ce l'hanno fatta: sono finalmente riusciti a convincere Sergio Veschi a pubblicare un CD che testimonia la loro attività in duo, fenomeno non occasionale ma long-standing, come entrambi i musicisti non perdono occasione, orgogliosamente, di rivendicare.
Per chi si fosse perso le puntate precedenti, ecco un breve riassunto. Intervistato poco prima della pubblicazione di Afinidad (Red 296), Ed Simon raccontava di come lui e Binney avessero proposto alla Red Records anche una loro incisione in duo, sax alto e pianoforte; e di come SV avesse preferito, invece, dare alle stampe il materiale che è appunto uscito come Afinidad (disco di straordinario livello, sia detto per inciso, a beneficio di chi ancora non lo conosce, e del quale si attende con ansia un seguito, che a quanto racconta Binney è già in cantiere). Anche noialtri, strenui estimatori di quell'album - per il quale, qualcuno si ricorderà, avevamo avuto il piacere di scrivere le note di copertina – dobbiamo confessare di essere rimasti particolarmente colpiti, a suo tempo, dalle non poche occasioni in cui Binney e Simon riuscivano a ritagliarsi intensi e rarefatti spazi di conversazione a due, e di esserci ritrovati più volte a fantasticare a quali risultati sarebbe potuta arrivare una seduta di incisione a loro interamente riservata.
Beh, non c'è più bisogno di sognare a occhi aperti: questa seduta d'incisione esiste e, cosa ancor più importante, la Red Records ha oggi deciso di renderla disponibile sul mercato. Con un atto di coraggio, va detto, di non poco conto: il duo Binney/Simon, infatti, opera e si spinge su terreni che non sono quelli su cui si muove di solito la Red, rivolgendosi invece a un pubblico che ha maggiore dimestichezza con atmosfere più sperimentali. D'altra parte, davanti a musica di questo livello, ogni etichetta va a farsi benedire, com'è giusto che sia, e la pubblicazione di questo CD non può che dare ulteriore lustro al già ricco catalogo della Red (oltre, beninteso, a indicare che quei musicisti che sanno ben coniugare rischio e creatività hanno sempre diritto d'udienza da queste parti).

Il primo aspetto, a colpire, è l'assoluta concentrazione che i due protagonisti esibiscono in tutto l'arco del disco. La formula, di per sé, è ostica e offre ben poche concezioni allo spettacolo. Non a caso, difatti, uno dei suoi massimi teorizzatori è Lee Konitz, forse il massimo esponente dell'antidivismo jazzistico: al suo attivo, nel settore, un corpus affascinante, tale e tanta la gamma espressiva e la varietà stilistica che Konitz è stato capace di produrre in questo contesto, estraendo il meglio da ciascuno dei suoi pur diversissimi partner. Sotto questo punto di vista, Binney e Simon non sono da meno. E' chiaro che in questo caso si tratta di una partnership lungamente rodata, a differenza di tanti incontri occasionali, che spesso durano lo spazio di un concerto o di un festival. Tutto questo, com'è ovvio, mettendo in conto le debite differenze stilistiche e i diversi interessi estetici della perigliosa arte del duo, della quale il catalogo Red può vantare diversi più che riusciti esempi esempi, in particolare lo splendido meeting tra Dave Liebman e Franco D'Andrea, diretto predecessore della collaborazione tra Binney e Simon (ma è giusto ricordare, tra quelli in catalogo, anche gli incontri Kenny Barron-Buster Williams, Cedar Walton-David Williams e Julius Hemphill-Abdul Wadud, Johnny Diyani & Clifford Jarvis). E, d'altra parte, è questa una combinazione strumentale in cui si cammina senza rete, sospesi nel vuoto, (o, forse, è più simile alle evoluzioni di due trapezisti), tenendo anche ben presente la volontà di Binney e Simon di scostarsi dalle secche degli standard e dei blues (la singolare, traslucida rilettura di
I Hear a Rhapsody che si può ascoltare nell'album è la classica eccezione che conferma la regola) per affrontare un denso programma di composizioni originali.

Va anche detto che si tratta, in questo caso, di un duo che agisce su un piano di assoluta parità, non già del disco di un sassofonista con accompagnamento di pianoforte. E questo implica anche la notevole cura del dettaglio che si può avvertire fin da un primo, sommario ascolto; i piccoli particolari di arrangiamento che rivelano la familiarità reciproca dei due protagonisti; la perfetta conoscenza, l'uno, del linguaggio dell'altro; e, soprattutto, la straordinaria apertura mentale che consente a entrambi di sviluppare un'intesa che definire telepatica è forse dir poco.

E' ormai passato qualche anno, ma quanto già avevamo notato all'epoca di Afinidad continua a essere valido, e forse ancor più puntuale, per questa nuova registrazione. «[…] è evidente come l'accento sia stato posto su una comunanza di intenti; fin dal primo ascolto è chiarissimo quanto i due musicisti trovino soddisfacente e complementare il suonare assieme. Binney è senza dubbio il più "oggettivo" dei due; le sue linee sassofonistiche rifulgono in maniera quasi geometrica, illuminate da una luce fredda e tagliente. Spetta a Simon riscaldare l'atmosfera, grazie ad un tocco pianistico a dir poco straordinario e ad un lirismo di rara capacità evocativa […]»
Sono affermazioni che siamo tuttora pronti a sottoscrivere, e se possibile rafforzare. Sia Binney che Simon, operando con un basso ma alacre profilo, rappresentano da qualche tempo una delle punte di diamante della scena jazzistica internazionale, e all'interno dei molteplici contesti in cui operano continuano a produrre musica di elevatissima qualità, come di rado è dato di ascoltare in questi tempi affollati e ansimanti. Certo, non si tratta di un disco di sottofondo, né utile a sonorizzare un tranquillo dopocena tra amici; è musica che molto richiede all'ascoltatore e molto pretende, non ultima la disponibilità a perdersi nelle labirintiche improvvisazioni dei nostri due amici (sempre, però, governate da una logica ferrea e da un supremo controllo della forma e della materia sonora), ma è anche musica che molto sa dare in cambio a chi le si accosta con mente sgombra da pregiudizi. E, soprattutto, sa provocare forti emozioni in chi sia stato disposto a lasciarsi coinvolgere, per giungere a scoprire con sorpresa, sotto l'apparente freddezza di un sovrumano autocontrollo intellettuale, la fiamma della passione.

I
musicisti hanno dato il loro meglio; il produttore ha saputo mettersi (o rimettersi?) in gioco; per completare il cerchio, non resta che augurarsi che il pubblico voglia tributare a questo eccellente album tutto il successo che merita.
 






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Data pubblicazione: 07/11/2004

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