Roccella Jazz Festival 2014 "El Yaz Y Paco" agosto 2014 Direzione artistica Paola Pinchera e Vincenzo Staiano di Vincenzo Fugaldi
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Edizione ridottissima con la prospettiva – almeno ipotetica?
- di una ripresa invernale per il festival calabrese, sul quale pesano da anni ostacoli
finanziari che rischiano di comprometterne la sopravvivenza e di offuscarne lo storico
valore artistico. Programmato inizialmente per una durata considerevole, è stato
di fatto ridotto alle due ultime due serate previste, ma con una qualità artistica
di tutto rispetto.
L'avvio sul palco del Teatro al Castello
è spettato a un grande protagonista della scena jazzistica degli ultimi decenni,
il contrabbassista Dave Holland, che ha offerto una performance ineccepibile, con
la consueta padronanza assoluta dello strumento, un suono e un fraseggio poderosi,
uniti a una evidente serenità d'animo - come veniva evidenziato dalle garbate presentazioni
- e al desiderio di comunicare. Il godibilissimo repertorio è consistito nella propria
Homecoming, in Little Girl I'll Miss You di Bunky Green, Three
Steps Dance di Glenn Moore, Goodbye Porkpie Hat di Mingus, e infine
Mr. P.C. di Coltrane.
La cantante argentina attiva a New York Sofia Rei (collaboratrice di John
Zorn, da ultimo nel suo Song Project, ma presente sulla scena più creativa attraverso
una miriade di altre collaborazioni e i propri progetti) era accompagnata dal chitarrista
originario della Guadalupa JC Maillard, che ha suonato anche il SazBass,
strumento elettroacustico a otto corde realizzato da un liutaio su sua richiesta
che funge sia da chitarra che da basso, e dal percussionista colombiano Tupac
Mantilla, dal set percussivo ampio ma sobrio. La Rei – per la prima volta in
Italia con questa formazione - ha mezzi vocali potenti e perfettamente controllati,
e notevoli qualità compositive testimoniate da un repertorio ricco di suggestioni
folcloriche sudamericane, di grande impatto. Il trio ha mostrato buon equilibrio,
dato il valore del chitarrista e la fantasiosa verve percussiva di Mantilla, tra
qualità e comunicatività, contenuti e spettacolarità (specie nel duetto voce-percussioni,
dove Mantilla ha percosso con eccelso virtuosismo il proprio corpo con le mani).
L'Elvin Jones Project di Chico Freeman (con
Antonio Faraò
al pianoforte, Heiri Kaenzig al contrabbasso e Michael Baker alla
batteria), ha suonato un post hard bop spigliato e deciso, con buoni esiti grazie
al contributo di ciascuno, in particolare all'impegno del leader, che non si è risparmiato
sia al sax tenore che al soprano, e alla grande competenza di Faraò, non nuovo a
esperienze internazionali. Freeman al tenore vanta una sonorità maschia e un fraseggio
irruento, mentre impiega il soprano – con un timbro più delicato ed esiti leggermente
meno convincenti - nei brani più lenti e melodici. Faraò inanella frasi velocissime,
sostenuto da una mano sinistra mobile e armonicamente valida. Brani originali dei
componenti il quartetto, tranne un blues di Stanley Turrentine, tutti di efficace
impatto.
Iberjazz (José Luis Gutiérrez, sax soprano, alto, flauto; Pedro
Medina, chitarra; Marco Niemietz, contrabbasso; Lar Legido, batteria),
quartetto che si esibiva in Italia per la prima volta, è un gruppo di flamenco-jazz
coeso e affiatato, che ha proposto un jazz ispanico festoso e giocoso, sia per gli
aspetti melodici che per l'approccio ludico del batterista, che correda il suo set
di tamburi con giocattolini vari. La chitarra flamenca è sempre al centro della
musica, mentre i sassofoni del leader ricoprono il ruolo solistico con convinzione,
in un repertorio adeguato all'idea.
La conclusione del festival è spettata alla Sun Ra Arkestra diretta da
Marshall Allen, in una formazione di undici elementi (tra i quali, oltre al
direttore al sax alto e all'EVI, Knoel Scott-tenore alto e danza, Tara Middleton-voce,
Cecil H. Brooks-tromba, Vincent Chancey-corno francese, Danny Ray Thompson-baritono
e flauto, Dave Davis-trombone, Elson Nascimento-percussioni oltre a contrabbasso,
chitarra e batteria). Una tavolozza limitata dunque per la formazione, che festeggia
quest'anno i cento anni dalla nascita di Sun Ra e i novant'anni dell'attuale leader.
Repertorio consueto (come Space Is The Place, Interstellar Low Ways,
Big John No. 2, Angels And Devils At Play, Watch The Sunshine)
e percorsi interstellari tra songs festose, swing e free (pochissimo) per uno spettacolo
senza particolari vette ma comunque ben congegnato, grazie in particolare alla sorprendente
vitalità di Allen, al prezioso lavoro di Scott (anche singolare ballerino), al baritono
e al flauto di Thompson e all'apporto della voce di Tara Middleton. Immancabili
le passerelle tra il pubblico e i colori sgargianti di costumi e copricapi.