Talos Festival 2018 Ruvo di Puglia 1-9 settembre 2018 direzione artistica di Pino e
Livio Minafra, progetto coreografico di Giulio De Leo
di Vincenzo Fugaldi
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Il festival pugliese muta, evolve, si trasforma, e assume negli
anni recenti la connotazione di uno straordinario esempio di politica culturale.
Da un lato l'incentrarsi sul tema delle bande, con una fede forte e coraggiosa in
queste realtà musicali profondamente tipiche e radicate nella cultura di quella
regione, fede di cui i Minafra si fanno da tempo strenui portatori, perseguendo
l'idea di una legge regionale che ne riconosca l'importanza e ne garantisca la sopravvivenza
(legge della quale si è discusso in un interessante incontro pubblico); ma coinvolgendo
anche, grazie al ruolo ormai strategico rivestito dal coreografo Giulio De Leo,
cittadini ruvesi di ogni età nelle vesti di danzatori che interagiscono con le musiche
– a volte improvvisate – del festival, protagonisti in prima persona di un evento
che catalizza le migliori energie di un intero paese (senza dimenticare anche il
lavoro dei ben cinquanta giovani volontari).
Il Talos Festival Internazionale, che chi scrive ha seguito, ha luogo tradizionalmente
negli ultimi quattro giorni, e utilizza gli spazi della Pinacoteca d'Arte Contemporanea
e della accogliente Piazzetta le Monache. Sotto l'aspetto strettamente musicale,
l'edizione 2018 del festival ha dato maggiore
rilevanza alla world music rispetto al jazz, specie nei concerti serali.
Enzo Avitabile, nel suo bisogno di affrancarsi dal linguaggio musicale statunitense,
lavora ormai da lungo tempo con i Bottari di Portico, utilizzando i ritmi
aspri e violenti – tutti in battere - dei loro legni per realizzare un prodotto
musicale di successo, cantato in napoletano dal leader, le cui martellanti dinamiche
venivano temperate dalla voce e dagli arpeggi della chitarra acustica imbracciata
da Gianluigi Di Fenza e dai due fiati. Avitabile ha suonato molto poco il
sassofono, tuttavia ha realizzato un assolo scendendo tra il pubblico plaudente.
Sul finale un omaggio a Pino Daniele.
BandAdriatica Ciclopica, diretta da Claudio
Prima, è un gruppo salentino che si apre alle musiche del mondo, anche letteralmente
navigando nell'Adriatico e oltre per incontrare i suoni degli altri popoli. A Ruvo
hanno assolto il compito di chiudere festosamente l'edizione con la loro proposta
che spaziava dal Salento ai Balcani, con i brani del disco di prossima uscita che
si intitolerà «Odissea». Fra i ritmi dell'organetto imbracciato dal leader
e la instancabile corposa sezione dei fiati, quasi una fanfara, da segnalare la
presenza di due artisti senegalesi ospiti – un percussionista e una danzatrice -,
e un trascinante intervento di Michel Godard alla tuba.
Sempre sul fronte world, il bel concerto in solitudine di
Trilok Gurtu, con un evidente
senso architettonico della costruzione della performance, in cui il grande
artista indiano ha utilizzato l'ampio e variegato ben noto set percussivo con sobrietà
e compostezza encomiabili, al servizio di una musica di apprezzabilissima finezza,
senza alcun momento di stanca, perseguendo una progettualità compositivo-improvvisativa
luminosa e plastica, che raggiungeva il climax anche visivo nell'uso del secchio
metallico ricolmo d'acqua e della voce che scandiva freneticamente i ritmi del
tala insieme alle tablas. Nel finale Gurtu ha coinvolto il pubblico in
Brown Rice di Don Cherry.
Forse persino più suggestivo il concerto a cappella del coro The Bulgarian Voices
Angelite. Il noto coro bulgaro, che ha assunto questo nome dal 1995 (prima era
noto col fascinoso nome di Le Mysteres des Voix Bulgares) è costituito da donne
provenienti da diverse regioni del paese, e le caratteristiche che ne hanno determinato
la notorietà internazionale, come la gestione delle dissonanze e l'uso frequente
di tempi dispari, hanno determinato il successo presso il pubblico del festival,
che ha potuto ammirare la ricchezza cromatica dei loro costumi e ascoltare il repertorio
– con salde radici nella civiltà contadina - che accosta ai canti ortodossi brani
della tradizione musicale laica popolare della Bulgaria. Dopo momenti in cui alcune
delle voci avanzavano per ritagliarsi parti solistiche e una breve incursione improvvisativa
di Michel Godard e Cesare Dell'Anna, di particolare intensità è risultata
l'esecuzione della nostra Bella ciao, cantata in un italiano chiarissimo,
ineccepibile, con un particolare, riuscitissimo arrangiamento.
I Fratelli Enzo e Lorenzo Mancuso, i cui concerti sono sempre una
cura per lo spirito, interpreti della più vera e profonda anima siciliana, hanno iniziato
con una delle Lamentazioni del Venerdì Santo della natia Sutera, cantata a cappella
con le loro caratteristiche voci che si intrecciano trasportando l'uditorio in un
tempo diverso, astratto, che tuttavia qualunque popolo mediterraneo sente profondamente
proprio, per poi passare agli strumenti (chitarre classiche, ghironda, darbouka,
armonium portatile, dalla Turchia il saz e il minuscolo flautino sipsy) e al repertorio
delle loro composizioni commoventi, che raccontano come meglio non si
potrebbe la nostalgia, sentimento che accomuna gli esseri umani che hanno vissuto
l'andar via dai propri luoghi natii. E la celebrazione dell'amore e della bellezza
muliebre in canzoni come Signura Letizia, Bella Maria, Nesci Maria,
il dramma di una troppo giovane madre (Margarita), una dolente religiosità
(Deus meus), i versi recitati della toccante lirica Credo di Roberta
Dapunt che hanno introdotto, con l'apporto dell'ospite Michel Godard, quella
che è forse la composizione più bella dei Mancuso, Ti nni vai puisia, dall'incomparabile
testo in lingua siciliana e spagnola.
La notte della banda è stata concepita dai Minafra per dimostrare ancora
una volta che questa formazione è una realtà vitale e in costante evoluzione: infatti
dopo una prima parte in cui La Banda (costituita da alcuni fra i migliori musicisti
del settore presenti sul territorio pugliese e della Basilicata) si è esibita con
la direzione del maestro Michele Di Puppo nell'esecuzione di note arie della
lirica (Norma, Il barbiere di Siviglia), la stessa si è resa contemporanea
sottoponendosi con totale disinvoltura alla direzione di altri musicisti ed eseguendo
composizioni recenti. Dunque il compositore brindisino Donato Semeraro, con ospite
Nicola Pisani al sax soprano;
Livio Minafra che ha arrangiato e diretto due brani dei fratelli
Mancuso, Chifteli e Sacciu chi parli alla luna, con ospite Michel
Godard; una novella del Boccaccio (Masetto da Lamporecchio) tradotta
e declamata in dialetto nocese da Vittorino Curci, con la direzione di
Pino Minafra
che eseguiva una sua composizione; Michel Godard che ha diretto e arrangiato mirabilmente
la splendida Our Spanish Love Song di
Charlie
Haden; gli sfolgoranti ritmi balcanico-salentini di Cesare Dell'Anna spalleggiato
da alcuni tra i suoi musicisti; Nicola Pisani che ha diretto una sua pregevole e
articolata composizione (Sarà Banda?) con ospite il sax baritono di Francesco
Caligiuri e la voce recitante di Vittorino Curci, e il gran finale con Fantozzi
di Pino Minafra.
Vince Abbracciante, fisarmonicista di Ostuni, ha presentato le musiche del
suo ultimo cd «Sincretico», pubblicato dall'etichetta salentina Dodicilune,
affiancato dalla Chitarra Classica di Nando Di Modugno, dal contrabbasso
di Giorgio Vendola e dall'Alkemia Quartet, un quartetto d'archi di
grande valore. Musiche originali di assoluto fascino, eseguite con maestria e delicatezza,
intense e intrise di leggerezza, nostalgia, ricchezza melodica.
Tra i vari momenti dedicati alla danza durante i pomeriggi del festival, particolarmente
suggestivo Notturni, nel quale donne e bambine affacciate alle finestre dell'ex
convento che ospita la Pinacoteca contrappuntavano con movenze e suoni la musica
del trio Campo armonico composto da
Livio Minafra, con l'austriaco Roland Neffe al vibrafono
e marimba e Michel Godard alla tuba, serpentone e basso elettrico. Il trio
ha presentato il recentissimo disco omonimo pubblicato su etichetta Quinton, con
belle musiche originali composte dai tre, un dialogo composto e articolato di raffinata
delicatezza ed equilibrio, estremamente suggestivo e godibile. Ma vanno ricordati
anche altri momenti: Passionale, che coinvolgeva danzatori diversamente abili
in un incontro con le musiche del pianoforte preparato del greco Sakis Papadimitriou
e della cantante Georgia Sylleou, con l'esecuzione – tra l'altro - di musica
greca antica e canti del rebetiko; Giardini famigliari, una coreografia di
De Leo come la precedente che, sul suono della tromba e piccole percussioni affidato
a Giuliano Di Cesare, coinvolgeva gruppi familiari di differenti composizione ed
età in sorprendenti coreografie simultanee.
Tra gli eventi collaterali di questa edizione, non si può non citare la presentazione
da parte di Fabrizio Versienti con Vittorino Curci del pregevole volume
del giornalista Ugo SbisàPuglia, le età del jazz (Adda Editore),
che ripercorre le interessantissime vicende della nostra musica in terra pugliese.