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A.I.R.E.
Apathic Avant-Jazz Anthems
El Gallo Rojo (2012)
1. la grande Fabbrica delle Cazzate (Marco Quaresimin)
2. Apathic Avant-Jazz Anthem (Piero Bittolo Bon) L
3. Gutkäfer Strut (Piero Bittolo Bon)
4. Pasta al Tonno (Riccardo Marogna)
5. Consequenze (Marco Quaresimin)
6. Three Little Sweet Prokaryotes (Riccardo Marogna)
7. Self-Made Puritan Hymn #2 (Riccardo Marogna)
8. Ah Ok! (Marco Quaresimin)
9. Vecchio Teatro Inferno (Marco Quaresimin)
Piero Bittolo Bon - alto aax, baritone
sax
Riccardo Marogna - dlarinet, bass clarinet
Marco Quaresimin - double cass
Niccolo' Romanin - drums
Nice guest:
Enrico Terragnoli - guitar, podophono
(1, 4, 9)
www.elgallorojorecords.com
info@elgallorojorecords.com
Il quartetto con due ance più basso e batteria è una formula
che sta conoscendo un certo incremento in questo periodo. Basti pensare a "People,
places & things" di Mike Reed sulla scena del nuovo jazz di Chicago, ai formidabili
Liebman-Eskelin più Marino e Black, o, per quanto riguarda l'Italia, al "Nesso G"
della stessa etichetta "El gallo rojo" fra i tanti.
In effetti l'assenza di uno strumento come il pianoforte o la
chitarra permette una notevole libertà armonica e consente un'organizzazione degli
spazi ampia e aperta, scevra da determinati vincoli. In realtà in questo disco in
tre titoli è presente Enrico Terragnoli, ma i suoi interventi non restringono le
facoltà dei partner di muoversi dentro o fuori dagli schemi a piacimento poiché
anche la sua voce fluttua nelle atmosfere dettate dai due fiati o nelle indicazioni
previste dal compositore di turno. Il chitarrista non si pone, cioè, come base,
punto di riferimento su cui, poi, gli altri debbano fare i conti nelle loro improvvisazioni.
La musica che si ascolta è piuttosto disadorna, come scelta di fondo. Si avverte
un andamento scarno, cioè, ridotto all'essenziale, privo di orpelli nei vari brani.
Si divaga da pezzi di impronta rock blues a tracce su tempi dispari come nel progressive
pop anni Settanta, a climi in stile New Thing anni Sessanta, a costruzioni più articolate
con echi di camerismo free. I cambi di atmosfera si verificano anche all'interno
dello stesso titolo. Bittolo Bon e Marogna dialogano con un solismo aggrovigliato
e contorto o piano e referenziale. In particolare il clarinettista si distingue
per un approccio efficace al clarinetto con puntate sull'atonale e ritorni indietro,
privilegiando gli interventi increspati, insidiosi con una stabilità incerta. Il
sassofonista è a suo agio principalmente nelle cadenze funky dove suona con fuoco
e passione, ma anche in momenti più rumoristici e destrutturati sa essere convincente,
dimostrandosi duttile e padrone di linguaggi differenti.
Quaresimin e Romanin pare che abbiano il compito di rendere leggibile e legittimo
quanto prodotto dagli altri due. Si impegnano, infatti, in una scansione squadrata
e regolare.
L' accompagnamento, generalmente, risulta privo del ricorso a
sfumature o abbellimenti; per tentare un collegamento con altri ambiti, suonano
in stile arte povera.
Tranne il batterista, tutti concorrono con alcune composizioni a realizzare un disco
di musica indubbiamente attuale, dove i campi di ispirazione sono molteplici: il
blues, il rock, il jazz dagli anni sessanta in poi. Bittolo Bon e soci non hanno
preclusioni verso alcun genere. Si riappropriano di tasselli, di frammenti significativi
ricavati dall'esperienza e che fanno parte della loro cultura per confezionare un
disco assolutamente in linea con il loro vissuto, la loro estetica, il loro modo
di intendere l'arte o la vita stessa.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 21/01/2013
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